PD: Codega, affermare principio uguaglianza tra persone residenti
(ACON) Trieste, 6 nov - COM/MPB - "Affermiamo il principio di
uguaglianza tra le persone residenti in regione stabilendo le
priorità di trattamento nell'accesso alle prestazioni sociali.
Eliminiamo il requisito dei 24 mesi di residenzialità per
accedere agli interventi economici erogati dai Comuni. Si
estendano anche agli stranieri, di cui all'art. 41 della legge
286/1998, alcuni interventi a sostegno della famiglia, della
natalità, dell'edilizia convenzionata e del diritto allo studio".
Il consigliere del PD Franco Codega interviene così in merito
all'accesso al welfare da parte dei migranti ricordando in una
nota che "la Giunta Tondo si contraddistinse per una marcata
chiusura riguardo l'accesso al welfare regionale da parte della
popolazione migrante" e sottolineando che "dopotutto questo era
il pedaggio da pagare a una piccola forza della maggioranza del
tempo, la Lega Nord".
Il consigliere democratico ricostruisce tutta una serie di
passaggi.
"Tra il 2008 e il 2009 vennero approvati tutta una serie di
provvedimenti che noi contestammo nelle sedi opportune e che,
come volevasi dimostrare, vennero dichiarate in contrasto con la
Costituzione, con la normativa nazionale in materia e con le
direttive comunitarie. Le stesse norme vennero inoltre contestate
anche dai tribunali locali. Nel 2010 infatti usciva l'Ordinanza
R.L n. 530/10 del Giudice del lavoro del Tribunale di Udine, che
in seguito al ricorso di un cittadino rumeno per essere stato
escluso da parte del Comune di Latisana dall'accesso al bonus
bebè, in ottemperanza alle leggi regionali di cui sopra, ha dato
ragione al ricorrente e torto al Comune. Il 17 di novembre,
sempre il tribunale di Udine emetteva una ordinanza analoga
contro il Comune di Majano. Nel 2011 uscì la sentenza della Corte
costituzionale, la n. 40, che dichiarò incostituzionali diversi
commi della legge regionale 24 del 2009. Era la legge che, di
fatto, tagliava fuori dall'accesso al sistema integrato dei
servizi i cittadini comunitari. Il 4 aprile intervenne l'ANCI
regionale. Eravamo ormai all'assurdo. Di fronte alla latitanza
della Regione, di fronte a uffici che non davano risposte e
scaricavano tutte le responsabilità sui Comuni, di fronte ai
Comuni che non sapevano più raccapezzarsi in una situazione che
di logico non aveva più nulla, il presidente dell'ANCI regionale,
a nome dell'Associazione intera, invitava formalmente tutti i
Comuni a disapplicare le leggi regionali del settore.
"L'8 aprile 2011 venne comunicata una formale procedura di
infrazione da parte della Commissione europea nei confronti della
Regione Friuli Venezia Giulia proprio per le sue norme nei
confronti degli immigrati e la relativa costituzione in mora.
Venne così promulgata il 30 novembre la legge regionale 16/2011.
Anche questa legge però non andava bene. In Aula, in maniera
inequivocabile, mettemmo in evidenza i chiari profili di
incostituzionalità. Ma non fummo ascoltati. Difatti, in data 27
gennaio 2012, il Consiglio dei ministri impugnò anche la legge
regionale 16. Ed è del 19 luglio 2013 la sentenza, la n. 222,
della Corte costituzionale che dichiara l'illegittimità
costituzionale degli articoli 2 e 8, comma 2, nonchè
dell'articolo 9 della legge".