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M5S: no orari liberi commercio, domani incontro a Pordenone

22.10.2013
15:16
(ACON) Trieste, 22 ott - COM/AB - Il MoVimento 5 Stelle del Friuli Venezia Giulia chiede la revisione della liberalizzazione degli orari del commercio. Sarà questo l'oggetto dell'incontro "Domeniche? No grazie" - in programma domani, mercoledì 23 ottobre, alle 21.00, nell'Auditorium della Regione Fvg a Pordenone, in via Roma.

Il consigliere regionale M5S Cristian Sergo illustrerà la normativa regionale in tema di commercio. Nel corso dell'incontro sarà inoltre presentata la mozione che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle Sergo, Bianchi, Dal Zovo, Frattolin e Ussai hanno depositato per chiedere alla Regione di prendere posizione sul tema delle chiusure domenicali e di approvare quanto prima una delle leggi di iniziativa popolare e parlamentare per l'abrogazione del decreto "Salva Italia" approvato dal precedente governo Monti. La crisi del commercio sta falcidiando i piccoli esercizi commerciali. In Italia, negli ultimi 18 mesi hanno chiuso 101.000 negozi con la perdita di circa 300.000 posti di lavoro. Per tentare di bloccare questa emorragia, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, attualmente in discussione in Aula alla Camera dei deputati, che intende cancellare le liberalizzazioni degli orari di apertura volute da Monti, restituendo autonomia di decisione sul commercio a Regioni e a Enti locali. La maggioranza sta facendo di tutto per bloccare questa legge, continuando così a favorire le lobby dei centri commerciali.

Le liberalizzazioni di Monti si sono rivelate fallimentari perché non hanno portato un aumento dei fatturati per le imprese, né a una diminuzione dei prezzi a favore dei consumatori, né a un aumento dei posti di lavoro. In definitiva non hanno creato una sana concorrenza, ma hanno solamente acuito lo scontro tra piccola e grande distribuzione, con la conseguente chiusura di migliaia di piccoli negozi e spingendo nella disoccupazione migliaia di persone.

Le vendite non aumentano solo perché si tengono i negozi aperti più a lungo, semplicemente gli acquisti si diluiscono in 7 giorni invece di 6. Al contempo le ore di lavoro sono aumentate e i costi per le imprese pure. I piccoli esercizi commerciali, già in crisi, non reggono questo aggravio di costi e chiudono. La grande distribuzione ne approfitta obbligando i lavoratori a turni di lavoro stressanti che, non contemplando chiusure domenicali e festive, sono impossibili da conciliare con la tutela della vita familiare.