PD-Ssk: Gabrovec, in 50 anni minimizzata identità di confine
(ACON) Trieste, 30 gen - COM/AB - In occasione dei 50 anni
dalla promulgazione dello Statuto di Autonomia si registra il
seguente intervento del consigliere regionale del PD-Slovenska
skupnost, Igor Gabrovec.
"Sarà una celebrazione solenne e al contempo sobria. Il Consiglio
regionale del FVG festeggerà i suoi primi cinquant'anni nel bel
mezzo di una crisi economica e sociale che solo qualche anno fa
nessuno avrebbe immaginato potesse divenire così grave. Complice,
certo, la congiuntura negativa che attanaglia il Paese e buona
parte dell'Europa anche se, a differenza da noi, in alcune aree
del vecchio Continente già da tempo si vedono segni di reazione e
addirittura di rinnovata crescita.
Altro tema, meno presente e sentito tra le maggiori forze
politiche regionali, ma non per questo meno importante e presente
sul territorio, è la questione della tutela e promozione della
pluralità linguistica e nazionale. Un elemento che potremmo
definire fondante della stessa autonomia regionale, solo
marginalmente sottolineato nell'art. 3 dello Statuto regionale
(Nella Regione è riconosciuta parità di diritti e di trattamento
a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale
appartengono, con la salvaguardia delle rispettive
caratteristiche etniche e culturali) e al quale sono state date
in questo mezzo secolo interpretazioni a dir poco restrittive e
riduttive. Nonostante il dettato dell'art. 6 della Costituzione
italiana (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze
linguistiche) il legislatore regionale non ha saputo - o non ha
voluto - nel corso di ben dieci legislature dare piena attuazione
e quindi dignità a una propria caratteristica fondamentale, vale
a dire la diversità e quindi ricchezza linguistica, culturale e
nazionale del Friuli Venezia Giulia. Nemmeno le recenti tre leggi
regionali di tutela dello sloveno, del friulano e del tedesco
hanno potuto sopperire adeguatamente a questa mancanza, anche se
un piccolo e seppur tardivo passo è stato fatto, e anche questo
solamente dopo il 2007. Le risorse finanziarie destinate al
sostegno del plurilinguismo nei progetti culturali e nella
pubblica amministrazione si sono rivelate sotto ogni livello di
decenza, vanificando conseguentemente anche opportunità emerse
dalle norme di legge.
La nostra si è rivelata quindi una Regione che evidentemente si
vergogna e ha deciso di minimizzare la propria identità variegata
e di confine, frutto di secoli e millenni di incontro e scontro
tra i principali ceppi culturali europei. Da qui la posizione di
chiara debolezza, quando non addirittura subalternità nella
difesa della propria autonomia, già da tempo nelle mire della
rinvigorita voracità del mai sopito centralismo romano.
La riduzione del numero dei consiglieri regionali si è rivelata
un'azione di inspiegabile autolesionismo da parte dello stesso
Consiglio, che ha così deciso di limitare ulteriormente la
possibilità di veder rappresentate le minoranze linguistiche e
anche politiche della nostra regione. Si sarebbe potuto dar
risposta alle esigenze di diminuzione della spesa pubblica con
una semplice diminuzione delle indennità dirette e indirette dei
componenti del Consiglio regionale ottenendo gli stessi risultati
in termini di bilancio, come avevano sostenuto davvero in pochi,
salvaguardando al contempo la democraticità e rappresentatività
dei territori.
La Slovenska skupnost-Unione slovena è l'unico partito presente
con il medesimo simbolo nella I e nella X legislatura del
Consiglio regionale. Sarebbe paradossale che il vero colpo di
grazia alla rappresentanza autonoma della comunità slovena
venisse proprio nell'anno in cui celebriamo il 50° anniversario
della nostra autonomia.
Mezzo secolo non è bastato nemmeno a dar risposta alla nobile
esperienza della Proprietà collettiva della nostra regione e il
Coordinamento regionale che la rappresenta ha sostenuto a ragione
che da dieci legislature prevalgono "insensibilità e disinteresse
per il popolo dei beni civici e l'art. 4 dello Statuto di
autonomia (potestà legislativa in materia di usi civici) rimane
tuttora non applicato per miopia politica e amministrativa".
È per questo che il 31 gennaio 2013 per molti, troppi, in questa
regione ci sarà ben poco da festeggiare. La comunità regionale e
le forze politiche e sociali che la rappresentano potranno far
fronte alle vecchie e nuove sfide soltanto se sapranno valutare
con senso critico ed autocritico questi cinque decenni. La
comunità del FVG sarà forte soltanto se saprà agire unita e coesa
nel perseguire gli obiettivi comuni e solidale nel considerare e
valorizzare tutte le proprie componenti. È dunque questo l'unico
auspicio di augurio che può emergere da una giornata che più che
di festa dovrebbe essere all'insegna della riflessione".