Scelta Civica: chiusura Ferriera solo con soluzioni per dipendenti
(ACON) Trieste, 25 feb - COM/AB - Una ventina di anni fa tutta
la città di Trieste, congiuntamente alle istituzioni pubbliche e
alle organizzazioni sindacali, si stringeva attorno agli operai
della Ferriera di Servola per scongiurarne la chiusura. Oggi la
tendenza generale é di chiudere i battenti della fabbrica che ha
fatto la storia dell'acciaio in Regione. Allora ci fu un atto di
grandissima solidarietà, che conseguì risultati positivi con il
riavvio della produzione e la riassunzione di tutto il personale.
Da allora i tempi sono profondamente cambiati sia sotto il
profilo della salvaguardia ambientale che delle condizioni
economiche e del mercato dell'acciaio.
L'analisi è di Gianfranco Moretton, consigliere regionale di
Scelta Civica, che aggiunge.
Oltretutto, la Ferriera triestina sembrerebbe essere la più
debole di tutte le altre del gruppo Lucchini perché registra
consistenti perdite di bilancio. Una situazione che si è
manifestata solo in questi ultimi anni, ma che in precedenza
aveva dato ottimi risultati operativi con conseguenti utili di
bilancio. Un tempo in cui l'azienda prima di tutto e le
istituzioni poi, avrebbero potuto riconvertire la Ferriera in
altra attività non inquinante e con prospettive di continuità
produttiva e garanzia di ricollocazione occupazionale dei
lavoratori.
Purtroppo ciò non é stato fatto e oggi la situazione non solo é
fortemente compromessa, ma presenta condizioni di drammaticità
per il futuro degli operai della Ferriera e del suo indotto. Una
cosa é certa: non é possibile pensare alla chiusura della
Ferriera facendo pagare alla comunità triestina, per primi ai
lavoratori e alle loro famiglia, un prezzo sociale così elevato,
se prima di tutto non si trovano soluzioni alternative
all'occupazione dei dipendenti. Non sono sufficienti gli
ammortizzatori sociali se a priori non viene elaborato un preciso
piano di riconversione della Ferriera con relativa ricollocazione
lavorativa di operai e impiegati.
Non fare ciò porterebbe inequivocabilmente a una pericolosa ma
giustificata reazione del mondo lavorativo e dei sindacati, che
produrrebbe effetti devastanti per la città. La Regione e tutte
le altre istituzioni cittadine devono fare fronte comune perché
sia evitato il dramma che si sta profilando in una città come
Trieste, che sta già pagando un prezzo elevatissimo sul piano
della chiusura di tante aziende e di consistenti perdite
occupazionali.
AB