CR: mozione e interpellanza sul CIE di Gradisca (2)
(ACON) Trieste, 1 ott - AB - Nei CIE (Centri di identificazione
ed espulsione), in particolare in quello di Gradisca d'Isonzo, si
pongono tre temi strettamente legati tra loro: un problema
umanitario, una questione di diritto e una questione di efficacia
rispetto ai risultati attesi.
Partendo da questi presupporti, Franco Codega (PD) e altri dodici
consiglieri regionali dei Gruppi di PD, SEL, Cittadini e PD-Ssk,
hanno presentato una mozione che intende impegnare la Giunta a
una serie di iniziative nei confronti della Prefettura di
Gorizia, dell'Ufficio immigrazione della Questura e dei soggetti
gestori del CIE.
E sullo stesso argomento è stata depositata anche
un'interpellanza a firma lunga (Cremaschi del PD e altri
consiglieri dello stesso PD, ma anche di M5S e SEL)
Tra le richieste della mozione, verificare la congruità e il
rispetto delle norme nazionali ed europee e la costituzionalità
dei provvedimenti; garantire il rispetto dei diritti inviolabili
delle persone, compreso il libero accesso alla comunicazione con
l'esterno - stampa compresa - il supporto legale, la tutela della
salute tramite il SSR; consentire l'ingresso in tutta la
struttura ai consiglieri regionali in qualunque momento per
verificare le condizioni globali della permanenza.
La mozione intende anche impegnare la Giunta nei confronti del
ministero degli Interni affinché sia garantito un adeguato
sostegno ai Comuni, che si trovano a rispondere a un problema
umanitario di interesse nazionale e internazionale, nonché a
chiedere la chiusura immediata del CIE qualora non fosse
possibile modificare sostanzialmente le condizioni di vita degli
stranieri trattenuti.
Infine, la mozione impegna sempre la Giunta a verificare con il
Governo la costituzionalità delle leggi e delle norme attuate in
questi anni, a sollecitare l'abrogazione di quelle che non
rispettano i diritti umani e a chiedere la riforma della
normativa relativa al sistema delle espulsioni e dei
trattenimenti, nonché l'abolizione immediata del reato di
immigrazione clandestina.
Queste le richieste, che muovono da alcune considerazioni, tra le
quali la situazione del CIE più volte verificata, anche
recentemente da diversi consiglieri regionali, all'interno del
quale vi sono problemi di condizioni di vita delle persone
trattenute e di lavoro di chi opera nella struttura, nonché
l'estrema eterogeneità delle persone e la varietà delle relative
vicissitudini di coloro che vi sono attualmente trattenuti:
immigrati che riferiscono di giungere da zone belliche e che
potrebbero essere nelle condizioni di chiedere asilo politico;
persone da decenni in Italia, con famiglia e figli nati nel
nostro Paese, ma senza un lavoro regolare o con permesso di
soggiorno scaduto; persone che hanno già scontato una pena in
carcere e che, non identificate nel corso della detenzione come
invece prevede la direttiva Amato-Mastella del 2007, sono
costrette a scontare un supplemento di pena nel CIE.
(immagini tv)
(segue)