PD: Brussa/Brandolin, sanità isontina depauperata dal centrodestra
(ACON) Trieste, 4 dic - COM/AB - Se ancora potevamo avere dei
dubbi sul fatto che i consiglieri regionali del centrodestra
della provincia di Gorizia volessero effettivamente difendere,
come da loro più volte affermato, la sanità isontina, oggi questa
finzione è miseramente venuta meno.
Infatti - sottolineano Franco Brussa e Giorgio Brandolin,
consiglieri regionali del PD - Valenti e Marin del Pdl e Razzini
della Lega Nord, nell'ambito dell'approvazione in Aula della
legge di riordino del Servizio sanitario regionale, hanno votato
a favore dell'articolo 4 che prevede un'unica Azienda per i
servizi sanitari "giuliano-isontina" avente quale ambito
territoriale le province di Trieste e di Gorizia, istituita
mediante l'accorpamento delle aziende per i servizi sanitari n. 1
Triestina e n. 2 Isontina, che sono contestualmente soppresse.
Questo la dice lunga sulla rappresentatività e autonomia di
azione di questi tre esponenti isontini che, da più di un anno a
questa parte (26 settembre 2011), con la presentazione di una
loro proposta di legge intendevano addirittura farci credere di
voler rafforzare e valorizzare la sanità isontina e gli ospedali
di Gorizia e Monfalcone.
Vorremmo ora sapere come giustificheranno questa loro azione,
dopo che per mesi avevano assicurato operatori del settore e
cittadini su un loro impegno oggi clamorosamente smentito.
Va anche rimarcato come i colleghi Valenti, Marin e Razzini
abbiano anche votato contro alcuni emendamenti, presentati dal
Gruppo del PD, che prevedevano, tra l'altro: l'inserimento di
alcuni principi valoriali in materia sanitaria; una
programmazione sanitaria di continuità assistenziale e di
integrazione socio-sanitaria per i soggetti svantaggiati con
pluripatologie; l'obiettivo di privilegiare l'integrazione
ospedale-territorio; una migliore e più funzionale organizzazione
del distretto socio-sanitario; un ruolo più pregnante e diretto
dei sindaci, nell'ambito della conferenza permanente per la
programmazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria regionale.
Del resto, di un loro disimpegno in questo campo si era già
intuito in sede di dibattito generale, sulla legge, allorché
nessuno dei tre era intervenuto. Resta il fatto che con
l'approvazione finale della legge da parte della maggioranza di
centrodestra al governo della Regione, da oggi la provincia di
Gorizia sarà l'unica in Italia a non avere una propria Azienda di
riferimento per le politiche sanitarie e socio-assistenziali a
favore del proprio territorio.
Non solo - concludono Brussa e Brandolin - dopo che questa
maggioranza in questi anni ha sottratto a questa Azienda
(peraltro tra le più virtuose in regione, sia in termini
economici che nel rapporto medico/pazienti e
infermiere/pazienti), tutta una serie di risposte ai bisogni nei
vari campi medico-sanitari (medicina del lavoro, centro per
l'amianto, medicina nucleare, centro per le malattie metaboliche
dell'osso, trombolisi, salute mentale), e ne ha frustrato le
potenzialità nel campo delle politiche sanitarie
transfrontaliere, decide oggi di toglierle anche l'autonomia e la
capacità d'indirizzo.