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PD: Brussa, no a sole tre Aziende sanitarie regionali

12.11.2012
14:50
(ACON) Trieste, 12 nov - COM/RC - A detta del consigliere regionale del PD Franco Brussa, il disegno di legge della Giunta Tondo che organizza la sanità regionale in sole tre Aziende non è condivisibile, sia per i tempi e i modi di presentazione, sia per i contenuti che incidono in modo negativo sulla situazione sanitaria della provincia di Gorizia.

Una realtà, quella isontina, dove tra l'altro due temi forti quali la vicenda dell'Ospizio Marino e la realizzazione del Centro regionale per l'amianto non hanno trovato ancora una soluzione - fa presente Brussa - e che difficilmente troveranno una risposta concreta entro l'anno.

Non a caso l'Azienda sanitaria n. 2 Isontina ha registrato un utile di 2,6 milioni di euro - aggiunge l'esponente di centrosinistra - risorse che però non sembra siano state tradotte in maggiori interventi socio-assistenziali per gli utenti, se non forse in qualche intervento di minima come l'accesso alle cure termali, attivato in questi ultimi mesi a favore degli invalidi.

Se il risparmio fosse frutto di una oculata gestione e quindi ottenuto con l'eliminazione degli sprechi e con la riduzione delle burocrazia, questo andrebbe lodato. Se il risparmio ha, invece, finito per penalizzare il servizio sanitario e socio-assistenziale tra i quali l'Ospizio Marno e il Centro amianto - dice il consigliere regionale - allora la cosa va denunciata con forza.

Per capire effettivamente in quali settori e con quali interventi si è ottenuto il risparmio e gli utili, sarebbe dunque importante - sottolinea l'esponente del PD - che l'ASS Isontina rendesse esplicite le voci relative perché non sempre un risparmio e quindi un conseguente utile fa rima con una azione virtuosa.

La legge regionale - conclude Brussa - prevede, in maniera un po' ardita, che il manager abbia un premio, oltre al proprio compenso, per l'eventuale risparmio ottenuto. Il risparmio, però, non dovrebbe essere finalizzato solo a ottenere il bonus previsto. Ecco perché è necessario capire se i 2,6 milioni di euro sono stati dei giusti risparmi e, nello stesso tempo, potevano essere investiti per offrire prestazioni più celeri o acquistare materiali sanitari, a tutto vantaggio quindi degli utenti-pazienti.