M5S: Bianchi, no a modifica Costituzione con ddl cost. 813
(ACON) Trieste, 7 set - COM/AB - "È in atto una pericolosa
manomissione della Costituzione".
La denuncia è stata lanciata dal MoVimento 5 Stelle anche in
Friuli Venezia Giulia. Il disegno di legge costituzionale n. 813
prevede infatti nuove modalità di modifica costituzionale, in
deroga all'art. 138 della Costituzione, imponendo i modi, le
forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo la
Costituzione sotto scacco.
"Chiunque di noi, attivista e portavoce, dentro e fuori le
istituzioni, userà tutti gli strumenti per impedire a chi ci
governa di rovinare ancor di più il nostro Paese. Noi portavoce
regionali del MoVimento 5 Stelle faremo la nostra parte - spiega
la capogruppo in Consiglio regionale Elena Bianchi. Tutti i
Gruppi consiliari regionali M5S presenti in Italia chiederanno
infatti ai Consigli regionali di esprimersi per chiedere il
referendum popolare, qualora l'iter procedurale di revisione
della Costituzione arrivasse a compimento".
"Questo ci è consentito dalla legge - aggiunge. Le leggi di
revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali,
infatti, sono adottate da ciascuna Camera con due successive
deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi, e sono
approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna
Camera nella seconda votazione. Ma le leggi stesse sono
sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla
loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di
una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli
regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata se
non è approvata dalla maggioranza dei voti validi".
"Faremo tutta la pressione possibile affinché i Consigli
regionali del Friuli Venezia Giulia, della Lombardia, della
Sicilia, del Lazio, del Piemonte, dell'Emilia Romagna, del Molise
e della Valle d'Aosta prendano una posizione chiara nei confronti
di questa legge contro la Costituzione - annuncia Elena Bianchi -
e pubblicheremo i nomi di tutti i consiglieri e il modo in cui
avranno votato".
"I nostri colleghi a 5 stelle in Parlamento sono riusciti a
rimandare questo tentativo vergognoso di revisione dell'assetto
previsto dalla nostra Carta, facendo "c-ostruzione" contro una
legge grimaldello che fa saltare le garanzie e le regole che i
padri costituenti hanno posto a garanzia delle fondamenta del
nostro Paese e che finché sono in vigore vanno applicate. Questo
governo Pd e Pdl lo volevano modificare in poco tempo e a fine
luglio. I mezzi di comunicazione avrebbero dovuto far conoscere
la gravità del momento per la nostra Repubblica e invece hanno
taciuto, tranne in poche occasioni".
"Le riforme costituzionali, proposte dai 'saggi', non andranno
nella direzione di una maggiore democrazia e partecipazione dei
cittadini - sostiene Elena Bianchi. Al contrario, faranno sì che
sempre meno persone avranno più potere: presidenzialismi di
fatto, esautoramento del Parlamento, sovranità popolare
calpestata".
"Intendiamoci - precisa ancora - non siamo tra quelli che dicono
che la nostra Costituzione è la migliore possibile (è infatti una
Costituzione conservatrice, frutto del compromesso politico tra
le opposte posizioni del Cln che rappresentavano i due blocchi
che avrebbero dominato i decenni a venire), forse nemmeno la
migliore esistente (ci sono Costituzioni che non pongono alla
base il lavoro, ma la dignità dell'essere umano in quanto tale o
addirittura tutti gli esseri viventi e i beni comuni,
Costituzioni in cui la partecipazione popolare non è residuale,
ma si esprime tramite referendum senza quorum su ogni materia per
una vera democrazia diretta), e anche noi vorremmo modificarla,
ma siamo per il rispetto delle regole".
"Il M5S vuole ridare centralità al Parlamento, con la netta
separazione tra il potere legislativo, appunto ai parlamentari,
da quello esecutivo, al Governo e, perché no, del giudiziario,
ponendo così fine alle ingerenze della politica nelle nomine ad
esempio del Csm. Restituiamo la sovranità ai cittadini, diamo
loro la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e di
revocarli in caso non rispettino il mandato programmatico o
compiano gravi inadempienze. L'incarico politico è un servizio
alla cittadinanza, temporaneo, e non uno strumento per
arricchirsi e costruirsi una carriera dirigenziale. In tempo di
crisi e con una democrazia italiana claudicante per
responsabilità di collusi, condannati o semplici incapaci, dare
più potere a poche persone è gravissimo e pericolosissimo.
Rischiamo - conclude Elena Bianchi - una deriva autoritaria che
l'Italia ha già vissuto".