Pdl: Ziberna, sostenere il parto domiciliare
(ACON) Trieste, 8 ott - COM/AB - "Sostenere, anche
economicamente, la donna che decide di partorire a domicilio,
purché siano naturalmente garantite condizioni igienico-sanitarie
di assoluta sicurezza per la madre e il nascituro".
A chiederlo è il vicecapogruppo Pdl in Consiglio regionale
Rodolfo Ziberna in un'interpellanza alla Giunta.
"Il Sistema sanitario nazionale - rileva Ziberna - garantisce a
ogni donna in stato di gravidanza il diritto a prestazioni
sanitarie gratuite e a prestazioni specialistiche in esenzione.
Garanzia che non viene però estesa alle donne che partoriscono a
domicilio, che si trovano costrette a pagare di tasca propria
un'ostetrica libera professionista, non potendo usufruire
dell'assistenza sanitaria gratuita, come se si recasse in
ospedale".
"A ben guardare, questo è un controsenso, visto che l'assistenza
domiciliare a parti fisiologici non presenta rischi aggiuntivi
rispetto all'assistenza negli ospedali e, inoltre, solleva le
Aziende sanitarie da gran parte delle spese, in particolare da
quelle relative alla degenza che, da sole, si aggirano in media
sui 600 euro al giorno. Un parto fisiologico senza complicazioni
ha un costo non superiore ai 1.500 euro, a fronte dei 2.500-3.000
euro di costo del parto operativo, ai quali si aggiungono appunto
i costi di degenza".
"Alcune Regioni, tenendo conto di questo paradosso - prosegue
l'esponente del Pdl - hanno ben pensato di prevedere un piano di
assistenza domiciliare a carico delle Aziende sanitarie, o
comunque il rimborso delle spese per l'assistenza ostetrica
domiciliare quando effettuata da libere professioniste. Si tratta
di Piemonte, Marche, Emilia Romagna, Lazio e della Provincia
Autonoma di Trento. Il primo servizio pubblico di assistenza al
parto domiciliare sorto in Italia è stato il Servizio parto a
domicilio dell'ospedale S. Anna di Torino, istituito sulla base
di una normativa della Regione Piemonte".
"In FVG questo servizio non esiste, come non vi è la possibilità
da parte delle ostetriche libere professioniste di usufruire dei
CEPAP (strumenti statistici valutati dall'ISTAT) e, pertanto, non
siamo in grado di conoscere il numero reale di parti che
attualmente hanno già luogo a domicilio".
"Sarebbe opportuno che anche il FVG si adeguasse a quanto già
disposto da altre Regioni - conclude Ziberna - in un'ottica di
libertà di scelta del luogo più idoneo per accogliere il
nascituro: a domicilio, in casa di maternità o in ospedale, in
risposta al bisogno primario di intimità, individualità e
condivisione familiare, naturalmente con adeguati livelli di
sicurezza".