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V Comm: su abolizione Province audizioni con SKGZ, SSO e UPI

15.01.2014
16:07
(ACON) Trieste, 15 gen - AB - Perplessità, anche contrarietà, non sicuramente consensi. La riforma degli enti locali che prevede il superamento delle Province è stata il tema delle audizioni che la V Commissione del Consiglio regionale, presidente Vincenzo Martines (PD), ha svolto con Rudi Pavsic dell'SKGZ (Unione culturale economica slovena), Drago Stoka dell'SSO (Confederazione delle organizzazioni slovene) e con l'UPI (Unione delle Province).

SKGZ e SSO hanno sostenuto che ogni riforma dev'essere fatta bene, perché il rischio che poi emergano problemi maggiori è reale. Se la Regione FVG ha una sua peculiarità - hanno aggiunto - lo deve anche alla presenza della comunità slovena e alle forme di tutela che a esse derivano dai trattati internazionali, da Londra a Osimo. Ma di questo dato si è tenuto conto quando si è affrontato il disegno di riforma? No, così la comunità slovena si sente figlia di un Dio minore quando guarda ai trattamenti che vengono riservati alle analoghe comunità linguistiche francese e tedesca.

Se le Province sono enti da eliminare, l'elenco sarebbe ben più lungo. Quelle di Trieste e Gorizia, in particolare, hanno storicamente recitato un ruolo di collegamento, di promozione, anticipando con il loro modo di fare aperto le leggi di tutela. Allora, se si vuol modificare l'assetto degli enti locali, bisogna tenerne conto, ma dai due provvedimenti di legge non si ricava questa attenzione, mentre vi sarebbe un obbligo morale a farlo. Non va poi dimenticato che quelli più sfortunati sono i Comuni della Provincia di Udine che hanno la presenza della comunità slovena: dovrebbero essere tutelati e invece in questa riforma sembrano essere abbandonati a sé stessi.

Non capiamo - hanno concluso SKGZ e SSO - questa fretta di anticipare una riforma che a livello nazionale non è stata ancora ben definita. Forse sarebbe il caso di pensarci ancora un po'.

Per Alessandro Ciriani, presidente dell'UPI e della Provincia di Pordenone, i due provvedimenti sono la punta dell'iceberg di un disegno di grandissima portata sul quale il Consiglio regionale ha un'enorme responsabilità. Per questo dovrebbe farlo non in maniera raffazzonata, ma scrupolosa, prudente, ponderata; si ha invece la sensazione che la riforma venga portata avanti non perché serve, ma per lanciare un segnale politico, senza conoscere quali saranno i costi e i benefici.

Riteniamo indispensabile, pertanto, un serio approfondimento, perché si va innanzitutto a ledere il diritto di voto dei cittadini; senza contare che nessuno ci ha ancora spiegato quali saranno i vantaggi reali di questa riforma per i cittadini, le famiglie, la imprese.

Abbiamo seri dubbi - così ancora Ciriani - sul passaggio della fase transitoria: che ne sarà del patrimonio dell'ente, degli attivi, dei passivi, dei mutui? Quali servizi e quali funzioni passeranno a Regione e Comuni e con quali ricadute? Gran parte delle competenze - ha rafforzato il concetto anche Gennaro Falanga, presidente del Consiglio provinciale di Gorizia - è impensabile che vengano trasferite ai Comuni, basti pensare, ad esempio, a trasporto pubblico locale, ambiente, motorizzazione civile, servizi per l'impiego, viabilità, caccia. Le Province hanno in carico 2204 chilometri di strade e la Regione 968; 145 istituti scolastici di secondo grado dipendono dalle Province: chi gestirà tutto ciò? Senza dimenticare che la riforma come ipotizzata si porterà dietro un problema di rappresentatività territoriale e politica. Per tutto questo il Consiglio delle autonomie locali ha espresso un no largo e sicuramente non politico.

Non pregiudizialmente contraria all'abolizione delle Province, ma decisamente contro una riforma che "parte dai piedi" si è detta Maria Teresa Bassa Poropat, presidente dell'ente intermedio di Trieste. Il programma della presidente Serracchiani, da lei condiviso, prevedeva il superamento delle Province e il riordino degli enti locali, ma è proprio quest'ultimo la riforma delle riforme. E allora, prima si modifichi lo Statuto e poi si metta mano alle Province. Senza contare che i due testi di legge all'attenzione della Commissione sono contraddittori: uno elimina le Province, nell'altro rimangono con un sistema elettorale diverso.

Un'analisi tecnico-legislativa è stata quindi portata all'attenzione della Commissione da Mario Bertolissi, ordinario di diritto costituzionale all'università di Padova. Una norma che preveda la trasformazione delle Province in enti di secondo grado, ossia eletti dai Comuni, a parere di molti studiosi del diritto appare incostituzionale. Varrebbe inoltre la pena riflettere sull'indispensabilità di questa riforma e ha concluso affermando che quando si vanno a toccare temi importanti come questo, i provvedimenti di legge dovrebbero avere un'ispirazione diversa, non testi senz'anima e meramente descrittivi, incapaci di intercettare le aspettative dei cittadini.

(immagini tv)