PD: Menis, ancora tagli per la scuola regionale
(ACON) Trieste, 02 ago - COM/RC - Altro duro colpo al sistema
scolastico del Friuli Venezia Giulia. Lo accusa Paolo Menis,
consigliere regionale del PD, che individua le colpe nel
combinato disposto delle norme nazionali recentemente approvate
in tema di spending review e il declassamento del friulano, le
cui conseguenze si sommano a quelle del Piano di dimensionamento
scolastico.
Una situazione molto pesante - afferma Menis -, che si fa ogni
giorno più critica e che traccia i contorni di quella catastrofe
scolastica a cui alcuni consiglieri del PD avevano già fatto
riferimento nei giorni scorsi. Nuovi tagli di decine e decine di
dirigenze e autonomie, messi nero su bianco nelle circolari
diffuse dall'Ufficio scolastico regionale, che comporteranno
inevitabilmente ulteriori riduzioni all'organico.
Dopo i tagli dell'ex ministra Gelmini, che in regione hanno
portato alla perdita di circa 2.500 posti complessivi nell'ultimo
triennio e 205 esuberi solo tra i docenti nello scorso anno
scolastico, le nuove norme prevedono 41 autonomie in meno
rispetto al 2011-12. Un risultato - sostiene il democratico -
frutto del Piano di dimensionamento regionale che ha creato i
nuovi mega istituti (-22 scuole) e della spending review che ha
cancellato altre 19 autonomie. Nessuna Regione è stata
altrettanto "virtuosa" verso la scuola pubblica, e questo la dice
lunga su come sia stato gestito questo processo da parte degli
uffici competenti.
Non va meglio sul fronte dei dirigenti scolastici, fa sapere
sempre Menis: 130 per 153 scuole. Con i vincitori del recente
concorso bloccati dal MEF, che vuole vederci chiaro dopo le
pesanti contestazioni che hanno interessato la procedura di
selezione. E tutto fermo anche per quanto riguarda le immissioni
in ruolo, a causa del rischio, sempre più concreto, che la
direzione scolastica si veda costretta a ritirare i relativi
provvedimenti.
Una situazione molto pesante - denuncia il consigliere del PD -
ulteriormente aggravata dall'inaccettabile declassamento subito
dalla lingua friulana: un atto che introduce discriminazioni
intollerabili tra le diverse minoranze linguistiche e che, a loro
stesso avviso, rischia addirittura porsi in contrasto con il
dettato costituzionale. Una scelta che, applicata alla scuola,
rischia di cancellare ulteriori 39 istituti e altrettanti
dirigenti, oltre a circa 50 posti del personale amministrativo e
qualche decina di posti docenti.