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PD: Menis, ancora tagli per la scuola regionale

02.08.2012
12:42
(ACON) Trieste, 02 ago - COM/RC - Altro duro colpo al sistema scolastico del Friuli Venezia Giulia. Lo accusa Paolo Menis, consigliere regionale del PD, che individua le colpe nel combinato disposto delle norme nazionali recentemente approvate in tema di spending review e il declassamento del friulano, le cui conseguenze si sommano a quelle del Piano di dimensionamento scolastico.

Una situazione molto pesante - afferma Menis -, che si fa ogni giorno più critica e che traccia i contorni di quella catastrofe scolastica a cui alcuni consiglieri del PD avevano già fatto riferimento nei giorni scorsi. Nuovi tagli di decine e decine di dirigenze e autonomie, messi nero su bianco nelle circolari diffuse dall'Ufficio scolastico regionale, che comporteranno inevitabilmente ulteriori riduzioni all'organico.

Dopo i tagli dell'ex ministra Gelmini, che in regione hanno portato alla perdita di circa 2.500 posti complessivi nell'ultimo triennio e 205 esuberi solo tra i docenti nello scorso anno scolastico, le nuove norme prevedono 41 autonomie in meno rispetto al 2011-12. Un risultato - sostiene il democratico - frutto del Piano di dimensionamento regionale che ha creato i nuovi mega istituti (-22 scuole) e della spending review che ha cancellato altre 19 autonomie. Nessuna Regione è stata altrettanto "virtuosa" verso la scuola pubblica, e questo la dice lunga su come sia stato gestito questo processo da parte degli uffici competenti.

Non va meglio sul fronte dei dirigenti scolastici, fa sapere sempre Menis: 130 per 153 scuole. Con i vincitori del recente concorso bloccati dal MEF, che vuole vederci chiaro dopo le pesanti contestazioni che hanno interessato la procedura di selezione. E tutto fermo anche per quanto riguarda le immissioni in ruolo, a causa del rischio, sempre più concreto, che la direzione scolastica si veda costretta a ritirare i relativi provvedimenti.

Una situazione molto pesante - denuncia il consigliere del PD - ulteriormente aggravata dall'inaccettabile declassamento subito dalla lingua friulana: un atto che introduce discriminazioni intollerabili tra le diverse minoranze linguistiche e che, a loro stesso avviso, rischia addirittura porsi in contrasto con il dettato costituzionale. Una scelta che, applicata alla scuola, rischia di cancellare ulteriori 39 istituti e altrettanti dirigenti, oltre a circa 50 posti del personale amministrativo e qualche decina di posti docenti.