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Commissione speciale Province: quarto giorno di audizioni (2)

30.08.2012
17:49
(ACON) Trieste, 30 ago - RC - I presidenti delle Camere di commercio e una minima parte della stampa regionale: sono stati questi i soggetti che nel pomeriggio hanno risposto all'appello della Commissione speciale presieduta da Antonio Pedicini(Pdl) che si era organizzata per ricevere 18 tra direttori di testate giornalistiche e televisive.

Per quanto riguarda le prime, punto comunque è stato affermare l'esigenza di un riordino non delle sole Province, ma dell'intero territorio. Si tratta di enti con cui le CCIAA non hanno direttamente a che fare - è stato poi ricordato -. Manca un testo a cui far riferimento, comunque la preoccupazione principale è stabilire a quali altri enti andrebbero le loro funzioni e con quali costi. Sicuramente gli enti intermedi vanno eliminati - ha però affermato poi la CCIAA di Udine -, ma che alla Regione vada un ruolo di indirizzo e progettualità, e si rafforzino i Comuni: una loro miriade non ha senso, ma vanno favorire le loro unioni e aggregazioni.

Per quanto riguarda i giornali Primorski Dnevnik e Novi Glas, la linea comune è stata la salvaguardia della minoranza slovena, che non sarebbe più garantita perché sparirebbe una figura democratica vicina ai cittadini. Dunque anche da parte loro no all'eliminazione delle Province, ma sì a una loro riorganizzazione. Sono ben altre le situazioni che, se cambiate, porterebbero dei risparmi. Il periodo pre-elettorale - è stato anche affermato - non è il migliore per trattare questo tema che si presta a far demagogia.

Eliminarne almeno alcune nell'ottica del risparmio, ma senza intaccare i servizi, è invece l'idea dell'ANSA, che ha suggerito garanzie anche per quanto attiene un effettivo risparmio e un utilizzo intelligente del personale che dovesse risultare in esubero.

All'opposto, per Voce Isontina e per Vita Cattolica si vogliono abbattere le spese ma questo non basta per accettare tout court la cancellazione delle Province, anzi vanno salvaguardati gli enti di partecipazione diretta dei cittadini. Il cambiamento istituzionale è doveroso, ma non all'insegna della spending review. E no a enti di secondo grado - ha aggiunto Vita Cattolica -, che oltretutto non hanno mai brillato per bravura, da Comunità montane ad Aster. Bisogna pensare a un nuovo soggetto di area vasta che lavori a contatto con il territorio, non formato da uffici accentrati.

Singolare l'aspirazione del Popolo della diocesi di Concordia-Pordenone: una grande Provincia che unisca Pordenonese, Bassa Friulana, Portogruarese e Veneziano, come già fa la diocesi. Invece non sarebbe gradito un ritorno alla Provincia di Udine. Prima preoccupazione, comunque, deve essere che i servizi arrivino alla gente in forma immediata e non troppo burocratizzata.

Da ultima, è arrivata la doccia fredda del Piccolo di Trieste: non è possibile mantenere l'assetto attuale e ciò significa che voi non avete esercitato per tempo la riforma degli enti. Sapete qual è l'andamento reale delle entrate e delle spese: è puerile stare qui a parlare della permanenza o meno della Provincia quale ente simulacro. In regione ci sono "stipendifici" a volontà. Ma siamo certi che ce li possiamo permettere? Trovo discutibile che un cittadino si senta più o meno triestino, goriziano, pordenonese o udinese solo perché esiste l'ente Provincia, di cui non si è mai accorto sino a oggi. Voi avreste dovuto scrivere delle linee guida da sottoporci perché siete voi che avete avuto un mandato da noi, con le elezioni, a trattare anche questi argomenti. Non sono sorpreso che non abbiate scritto un testo perché la verità è che non lo avete fatto per quattro anni. Non esiste che uno fa proposte di riforma per il futuro, per la legislatura seguente (vedi quella della sanità promessa dal presidente Tondo per il 2014), ma ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità e fare adesso per adesso.

Non abbiamo scritto un testo prima delle audizioni appositamente - è stata la difesa di Pedicini - perché ciascuno di noi ha una propria idea su come muoversi, ma volevamo uscire dagli schemi preconfezionati ed essere aperti all'ascolto. Questa Commissione ha vita breve e già segnata: il primo ottobre saremo in Aula magari anche con un progetto di legge, fossimo molto bravi, ma comunque con una proposta.

L'avvio del dibattito tra i consiglieri è messo in calendario per la prossima seduta, martedì 11 settembre.

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(foto; immagini tv)