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PD: Codega, affermare principio uguaglianza tra persone residenti

06.11.2013
17:01
(ACON) Trieste, 6 nov - COM/MPB - "Affermiamo il principio di uguaglianza tra le persone residenti in regione stabilendo le priorità di trattamento nell'accesso alle prestazioni sociali. Eliminiamo il requisito dei 24 mesi di residenzialità per accedere agli interventi economici erogati dai Comuni. Si estendano anche agli stranieri, di cui all'art. 41 della legge 286/1998, alcuni interventi a sostegno della famiglia, della natalità, dell'edilizia convenzionata e del diritto allo studio".

Il consigliere del PD Franco Codega interviene così in merito all'accesso al welfare da parte dei migranti ricordando in una nota che "la Giunta Tondo si contraddistinse per una marcata chiusura riguardo l'accesso al welfare regionale da parte della popolazione migrante" e sottolineando che "dopotutto questo era il pedaggio da pagare a una piccola forza della maggioranza del tempo, la Lega Nord".

Il consigliere democratico ricostruisce tutta una serie di passaggi.

"Tra il 2008 e il 2009 vennero approvati tutta una serie di provvedimenti che noi contestammo nelle sedi opportune e che, come volevasi dimostrare, vennero dichiarate in contrasto con la Costituzione, con la normativa nazionale in materia e con le direttive comunitarie. Le stesse norme vennero inoltre contestate anche dai tribunali locali. Nel 2010 infatti usciva l'Ordinanza R.L n. 530/10 del Giudice del lavoro del Tribunale di Udine, che in seguito al ricorso di un cittadino rumeno per essere stato escluso da parte del Comune di Latisana dall'accesso al bonus bebè, in ottemperanza alle leggi regionali di cui sopra, ha dato ragione al ricorrente e torto al Comune. Il 17 di novembre, sempre il tribunale di Udine emetteva una ordinanza analoga contro il Comune di Majano. Nel 2011 uscì la sentenza della Corte costituzionale, la n. 40, che dichiarò incostituzionali diversi commi della legge regionale 24 del 2009. Era la legge che, di fatto, tagliava fuori dall'accesso al sistema integrato dei servizi i cittadini comunitari. Il 4 aprile intervenne l'ANCI regionale. Eravamo ormai all'assurdo. Di fronte alla latitanza della Regione, di fronte a uffici che non davano risposte e scaricavano tutte le responsabilità sui Comuni, di fronte ai Comuni che non sapevano più raccapezzarsi in una situazione che di logico non aveva più nulla, il presidente dell'ANCI regionale, a nome dell'Associazione intera, invitava formalmente tutti i Comuni a disapplicare le leggi regionali del settore.

"L'8 aprile 2011 venne comunicata una formale procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti della Regione Friuli Venezia Giulia proprio per le sue norme nei confronti degli immigrati e la relativa costituzione in mora. Venne così promulgata il 30 novembre la legge regionale 16/2011. Anche questa legge però non andava bene. In Aula, in maniera inequivocabile, mettemmo in evidenza i chiari profili di incostituzionalità. Ma non fummo ascoltati. Difatti, in data 27 gennaio 2012, il Consiglio dei ministri impugnò anche la legge regionale 16. Ed è del 19 luglio 2013 la sentenza, la n. 222, della Corte costituzionale che dichiara l'illegittimità costituzionale degli articoli 2 e 8, comma 2, nonchè dell'articolo 9 della legge".