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II e III Comm: audizioni situazione infortuni sul lavoro

24.01.2013
13:26
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Audizione ad ampio raggio, per la II e la III Commissione consiliare, in materia di infortuni sul lavoro nell'intero territorio regionale e stato degli interventi finalizzati alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ad essere chiamati ad esprimersi sono stati i rappresentanti sindacali, quelli delle imprese, delle cooperative e delle Aziende per i servizi sanitari.

Dai sindacati si è così appreso che l'indice degli infortuni è in flessione: da Inail FVG emerge che nel 2011 la diminuzione è stata dell'8,3% rispetto al 2010 e comunque restano quasi 20.000 eventi, 18 dei quali mortali, con un indice di frequenza che ci colloca al terzo posto in Italia. Inoltre, su 866 aziende ispezionate da Inail, il 78% è risultata irregolare; fra i 736 lavoratori delle aziende irregolari, il 43% risulta essere in nero e un lavoratore in nero non denuncia gli infortuni come avvenuti in luogo di lavoro ma come domestici, e ciò inficia il dato reale. E non da meno sono i lavoratori precari.

Accanto a questi dati, si aggiungono quelli delle malattie professionali: nel 2011 ci sono state 1.440 denunce, con un aumento del 12,3% rispetto al 2010, che però sale sino al 29,7% se si considera il triennio 2009-2011. L'aumento è legato sia alla modifica delle tabelle delle patologie ammesse, sia alla maggiore informazione che porta a maggiori denunce. Argomento correlato, le morti da amianto: 60 quelle registrate nel 2011. Malgrado la promessa della costituzione di un Centro regionale amianto - hanno chiosato i sindacati -, nulla è stato fatto.

Le richieste che hanno infine sottolineato sono state condivise da tutti gli intervenuti, inclusa l'Associazione mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) che conta 11.000 iscritti: implementare informazione, formazione e cultura della sicurezza; incentivare le imprese virtuose; garantire risorse idonee alle Unità operative di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Uopsal) e ai dipartimenti di prevenzione; calibrare le sanzioni in funzione del grado di rischio.

Viviamo le stesse drammaticità e gli stessi impegni dei sindacati - hanno detto poi le imprese. Le nostre considerazioni vanno in parallelo con quello dei sindacati e anche noi riteniamo che anche un solo infortunio sia un fallimento per tutti. Un'accusa, però, è arrivata alla troppa discrepanza interpretativa delle norme (luce adeguata, aria sufficiente, sono tutti parametri discrezionali) e alla loro farraginosità. Nessun datore di lavoro - è stato sottolineato dal settore artigianato - è in grado di fare in autonomia la valutazione dei rischi. Se c'è un calo nella formazione alla sicurezza è perché le imprese non riescono a star dietro a così tanti paletti imposti e alla fine si ottiene il risultato opposto. Dal settore agricolo si è quindi appreso che lo sviluppo della meccanizzazione non è stato sempre accompagnato da una adeguata preparazione all'utilizzo di tali macchinari e questo ha fatto aumentare gli incidenti; la maggiore preparazione negli anni ha fatto calare il numero degli infortuni, scesi a 846 nel 2011. Ma si tratta pur sempre del 4,35% del numero totale degli infortuni in regione, il più alto dei singoli settori analizzati. Molte sono le attrezzature fuori norma, ma mancano i contributi per la loro rottamazione. In amento, invece, il numero delle malattie legate al lavoro e resta molto difficile farsele riconoscere come tali.

Per i Servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro delle ASS, l'occasione è stata anche quella di denunciare alcune lacune quali il dover pagare Insiel per poter elaborare i dati della rete informatica creata dagli stessi Servizi, e il danno di una dislocazione distrettuale della struttura senza una regia comune, mentre il loro è un indispensabile lavoro di équipe.

Anche la rappresentante dell'Inail ha fatto presente l'importanza di un maggiore coordinamento sul territorio: troppi progetti di collaborazione con l'Istituto oggi sono richiesti da singole realtà, con conseguente spreco di soldi e tempo.

Da parte dell'assessore regionale al Lavoro, Angela Brandi, la considerazione che la realtà è fatta di circa 500.000 lavoratori. Di quelli che rientrano nel turnover, solo un terzo è coinvolto nella informazione sugli infortuni. La Regione ha siglato vari accordi con l'Inail e fatto delle indagini in tema di sicurezza, ma resta che il calo delle cifre non basta, ci deve essere un aumento della cultura alla sicurezza e una maggiore conoscenza delle leggi che tutelano il lavoratore.

Come lei, anche l'assessore Luca Ciriani, referente regionale per la Salute, ha rimarcato che i dati dicono che la nostra è una Regione virtuosa e bisogna proseguire verso questa direzione. La crisi che tanto si dice abbia fatto diminuire il numero degli impiegati e per questo il numero degli infortuni, non è solo del Friuli Venezia Giulia perciò, a parità di condizione, alcuni hanno fatto maggiore prevenzione e informazione sugli infortuni di altri. Senza la leale collaborazione dei datori di lavoro, questi dati non sarebbero stati raggiunti, ma con altrettanta chiarezza dobbiamo dire che la crisi non deve essere un alibi per le imprese.

(foto; immagini tv)