V Comm: su abolizione Province audizioni con SKGZ, SSO e UPI
(ACON) Trieste, 15 gen - AB - Perplessità, anche contrarietà,
non sicuramente consensi. La riforma degli enti locali che
prevede il superamento delle Province è stata il tema delle
audizioni che la V Commissione del Consiglio regionale,
presidente Vincenzo Martines (PD), ha svolto con Rudi Pavsic
dell'SKGZ (Unione culturale economica slovena), Drago Stoka
dell'SSO (Confederazione delle organizzazioni slovene) e con
l'UPI (Unione delle Province).
SKGZ e SSO hanno sostenuto che ogni riforma dev'essere fatta
bene, perché il rischio che poi emergano problemi maggiori è
reale. Se la Regione FVG ha una sua peculiarità - hanno aggiunto
- lo deve anche alla presenza della comunità slovena e alle forme
di tutela che a esse derivano dai trattati internazionali, da
Londra a Osimo. Ma di questo dato si è tenuto conto quando si è
affrontato il disegno di riforma? No, così la comunità slovena si
sente figlia di un Dio minore quando guarda ai trattamenti che
vengono riservati alle analoghe comunità linguistiche francese e
tedesca.
Se le Province sono enti da eliminare, l'elenco sarebbe ben più
lungo. Quelle di Trieste e Gorizia, in particolare, hanno
storicamente recitato un ruolo di collegamento, di promozione,
anticipando con il loro modo di fare aperto le leggi di tutela.
Allora, se si vuol modificare l'assetto degli enti locali,
bisogna tenerne conto, ma dai due provvedimenti di legge non si
ricava questa attenzione, mentre vi sarebbe un obbligo morale a
farlo. Non va poi dimenticato che quelli più sfortunati sono i
Comuni della Provincia di Udine che hanno la presenza della
comunità slovena: dovrebbero essere tutelati e invece in questa
riforma sembrano essere abbandonati a sé stessi.
Non capiamo - hanno concluso SKGZ e SSO - questa fretta di
anticipare una riforma che a livello nazionale non è stata ancora
ben definita. Forse sarebbe il caso di pensarci ancora un po'.
Per Alessandro Ciriani, presidente dell'UPI e della Provincia di
Pordenone, i due provvedimenti sono la punta dell'iceberg di un
disegno di grandissima portata sul quale il Consiglio regionale
ha un'enorme responsabilità. Per questo dovrebbe farlo non in
maniera raffazzonata, ma scrupolosa, prudente, ponderata; si ha
invece la sensazione che la riforma venga portata avanti non
perché serve, ma per lanciare un segnale politico, senza
conoscere quali saranno i costi e i benefici.
Riteniamo indispensabile, pertanto, un serio approfondimento,
perché si va innanzitutto a ledere il diritto di voto dei
cittadini; senza contare che nessuno ci ha ancora spiegato quali
saranno i vantaggi reali di questa riforma per i cittadini, le
famiglie, la imprese.
Abbiamo seri dubbi - così ancora Ciriani - sul passaggio della
fase transitoria: che ne sarà del patrimonio dell'ente, degli
attivi, dei passivi, dei mutui? Quali servizi e quali funzioni
passeranno a Regione e Comuni e con quali ricadute? Gran parte
delle competenze - ha rafforzato il concetto anche Gennaro
Falanga, presidente del Consiglio provinciale di Gorizia - è
impensabile che vengano trasferite ai Comuni, basti pensare, ad
esempio, a trasporto pubblico locale, ambiente, motorizzazione
civile, servizi per l'impiego, viabilità, caccia. Le Province
hanno in carico 2204 chilometri di strade e la Regione 968; 145
istituti scolastici di secondo grado dipendono dalle Province:
chi gestirà tutto ciò? Senza dimenticare che la riforma come
ipotizzata si porterà dietro un problema di rappresentatività
territoriale e politica. Per tutto questo il Consiglio delle
autonomie locali ha espresso un no largo e sicuramente non
politico.
Non pregiudizialmente contraria all'abolizione delle Province, ma
decisamente contro una riforma che "parte dai piedi" si è detta
Maria Teresa Bassa Poropat, presidente dell'ente intermedio di
Trieste. Il programma della presidente Serracchiani, da lei
condiviso, prevedeva il superamento delle Province e il riordino
degli enti locali, ma è proprio quest'ultimo la riforma delle
riforme. E allora, prima si modifichi lo Statuto e poi si metta
mano alle Province. Senza contare che i due testi di legge
all'attenzione della Commissione sono contraddittori: uno elimina
le Province, nell'altro rimangono con un sistema elettorale
diverso.
Un'analisi tecnico-legislativa è stata quindi portata
all'attenzione della Commissione da Mario Bertolissi, ordinario
di diritto costituzionale all'università di Padova. Una norma che
preveda la trasformazione delle Province in enti di secondo
grado, ossia eletti dai Comuni, a parere di molti studiosi del
diritto appare incostituzionale. Varrebbe inoltre la pena
riflettere sull'indispensabilità di questa riforma e ha concluso
affermando che quando si vanno a toccare temi importanti come
questo, i provvedimenti di legge dovrebbero avere un'ispirazione
diversa, non testi senz'anima e meramente descrittivi, incapaci
di intercettare le aspettative dei cittadini.
(immagini tv)