M5S: no orari liberi commercio, domani incontro a Pordenone
(ACON) Trieste, 22 ott - COM/AB - Il MoVimento 5 Stelle del
Friuli Venezia Giulia chiede la revisione della liberalizzazione
degli orari del commercio. Sarà questo l'oggetto dell'incontro
"Domeniche? No grazie" - in programma domani, mercoledì 23
ottobre, alle 21.00, nell'Auditorium della Regione Fvg a
Pordenone, in via Roma.
Il consigliere regionale M5S Cristian Sergo illustrerà la
normativa regionale in tema di commercio. Nel corso dell'incontro
sarà inoltre presentata la mozione che i consiglieri regionali
del MoVimento 5 Stelle Sergo, Bianchi, Dal Zovo, Frattolin e
Ussai hanno depositato per chiedere alla Regione di prendere
posizione sul tema delle chiusure domenicali e di approvare
quanto prima una delle leggi di iniziativa popolare e
parlamentare per l'abrogazione del decreto "Salva Italia"
approvato dal precedente governo Monti.
La crisi del commercio sta falcidiando i piccoli esercizi
commerciali. In Italia, negli ultimi 18 mesi hanno chiuso 101.000
negozi con la perdita di circa 300.000 posti di lavoro. Per
tentare di bloccare questa emorragia, il MoVimento 5 Stelle ha
presentato una proposta di legge, attualmente in discussione in
Aula alla Camera dei deputati, che intende cancellare le
liberalizzazioni degli orari di apertura volute da Monti,
restituendo autonomia di decisione sul commercio a Regioni e a
Enti locali. La maggioranza sta facendo di tutto per bloccare
questa legge, continuando così a favorire le lobby dei centri
commerciali.
Le liberalizzazioni di Monti si sono rivelate fallimentari perché
non hanno portato un aumento dei fatturati per le imprese, né a
una diminuzione dei prezzi a favore dei consumatori, né a un
aumento dei posti di lavoro. In definitiva non hanno creato una
sana concorrenza, ma hanno solamente acuito lo scontro tra
piccola e grande distribuzione, con la conseguente chiusura di
migliaia di piccoli negozi e spingendo nella disoccupazione
migliaia di persone.
Le vendite non aumentano solo perché si tengono i negozi aperti
più a lungo, semplicemente gli acquisti si diluiscono in 7 giorni
invece di 6. Al contempo le ore di lavoro sono aumentate e i
costi per le imprese pure. I piccoli esercizi commerciali, già in
crisi, non reggono questo aggravio di costi e chiudono. La grande
distribuzione ne approfitta obbligando i lavoratori a turni di
lavoro stressanti che, non contemplando chiusure domenicali e
festive, sono impossibili da conciliare con la tutela della vita
familiare.