Pdl: Ziberna, far revocare onorificenza a Tito
(ACON) Trieste, 30 mag - COM/RC - Sapere se la presidente della
Regione, Debora Serracchiani, intende farsi parte attiva nei
confronti del Capo dello Stato per sollecitare la revoca
dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al
Merito della Repubblica italiana conferita a Tito (Josip Broz)
con decreto del 2 ottobre 1969.
L'interrogazione è di Rodolfo Ziberna, consigliere regionale del
Pdl, che giustifica la richiesta facendo presente che all'ex Capo
di Stato jugoslavo è stata riconosciuta la responsabilità della
carneficina e della violazione dei diritti umani a danno delle
comunità italiane residenti in Venezia Giulia, Quarnaro e
Dalmazia a seguito dell'entrata a Trieste e Gorizia della sua
armata il primo maggio 1945.
Gli storici, nei cosiddetti 40 giorni di terrore titino che hanno
anticipato l'arrivo degli anglo-americani, considerano
determinante la responsabilità politica di Tito per tutte le
esecuzioni civili e militari - ricorda il vicecapogruppo del Pdl.
Si tratta di atrocità inenarrabili e indimenticabili, che
fortunatamente la storia, dopo cinquant'anni di silenzio, ha
deciso di non cancellare grazie alla Giornata del Ricordo che si
celebra ogni anno il 10 febbraio, e rese ancora più crudeli dalla
circostanza che si verificarono a guerra finita. Tito è
responsabile di una serie di azioni di pulizia etnica destinata
ad allontanare dalle terre d'Istria, Fiume e Dalmazia la
popolazione autoctona italiana. Con violenze, intimidazioni,
processi farsa, foibe, impiccagioni e annegamenti, l'ex
presidente della Repubblica di Jugoslavia riuscì a provocare un
esodo di 350mila italiani che temevano per la propria incolumità.
Dal primo maggio - precisa Ziberna - per oltre 40 giorni Gorizia
e Trieste subirono la barbarie titina. Solo a Gorizia, le truppe
di Tito prelevarono dalle loro famiglie oltre 650 persone,
"colpevoli" di essere fieramente italiane e per tale ragione
possibile ostacolo alle velleità annessionistiche di Tito, che
non si limitavano a Trieste e Gorizia, ma si allargavano sino al
Tagliamento, ovvero a tutta quella che egli considerava la Slavia
Veneta.
In forza di ciò, non si può non ritenere contraddittorio, ma
anche indecoroso, che lo Stato italiano da un lato riconosca il
dramma delle foibe con il Giorno del Ricordo il 10 febbraio e,
dall'altro, annoveri tra i suoi più illustri insigniti proprio
chi ordinò i massacri e la pulizia etnica degli italiani d'Istria
e dell'Adriatico orientale. Una barbarie - commenta Ziberna - che
ancora oggi pesa sul passato, ma soprattutto sul presente e sul
futuro di molti italiani che hanno vissuto direttamente o
indirettamente il dramma di quegli anni delle foibe e dell'esodo.
La competenza di revoca dell'onorificenza - conclude il
rappresentante del Pdl - sta nelle mani del Capo dello Stato, ma
è opportuno che le istituzioni regionali, e in primis la Regione
stessa, si attivino per promuovere un'azione a difesa della
memoria, della dignità e della sensibilità di una larga parte
della sua popolazione.