PD-Ssk: Gabrovec, dai cinghiali ai cervi un problema da risolvere
(ACON) Trieste, 14 ago - COM/RC - Commento dell'esponente
regionale del PD-Ssk, Igor Gabrovec, sull'emergenza cinghiali che
si sta aggravando di anno in anno e ogni intervento per un loro
contenimento si è, purtroppo, dimostrato assolutamente
inadeguato.
Stante la normativa attuale - riflette il consigliere espressione
della Slovenska skupnost - le Province da sole non sono in grado
di affrontare il problema, così come risulta decisamente
insufficiente, seppur negli anni incrementato, il numero di capi
abbattuti nelle singole riserve di caccia. Tutto il Carso
triestino e il Collio goriziano sembrano trasformati in un vero e
proprio allevamento di cinghiali allo stato brado, con incrementi
della popolazione nell'ordine del 300% annuo. Nemmeno le barriere
meccaniche (recinzioni metalliche ed elettriche) risolvono
adeguatamente il problema, anche in considerazione degli alti
costi per la loro apposizione e manutenzione e per il fatto che
gli appezzamenti fondiari in queste zone sono molto frazionati e
spesso di piccole dimensioni.
L'entità degli indennizzi previsti è irrisoria e soprattutto non
può risolvere il problema alla radice - prosegue Gabrovec -.
Dobbiamo sostenere gli agricoltori nel loro fondamentale diritto
al lavoro e nella soddisfazione di poter arrivare a un raccolto
dopo mesi di sforzi e investimenti. Già a luglio del 2011 il
Consiglio regionale, su mia iniziativa, impegnava la Giunta Tondo
a predisporre una proposta di modifica della normativa. Prendendo
a esempio la legislazione in materia nella vicina Slovenia, che
viene considerata sotto molti aspetti maggiormente efficace nel
perseguire l'obiettivo del contenimento della fauna degli
ungulati, e considerando le proposte che sono emerse nel corso
dei "tavoli verdi" convocati dalle amministrazioni provinciali di
Trieste e Gorizia, il documento proponeva di ampliare per legge i
periodi e gli orari di caccia e quindi controllare con maggior
efficacia l'esplosione demografica degli ungulati.
Avevamo chiesto all'Esecutivo regionale di sostenere la creazione
di un macello, ovvero di un centro lavorazione carni dedicato
alla selvaggina. Tale struttura potrebbe essere organizzata e
gestita in comune tra le due province di Trieste e Gorizia e
permetterebbe innanzitutto di non gettare ai grifoni o
nell'inceneritore (con relativi costi) le carcasse dei cinghiali
abbattuti nei pressi dei centri abitati dalla polizia
provinciale. Tale centro - sostiene il vicepresidente del
Consiglio regionale - sarebbe ovviamente utile anche ai
cacciatori per la lavorazione delle carni dei capi di selvaggina
abbattuti, favorendo lo sviluppo e le diffusione di prodotti
alimentari locali derivanti dalla lavorazione delle carni
selvatiche. Sono proposte, tutte inevase, che intendo avanzare al
nuovo assessore competente, Sergio Bolzonello, dopo Ferragosto.
Da non dimenticare nemmeno che il Friuli Venezia Giulia è ancora
privo del Piano faunistico previsto dalla legge regionale n. 6
del 2008 e che andrebbe a normare la tutela, la conservazione e
il miglioramento della fauna selvatica, della biodiversità e la
gestione del patrimonio faunistico e del prelievo venatorio.
Spetta, poi, a una modifica legislativa prevedere la possibilità
di uniformare la gestione della fauna stanziale (oltre al
cinghiale, si fa sentire anche l'incremento dei cervi) nelle aree
situate lungo i confini di Stato, nel rispetto delle norme
comunitarie e degli accordi internazionali, tanto da permettere
al piano regionale pluriennale di gestione faunistica di
prevedere discipline particolari di prelievo venatorio anche in
deroga alla vigente normativa - conclude Gabrovec.