SEL: Lauri, i CIE vanno chiusi, quello di Gradisca per primo
(ACON) Trieste, 1 ott - COM/AB - "Ieri, nello stretto di
Scicli, sono morte minimo 13 persone tentando di arrivare in
Italia. Erano tra le 50 e le 200: i sopravvissuti sono
clandestini per la legge italiana e, in quanto tali, diversi di
loro finiranno prima o poi in un CIE, anche se fuggono da una
guerra o cercano condizioni di vita migliori, come hanno fatto
gli stessi emigranti giuliani e friulani all'estero nella loro
storia."
A metterlo in evidenza è Giulio Lauri, capogruppo SEL in
Consiglio regionale, che aggiunge:
"Il CIE di Gradisca d'Isonzo è da molti riconosciuto come il
peggiore fra quelli presenti in Italia. La maggior parte di
coloro che sono trattenuti in quel luogo, e sottoposti a
condizioni ben più dure e degradanti di quelle delle stesse
carceri, lo sono per diretta conseguenza dell'introduzione del
reato di clandestinità e gli ex-detenuti, che sono una minoranza,
nonostante abbiano già scontato la pena e quindi regolato i conti
con la giustizia italiana".
"I CIE vanno chiusi, tutti - aggiunge Lauri - ma se c'è uno da
cui bisogna cominciare, così come ha chiesto anche la presidente
Serracchiani, è quello di Gradisca. Nel frattempo la Regione, in
quanto soggetto responsabile della salute di tutte le persone che
si trovano sul suo territorio, ha il potere e il dovere di
intervenire concretamente per tutelare la salute dei trattenuti,
cosa che oggi non avviene appieno, come dimostra anche il consumo
massiccio di psicofarmaci".
"In particolare pongo l'accento su tre aspetti - chiude Lauri:
mettere in atto misure di costante monitoraggio e tutela dei
diritti sanitari dei trattenuti; farsi carico dell'adeguamento
architettonico delle strutture e garantire il libero e rapido
accesso dei consiglieri regionali all'interno del centro".