PD: Brussa, no a sole tre Aziende sanitarie regionali
(ACON) Trieste, 12 nov - COM/RC - A detta del consigliere
regionale del PD Franco Brussa, il disegno di legge della Giunta
Tondo che organizza la sanità regionale in sole tre Aziende non è
condivisibile, sia per i tempi e i modi di presentazione, sia per
i contenuti che incidono in modo negativo sulla situazione
sanitaria della provincia di Gorizia.
Una realtà, quella isontina, dove tra l'altro due temi forti
quali la vicenda dell'Ospizio Marino e la realizzazione del
Centro regionale per l'amianto non hanno trovato ancora una
soluzione - fa presente Brussa - e che difficilmente troveranno
una risposta concreta entro l'anno.
Non a caso l'Azienda sanitaria n. 2 Isontina ha registrato un
utile di 2,6 milioni di euro - aggiunge l'esponente di
centrosinistra - risorse che però non sembra siano state tradotte
in maggiori interventi socio-assistenziali per gli utenti, se non
forse in qualche intervento di minima come l'accesso alle cure
termali, attivato in questi ultimi mesi a favore degli invalidi.
Se il risparmio fosse frutto di una oculata gestione e quindi
ottenuto con l'eliminazione degli sprechi e con la riduzione
delle burocrazia, questo andrebbe lodato. Se il risparmio ha,
invece, finito per penalizzare il servizio sanitario e
socio-assistenziale tra i quali l'Ospizio Marno e il Centro
amianto - dice il consigliere regionale - allora la cosa va
denunciata con forza.
Per capire effettivamente in quali settori e con quali interventi
si è ottenuto il risparmio e gli utili, sarebbe dunque importante
- sottolinea l'esponente del PD - che l'ASS Isontina rendesse
esplicite le voci relative perché non sempre un risparmio e
quindi un conseguente utile fa rima con una azione virtuosa.
La legge regionale - conclude Brussa - prevede, in maniera un po'
ardita, che il manager abbia un premio, oltre al proprio
compenso, per l'eventuale risparmio ottenuto. Il risparmio, però,
non dovrebbe essere finalizzato solo a ottenere il bonus
previsto. Ecco perché è necessario capire se i 2,6 milioni di
euro sono stati dei giusti risparmi e, nello stesso tempo,
potevano essere investiti per offrire prestazioni più celeri o
acquistare materiali sanitari, a tutto vantaggio quindi degli
utenti-pazienti.