Citt: spunti interessanti da convegno Venzone riforma enti locali
(ACON) Trieste, 6 lug - COM/AB - Numerosi amministratori e
cittadini hanno partecipato a Venzone, nella sala del Consiglio
comunale, all'incontro dibattito sulla riforma degli enti locali
organizzato dal Gruppo consiliare regionale dei Cittadini.
"La nuova architettura istituzionale della nostra Regione - ha
esordito il capogruppo Piero Paviotti - è uno dei temi principali
in discussione e la nostra proposta fa riferimento a un modello
che di fatto si fonda su due pilastri: i Comuni e la Regione.
L'esistenza delle Province non ci deve impedire di lavorare per
riuscire a trasferire a Comuni e Regione le competenze che oggi
sono affidate agli enti intermedi. Questa è la strada che dovremo
percorrere per migliorare e semplificare l'amministrazione
pubblica".
Una riforma, quella delle istituzioni regionali, di cui i
Cittadini sono da tempo promotori, come ha ricordato l'avvocato
pordenonese Bruno Malattia, presidente del movimento civico dei
Cittadini: Negli ultimi 5 anni non si è fatto nulla e la recente
bocciatura della Corte Costituzionale è una fortuna, perché ha
finalmente messo la politica di fronte alle proprie
responsabilità. Ora bisognerà agire senza indugi e soprattutto
non farsi trovare impreparati".
Ed è proprio da questa considerazione politica che Leopoldo Coen,
docente di Diritto amministrativo all'Università di Udine, è
partito con la sua analisi del momento: "Quando le Province
verranno meno, saremo chiamati a realizzare un nuovo sistema
democratico, politicamente rappresentativo ed efficiente. Le
forme di aggregazione potranno essere le più diverse, ma
bisognerà avere coraggio perché la crisi non ci lascia più scuse.
Ma la politica non commetta il grave errore di farsi carico delle
esigenze degli amministratori dimenticandosi le reali necessità
dei cittadini".
Un monito che ha riscosso molti consensi: "L'obiettivo - ha
puntualizzato Coen - non può che essere quello di due livelli di
Governo: Regione e Comuni. Tutto il resto è fumo. Bisognerà
cambiare lo stile della legislazione regionale, puntando su poche
leggi e possibilmente scritte bene. Bisognerà governare per
politiche e non per materie, per accordi chiari fra territori e
Regione".
Spunti e proposte interessanti, ai quali sono seguiti gli
interventi altrettanto lucidi di due dei diversi sindaci in sala,
Alberto Bergamin di Medea e Amedeo Pascolo di Venzone.
"Se avessimo riformato prima - ha spiegato Bergamin - oggi non
saremmo qui con il cappio al collo, stritolati dalla crisi e alle
prese con un sistema che non funziona più come dovrebbe e che non
riesce a garantire ai cittadini quei servizi di cui hanno
bisogno. Una diversa organizzazione territoriale delle
istituzioni non è più rinviabile, ma la cancellazione per legge
non mi trova d'accordo. Oggi abbiamo problemi di inadeguatezza e
frammentazione, ci vogliono regole nuove che stabiliscano tempi e
metodi per aggregazioni, gestioni associate e fusioni".
Sulla stessa lunghezza d'onda si è dichiarato Pascolo:
"Costruiamo ipotesi future e poi demoliamo l'esistente. Se si
vuole iniziare a dare un contributo concreto, basta evitare i
doppioni istituzionali, che hanno reso difficile se non
impossibile il lavoro degli amministratori sul territorio.
Trovate un modo unico per consentire ai Comuni, specie a quelli
più piccoli e di montagna, la capacità di garantire i servizi ai
cittadini".
Un'organizzazione territoriale nuova e moderna che l'assessore
regionale Paolo Panontin si è impegnato a perseguire nella
proposta di riforma che presto arriverà in Consiglio regionale:
"In questa prima fase stiamo incontrando e ascoltando tutti i
soggetti coinvolti e questo prezioso lavoro sarà presto
sintetizzato in una proposta. Siamo convinti che la riforma degli
enti locali vada fatta subito e con una certa celerità. E se
vogliamo parlare di tempi, sono convinto che dovremo arrivare a
un risultato al massimo entro i primi due anni di legislatura,
perché poi andranno valutati e testati gli effetti della riforma.
Abbiamo un vincolo costituzionale che non sarà rimosso in tempi
brevi, ma nel frattempo possiamo riformare lo Statuto regionale
nel solco della proposta fatta in Parlamento dal senatore
friulano Pegorer. Questo ci consentirebbe di diventare un
laboratorio politico-istituzionale dove poter costruire un nuovo
assetto istituzionale al passo con i tempi. Non è difficile
immaginare che le competenze oggi assegnate alle Province possano
essere affidate senza troppe difficoltà organizzative a Comuni e
Regione, ma su una cosa dobbiamo essere chiari: non credo che i
termini di costi avremo, almeno inizialmente, un grande
risparmio, ma passando a un modello amministrativo di area vasta
ne guadagneremo in efficienza. Le forme di aggregazione dovranno
creare un sistema coerente, ma fin d'ora posso dirvi che sono
contrario all'Area metropolitana di Trieste: aprirebbe
immediatamente una Questione friulana e io non firmerò mai una
riforma che possa mettere in crisi l'unione della nostra regione.
Piuttosto - ha concluso l'assessore - ho la convinzione che per
riformare il sistema degli enti locali non si possa fare a meno
di una nuova Insiel: la società regionale d'informatica sarà la
chiave per affrontare e vincere la sfida che abbiamo di fronte,
ma il suo ruolo va ripensato e adattato alle esigenze odierne".