VI Comm: approvata pdl diritto studio alunni scuole all'estero
(ACON) Trieste, 14 feb - MPB - Approvata all'unanimità dalla VI
Commissione consiliare - presidente Piero Camber (PdL) - la
proposta di legge in materia di diritto allo studio presentata da
Paolo Menis (PD), primo firmatario, e sottoscritta anche dagli
altri consiglieri del Gruppo del Partito Democratico, da quelli
dei Gruppi di Sinistra Arcobaleno e Italia dei Valori e da Piero
Colussi (Cittadini-Libertà Civica).
Un provvedimento di un solo articolo, oggi votato in una versione
riscritta da un emendamento sostitutivo, dello stesso Menis e del
collega di Gruppo Codega, per meglio formulare sotto il profilo
formale l'obiettivo di modifica della legge 14 del 1991, con il
quale si precisa che "destinatari degli interventi previsti dalla
legge sono anche gli alunni iscritti e frequentanti scuole
dell'obbligo e secondarie, anche statali, non aventi finalità di
lucro, ubicate all'estero, purché in grado di rilasciare un
titolo di studio avente valore legale e per la cui frequenza
venga richiesto il pagamento di una retta".
"La frequenza a una di queste scuole - è precisato
nell'emendamento - deve essere motivata da comprovate esigenze
lavorative o di studio di almeno uno dei genitori dell'alunno
beneficiario del contributo o da persone che esercitino la patria
potestà".
Saranno relatori per l'Aula Menis e Camber.
Obiettivo dell'iniziativa colmare una evidente lacuna legislativa
nella normativa regionale sul diritto allo studio che ha previsto
che le famiglie degli studenti frequentanti le scuole paritarie
accedano a contributi regionali, integrativi del diritto allo
studio, per l'abbattimento del costo delle rette e questo sistema
funziona da diversi anni piuttosto bene, consentendo alle
famiglie la libera scelta sull'istruzione dei propri figli. I
ragazzi che, invece, a causa del trasferimento per motivi di
lavoro dei propri genitori, frequentano le scuole delle città in
cui abitano, indifferentemente dal fatto che siano pubbliche o
private, quasi sempre si trovano a pagare rette anche molto
salate.
Gli uffici competenti - aveva spiegato nella relazione Menis -
negano loro l'accesso ai contributi per ragioni di natura
esclusivamente formale (in quanto, appunto, le scuole risultano
statali rispetto al Paese in cui si trovano), ma ciò non
corrisponde, come avviene in Italia, al fatto che esse siano a
frequenza gratuita. Queste persone se invece di essere state
costrette a cambiare Stato per motivi di lavoro avessero solo
cambiato Regione, potrebbero accedere ai benefici previsti dalla
legge regionale 14 del 1991, mentre oggi risultano escluse perché
sono state costrette a emigrare all'estero.
(immagini tv)