II e III Comm: audizioni situazione infortuni sul lavoro
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Audizione ad ampio raggio, per la
II e la III Commissione consiliare, in materia di infortuni sul
lavoro nell'intero territorio regionale e stato degli interventi
finalizzati alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Ad
essere chiamati ad esprimersi sono stati i rappresentanti
sindacali, quelli delle imprese, delle cooperative e delle
Aziende per i servizi sanitari.
Dai sindacati si è così appreso che l'indice degli infortuni è in
flessione: da Inail FVG emerge che nel 2011 la diminuzione è
stata dell'8,3% rispetto al 2010 e comunque restano quasi 20.000
eventi, 18 dei quali mortali, con un indice di frequenza che ci
colloca al terzo posto in Italia. Inoltre, su 866 aziende
ispezionate da Inail, il 78% è risultata irregolare; fra i 736
lavoratori delle aziende irregolari, il 43% risulta essere in
nero e un lavoratore in nero non denuncia gli infortuni come
avvenuti in luogo di lavoro ma come domestici, e ciò inficia il
dato reale. E non da meno sono i lavoratori precari.
Accanto a questi dati, si aggiungono quelli delle malattie
professionali: nel 2011 ci sono state 1.440 denunce, con un
aumento del 12,3% rispetto al 2010, che però sale sino al 29,7%
se si considera il triennio 2009-2011. L'aumento è legato sia
alla modifica delle tabelle delle patologie ammesse, sia alla
maggiore informazione che porta a maggiori denunce. Argomento
correlato, le morti da amianto: 60 quelle registrate nel 2011.
Malgrado la promessa della costituzione di un Centro regionale
amianto - hanno chiosato i sindacati -, nulla è stato fatto.
Le richieste che hanno infine sottolineato sono state condivise
da tutti gli intervenuti, inclusa l'Associazione mutilati e
invalidi del lavoro (Anmil) che conta 11.000 iscritti:
implementare informazione, formazione e cultura della sicurezza;
incentivare le imprese virtuose; garantire risorse idonee alle
Unità operative di prevenzione e sicurezza negli ambienti di
lavoro (Uopsal) e ai dipartimenti di prevenzione; calibrare le
sanzioni in funzione del grado di rischio.
Viviamo le stesse drammaticità e gli stessi impegni dei sindacati
- hanno detto poi le imprese. Le nostre considerazioni vanno in
parallelo con quello dei sindacati e anche noi riteniamo che
anche un solo infortunio sia un fallimento per tutti. Un'accusa,
però, è arrivata alla troppa discrepanza interpretativa delle
norme (luce adeguata, aria sufficiente, sono tutti parametri
discrezionali) e alla loro farraginosità. Nessun datore di lavoro
- è stato sottolineato dal settore artigianato - è in grado di
fare in autonomia la valutazione dei rischi. Se c'è un calo nella
formazione alla sicurezza è perché le imprese non riescono a star
dietro a così tanti paletti imposti e alla fine si ottiene il
risultato opposto. Dal settore agricolo si è quindi appreso che
lo sviluppo della meccanizzazione non è stato sempre accompagnato
da una adeguata preparazione all'utilizzo di tali macchinari e
questo ha fatto aumentare gli incidenti; la maggiore preparazione
negli anni ha fatto calare il numero degli infortuni, scesi a 846
nel 2011. Ma si tratta pur sempre del 4,35% del numero totale
degli infortuni in regione, il più alto dei singoli settori
analizzati. Molte sono le attrezzature fuori norma, ma mancano i
contributi per la loro rottamazione. In amento, invece, il numero
delle malattie legate al lavoro e resta molto difficile farsele
riconoscere come tali.
Per i Servizi di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro
delle ASS, l'occasione è stata anche quella di denunciare alcune
lacune quali il dover pagare Insiel per poter elaborare i dati
della rete informatica creata dagli stessi Servizi, e il danno di
una dislocazione distrettuale della struttura senza una regia
comune, mentre il loro è un indispensabile lavoro di équipe.
Anche la rappresentante dell'Inail ha fatto presente l'importanza
di un maggiore coordinamento sul territorio: troppi progetti di
collaborazione con l'Istituto oggi sono richiesti da singole
realtà, con conseguente spreco di soldi e tempo.
Da parte dell'assessore regionale al Lavoro, Angela Brandi, la
considerazione che la realtà è fatta di circa 500.000 lavoratori.
Di quelli che rientrano nel turnover, solo un terzo è coinvolto
nella informazione sugli infortuni. La Regione ha siglato vari
accordi con l'Inail e fatto delle indagini in tema di sicurezza,
ma resta che il calo delle cifre non basta, ci deve essere un
aumento della cultura alla sicurezza e una maggiore conoscenza
delle leggi che tutelano il lavoratore.
Come lei, anche l'assessore Luca Ciriani, referente regionale per
la Salute, ha rimarcato che i dati dicono che la nostra è una
Regione virtuosa e bisogna proseguire verso questa direzione. La
crisi che tanto si dice abbia fatto diminuire il numero degli
impiegati e per questo il numero degli infortuni, non è solo del
Friuli Venezia Giulia perciò, a parità di condizione, alcuni
hanno fatto maggiore prevenzione e informazione sugli infortuni
di altri. Senza la leale collaborazione dei datori di lavoro,
questi dati non sarebbero stati raggiunti, ma con altrettanta
chiarezza dobbiamo dire che la crisi non deve essere un alibi per
le imprese.
(foto; immagini tv)