M5V:Sergo,Tav Trieste-Ronchi,Serracchiani bocci il progetto di Rfi
(ACON) Trieste, 18 ago - COM/MPB - "Quando dicevamo che la
Serracchiani aveva copiato il programma del MoVimento 5 Stelle,
ma che non ci potevamo fidare, lo sostenevamo a ragion veduta.
Nel programma votato dagli elettori la presidente aveva promesso
di non parlare più della Tav nel nostro territorio. Poche
settimane dopo l'elezione si è tornati a premere il piede
sull'acceleratore per far ripartire questo progetto - ormai morto
- in cui non credono nemmeno più né i proponenti, né il
commissario straordinario Mainardi, né il 60% degli elettori
friulani che alle ultime elezioni hanno votato i programmi (di
centrosinistra e del M5S) dove si diceva no all'opera e no al
consumo del suolo. È con questo spirito che la presidente deve
incontrare il Ministro mercoledì prossimo".
A parlare è il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle
Cristian Sergo che chiede alla presidente della Regione Debora
Serracchiani di mettere un freno alla brusca accelerazione nella
realizzazione dell'opera impressa da Rete Ferroviaria Italiana
spa (Rfi).
"Anche Rfi sa benissimo che quest'opera è completamente inutile
per il nostro territorio, ma ci prova lo stesso, quantomeno per
rientrare dalle spese di programmazione - spiega Sergo -.
"Infatti, nonostante gli avvisi del Ministero e l'auspicio delle
parti in causa di considerare la tratta Venezia - Trieste come un
solo progetto "unitario", c'è il tentativo "estivo" di far
approvare, grazie all'ennesima proroga, la tratta Ronchi -
Trieste. Una tratta di una trentina di chilometri che costerà 1,7
miliardi di euro e sarà pronta (forse) non prima del 2040.
"Una cifra folle per un'opera inutile - aggiunge il consigliere -
considerato che per raddoppiare la linea Udine - Cervignano
(sempre una trentina di chilometri) si prevede una spesa di 250
milioni e che in Croazia si sta per costruire una ferrovia di 260
km tra Rijeka e Botov, per collegare il Golfo del Quarnaro
all'Ungheria, che costerà sì 8 miliardi, ma di kune croate però,
ovvero poco più di un miliardo di euro.
"Rfi sostiene che se non si giunge a una immediata approvazione
di questa tratta "finale" della Tav sul nostro territorio il
rischio è di perdere anche il cofinanziamento europeo 2007-2013,
già assegnato, di cui non si cita l'importo, ma che, per quel che
ne sappiamo, si tratta di poche decine di milioni di euro -
sostiene il consigliere regionale M5S -. Il rischio concreto
sarebbe infatti quello di iniziare oggi i lavori, impegnandosi
per una spesa di quasi 2 miliardi di euro, con danni elevati sul
territorio per i cantieri che insisteranno anche 12 anni su
alcuni punti, trovandosi poi nell'impossibilità di proseguire
verso Venezia. Il cantiere per la Portogruaro - Ronchi dovrebbe
essere aperto, infatti, appena nel 2030, in quanto manca ancora
la definizione del tracciato in quella direzione. Un tracciato
che non troverebbe prosecuzione nemmeno verso l'Ucraina a causa
del no della Slovenia al proseguimento della Tav da Divaccia a
Lubiana, che di fatto fermerebbe il corridoio Lione-Kiev proprio
a Divaccia.
"Quasi nel silenzio generale - nessun sindaco della Bassa ne ha
ancora parlato - fra le carte arrivate in Regione in queste
settimane c'è anche "l'analisi dei costi e dei benefici" della
Tav" - evidenzia ancora il consigliere.
"Finalmente abbiamo potuto consultare questo documento che per
molti anni Rfi ha negato a tutti - rivela Sergo -. E si capisce
bene perché. L'analisi dimostra in modo lampante come la
realizzazione di un'opera così dispendiosa rappresenti una vera e
propria scommessa: il progetto sarebbe infatti sostenibile solo a
fronte di un aumento dei flussi di traffico merci su questa
tratta. Una previsione a dir poco ottimistica dato che dal 1984
al 2006 la quota di traffico su rotaia è scesa dal 53% al 21%. E
senza la prosecuzione verso l'Ucraina sarà difficile che la
tendenza cambi.
"In più - sottolinea l'esponente M5S - Rfi nel documento ammette
che, a fronte di un investimento di ben 7,4 miliardi di euro, non
verrebbe risolto il problema del trasferimento delle merci dalla
strada alla ferrovia. Per ottenere questo servirebbero nuove
politiche di incentivazione, in quanto la sola velocizzazione del
trasporto non è sufficiente. Per capirci: dopo aver speso 7,4
miliardi di euro dovremo investire ancora per convincere i
trasportatori a utilizzare la nuova linea. A questo punto ci
chiediamo perché non attuiamo subito queste politiche? In questo
modo - ricorda - otterremmo subito tre vantaggi: un netto
risparmio di soldi pubblici (circa 9 miliardi di euro, tra Tav e
Terza corsia da investire per migliorare le attuali
infrastrutture, incentivare il trasporto merci su rotaia,
diminuire il traffico di tir sull'A4), una forte diminuzione
dell'inquinamento e un servizio migliore per i nostri pendolari.
"L'analisi stessa dei costi e dei benefici della Tav ammette che
non poterà alcun beneficio per i passeggeri, il cui aumento è
considerato addirittura trascurabile da Rfi. Da ultimo, ci sembra
corretto ricordare come l'opera originaria ad alta velocità tra
Venezia e Trieste fu presentata già nel lontano 1992 e prevedeva
una spesa di 2660 miliardi di lire. Con la rivalutazione
monetaria oggi parleremmo di 2,4 miliardi di euro. Come mai si
sia arrivati a presentare un progetto dal valore triplicato di
7,4 miliardi di euro - conclude Sergo - rimane un mistero tutto
italiano".