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PD: Brussa/Brandolin, sanità isontina depauperata dal centrodestra

04.12.2012
18:52
(ACON) Trieste, 4 dic - COM/AB - Se ancora potevamo avere dei dubbi sul fatto che i consiglieri regionali del centrodestra della provincia di Gorizia volessero effettivamente difendere, come da loro più volte affermato, la sanità isontina, oggi questa finzione è miseramente venuta meno.

Infatti - sottolineano Franco Brussa e Giorgio Brandolin, consiglieri regionali del PD - Valenti e Marin del Pdl e Razzini della Lega Nord, nell'ambito dell'approvazione in Aula della legge di riordino del Servizio sanitario regionale, hanno votato a favore dell'articolo 4 che prevede un'unica Azienda per i servizi sanitari "giuliano-isontina" avente quale ambito territoriale le province di Trieste e di Gorizia, istituita mediante l'accorpamento delle aziende per i servizi sanitari n. 1 Triestina e n. 2 Isontina, che sono contestualmente soppresse.

Questo la dice lunga sulla rappresentatività e autonomia di azione di questi tre esponenti isontini che, da più di un anno a questa parte (26 settembre 2011), con la presentazione di una loro proposta di legge intendevano addirittura farci credere di voler rafforzare e valorizzare la sanità isontina e gli ospedali di Gorizia e Monfalcone.

Vorremmo ora sapere come giustificheranno questa loro azione, dopo che per mesi avevano assicurato operatori del settore e cittadini su un loro impegno oggi clamorosamente smentito.

Va anche rimarcato come i colleghi Valenti, Marin e Razzini abbiano anche votato contro alcuni emendamenti, presentati dal Gruppo del PD, che prevedevano, tra l'altro: l'inserimento di alcuni principi valoriali in materia sanitaria; una programmazione sanitaria di continuità assistenziale e di integrazione socio-sanitaria per i soggetti svantaggiati con pluripatologie; l'obiettivo di privilegiare l'integrazione ospedale-territorio; una migliore e più funzionale organizzazione del distretto socio-sanitario; un ruolo più pregnante e diretto dei sindaci, nell'ambito della conferenza permanente per la programmazione sanitaria, sociale e socio-sanitaria regionale.

Del resto, di un loro disimpegno in questo campo si era già intuito in sede di dibattito generale, sulla legge, allorché nessuno dei tre era intervenuto. Resta il fatto che con l'approvazione finale della legge da parte della maggioranza di centrodestra al governo della Regione, da oggi la provincia di Gorizia sarà l'unica in Italia a non avere una propria Azienda di riferimento per le politiche sanitarie e socio-assistenziali a favore del proprio territorio.

Non solo - concludono Brussa e Brandolin - dopo che questa maggioranza in questi anni ha sottratto a questa Azienda (peraltro tra le più virtuose in regione, sia in termini economici che nel rapporto medico/pazienti e infermiere/pazienti), tutta una serie di risposte ai bisogni nei vari campi medico-sanitari (medicina del lavoro, centro per l'amianto, medicina nucleare, centro per le malattie metaboliche dell'osso, trombolisi, salute mentale), e ne ha frustrato le potenzialità nel campo delle politiche sanitarie transfrontaliere, decide oggi di toglierle anche l'autonomia e la capacità d'indirizzo.