News


M5S: Bianchi, no a modifica Costituzione con ddl cost. 813

07.09.2013
16:14
(ACON) Trieste, 7 set - COM/AB - "È in atto una pericolosa manomissione della Costituzione".

La denuncia è stata lanciata dal MoVimento 5 Stelle anche in Friuli Venezia Giulia. Il disegno di legge costituzionale n. 813 prevede infatti nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all'art. 138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo la Costituzione sotto scacco.

"Chiunque di noi, attivista e portavoce, dentro e fuori le istituzioni, userà tutti gli strumenti per impedire a chi ci governa di rovinare ancor di più il nostro Paese. Noi portavoce regionali del MoVimento 5 Stelle faremo la nostra parte - spiega la capogruppo in Consiglio regionale Elena Bianchi. Tutti i Gruppi consiliari regionali M5S presenti in Italia chiederanno infatti ai Consigli regionali di esprimersi per chiedere il referendum popolare, qualora l'iter procedurale di revisione della Costituzione arrivasse a compimento".

"Questo ci è consentito dalla legge - aggiunge. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, infatti, sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. Ma le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi".

"Faremo tutta la pressione possibile affinché i Consigli regionali del Friuli Venezia Giulia, della Lombardia, della Sicilia, del Lazio, del Piemonte, dell'Emilia Romagna, del Molise e della Valle d'Aosta prendano una posizione chiara nei confronti di questa legge contro la Costituzione - annuncia Elena Bianchi - e pubblicheremo i nomi di tutti i consiglieri e il modo in cui avranno votato".

"I nostri colleghi a 5 stelle in Parlamento sono riusciti a rimandare questo tentativo vergognoso di revisione dell'assetto previsto dalla nostra Carta, facendo "c-ostruzione" contro una legge grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che i padri costituenti hanno posto a garanzia delle fondamenta del nostro Paese e che finché sono in vigore vanno applicate. Questo governo Pd e Pdl lo volevano modificare in poco tempo e a fine luglio. I mezzi di comunicazione avrebbero dovuto far conoscere la gravità del momento per la nostra Repubblica e invece hanno taciuto, tranne in poche occasioni".

"Le riforme costituzionali, proposte dai 'saggi', non andranno nella direzione di una maggiore democrazia e partecipazione dei cittadini - sostiene Elena Bianchi. Al contrario, faranno sì che sempre meno persone avranno più potere: presidenzialismi di fatto, esautoramento del Parlamento, sovranità popolare calpestata".

"Intendiamoci - precisa ancora - non siamo tra quelli che dicono che la nostra Costituzione è la migliore possibile (è infatti una Costituzione conservatrice, frutto del compromesso politico tra le opposte posizioni del Cln che rappresentavano i due blocchi che avrebbero dominato i decenni a venire), forse nemmeno la migliore esistente (ci sono Costituzioni che non pongono alla base il lavoro, ma la dignità dell'essere umano in quanto tale o addirittura tutti gli esseri viventi e i beni comuni, Costituzioni in cui la partecipazione popolare non è residuale, ma si esprime tramite referendum senza quorum su ogni materia per una vera democrazia diretta), e anche noi vorremmo modificarla, ma siamo per il rispetto delle regole".

"Il M5S vuole ridare centralità al Parlamento, con la netta separazione tra il potere legislativo, appunto ai parlamentari, da quello esecutivo, al Governo e, perché no, del giudiziario, ponendo così fine alle ingerenze della politica nelle nomine ad esempio del Csm. Restituiamo la sovranità ai cittadini, diamo loro la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e di revocarli in caso non rispettino il mandato programmatico o compiano gravi inadempienze. L'incarico politico è un servizio alla cittadinanza, temporaneo, e non uno strumento per arricchirsi e costruirsi una carriera dirigenziale. In tempo di crisi e con una democrazia italiana claudicante per responsabilità di collusi, condannati o semplici incapaci, dare più potere a poche persone è gravissimo e pericolosissimo. Rischiamo - conclude Elena Bianchi - una deriva autoritaria che l'Italia ha già vissuto".