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PD-Ssk: Gabrovec, in 50 anni minimizzata identità di confine

30.01.2013
16:35
(ACON) Trieste, 30 gen - COM/AB - In occasione dei 50 anni dalla promulgazione dello Statuto di Autonomia si registra il seguente intervento del consigliere regionale del PD-Slovenska skupnost, Igor Gabrovec.

"Sarà una celebrazione solenne e al contempo sobria. Il Consiglio regionale del FVG festeggerà i suoi primi cinquant'anni nel bel mezzo di una crisi economica e sociale che solo qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato potesse divenire così grave. Complice, certo, la congiuntura negativa che attanaglia il Paese e buona parte dell'Europa anche se, a differenza da noi, in alcune aree del vecchio Continente già da tempo si vedono segni di reazione e addirittura di rinnovata crescita.

Altro tema, meno presente e sentito tra le maggiori forze politiche regionali, ma non per questo meno importante e presente sul territorio, è la questione della tutela e promozione della pluralità linguistica e nazionale. Un elemento che potremmo definire fondante della stessa autonomia regionale, solo marginalmente sottolineato nell'art. 3 dello Statuto regionale (Nella Regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali) e al quale sono state date in questo mezzo secolo interpretazioni a dir poco restrittive e riduttive. Nonostante il dettato dell'art. 6 della Costituzione italiana (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche) il legislatore regionale non ha saputo - o non ha voluto - nel corso di ben dieci legislature dare piena attuazione e quindi dignità a una propria caratteristica fondamentale, vale a dire la diversità e quindi ricchezza linguistica, culturale e nazionale del Friuli Venezia Giulia. Nemmeno le recenti tre leggi regionali di tutela dello sloveno, del friulano e del tedesco hanno potuto sopperire adeguatamente a questa mancanza, anche se un piccolo e seppur tardivo passo è stato fatto, e anche questo solamente dopo il 2007. Le risorse finanziarie destinate al sostegno del plurilinguismo nei progetti culturali e nella pubblica amministrazione si sono rivelate sotto ogni livello di decenza, vanificando conseguentemente anche opportunità emerse dalle norme di legge.

La nostra si è rivelata quindi una Regione che evidentemente si vergogna e ha deciso di minimizzare la propria identità variegata e di confine, frutto di secoli e millenni di incontro e scontro tra i principali ceppi culturali europei. Da qui la posizione di chiara debolezza, quando non addirittura subalternità nella difesa della propria autonomia, già da tempo nelle mire della rinvigorita voracità del mai sopito centralismo romano.

La riduzione del numero dei consiglieri regionali si è rivelata un'azione di inspiegabile autolesionismo da parte dello stesso Consiglio, che ha così deciso di limitare ulteriormente la possibilità di veder rappresentate le minoranze linguistiche e anche politiche della nostra regione. Si sarebbe potuto dar risposta alle esigenze di diminuzione della spesa pubblica con una semplice diminuzione delle indennità dirette e indirette dei componenti del Consiglio regionale ottenendo gli stessi risultati in termini di bilancio, come avevano sostenuto davvero in pochi, salvaguardando al contempo la democraticità e rappresentatività dei territori.

La Slovenska skupnost-Unione slovena è l'unico partito presente con il medesimo simbolo nella I e nella X legislatura del Consiglio regionale. Sarebbe paradossale che il vero colpo di grazia alla rappresentanza autonoma della comunità slovena venisse proprio nell'anno in cui celebriamo il 50° anniversario della nostra autonomia.

Mezzo secolo non è bastato nemmeno a dar risposta alla nobile esperienza della Proprietà collettiva della nostra regione e il Coordinamento regionale che la rappresenta ha sostenuto a ragione che da dieci legislature prevalgono "insensibilità e disinteresse per il popolo dei beni civici e l'art. 4 dello Statuto di autonomia (potestà legislativa in materia di usi civici) rimane tuttora non applicato per miopia politica e amministrativa".

È per questo che il 31 gennaio 2013 per molti, troppi, in questa regione ci sarà ben poco da festeggiare. La comunità regionale e le forze politiche e sociali che la rappresentano potranno far fronte alle vecchie e nuove sfide soltanto se sapranno valutare con senso critico ed autocritico questi cinque decenni. La comunità del FVG sarà forte soltanto se saprà agire unita e coesa nel perseguire gli obiettivi comuni e solidale nel considerare e valorizzare tutte le proprie componenti. È dunque questo l'unico auspicio di augurio che può emergere da una giornata che più che di festa dovrebbe essere all'insegna della riflessione".