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V Comm: esame provvedimenti su superamento Province (1)

16.01.2014
17:09
(ACON) Trieste, 16 gen - MPB - Con la discussione generale è stato avviato in V Commissione del Consiglio regionale - presieduta nell'occasione da Pietro Paviotti (Citt), presente l'assessore Paolo Panontin - l'esame dei due provvedimenti di iniziativa della Giunta riguardanti il futuro dell'ente intermedio: la proposta di legge nazionale n. 1 che modifica lo Statuto speciale della Regione cancellando le Province e il disegno di legge n. 29 che, prevedendo in questa fase intermedia intanto il declassamento delle Province a enti di secondo grado, ne disciplina le nuove modalità di elezione.

A esordire Igor Gabrovec (PD-Ssk) per ribadire quanto già espresso dalla Slovenska skupnost in merito alla questione riguardante le Province, ovvero una contrarietà non tanto alla riforma quanto al rischio che si tratti di un salto nel buio: per i tempi che si dilateranno e perchè non è accettabile che un ente in cui la minoranza slovena è rappresentata e conta su misure di tutela venga abolito senza che si sappia come sarà sostitutito. Ogni riforma dovrebbe iniziare dalla testa e non dalla coda; sarebbe stato quindi più logico aspettare una modifica costituzionale dello Statuto, ha aggiunto annunciando l'astensione dal voto nei lavori della Commissione.

Tra Province e Comuni - ha quantificato Roberto Dipiazza (AR) - pro capite c'è 1 milione e mezzo di debiti, il doppio della Lombardia; davanti a una situazione così si dovrebbero eliminare non solo le Province. Oggi ci presentiamo con una sorta di pateracchio e vista la situazione economica dovremo davvero prendere decisioni più serie e influenzare il Governo centrale. Con il patto di stabilità chi si accollerà i debiti di strade e scuole? A fine mandato non avremo fatto nulla, ma diremo che abbiamo eliminato le Province.

D'accordo sul superamento delle Province Elena Bianchi (M5S) che, evidenziando l'opportunità di alcune modifiche, ha sottolineato che sarebbe stato meglio partire dalle questioni relative a patrimonio, debiti e assegnazione delle funzioni; assurdo andare a elezioni se si parla di superamento e comunque nessuna delle iniziative prospettate è certa e attuabile, possono essere impugnate. Nell'analisi dei rischi forse bisognerebbe considerare quella che costa meno e il M5S è per l'ipotesi del commissariamento.

Elio De Anna (GM/FI), ricordando l'architettura istituzionale dello Stato con gli organismi equiordinati sulla base dell'elezione diretta da parte del popolo, ovvero di una elezione di primo grado, ha sottolineato che questo scombinamento è possibile solo cambiando la Costituzione. E, scendendo nel pratico, si è chiesto chi per esempio si accollerà, in un organismo di II grado fatto da sindaci, i costi di un istituto di valenza di area vasta, e ha invitato a considerare i tanti punti di conflitto e di rischio di ricorsi prima di percorrere questa strada.

Per Rodolfo Ziberna (Pdl), le idee dell'assessore non sono cambiate nonostante i vari riti di democrazia, ma il buon senso suggerirebbe di fermarci prima di trovarci in mezzo al guado, di attendere il cambiamento della Costituzione. Perchè tutta questa fretta? Se non verrà modificata la Costituzione questa legge sarà cassata. Il consigliere si è inoltre chiesto se l'Amministrazione regionale abbia fatto delle simulazioni riguardo costi e vantaggi e se non ci sia un accanimento contro la Provincia di Pordenone.

Per Cristiano Shaurli (PD) c'è convergenza sull'idea di superamento delle Province; il consigliere cita il programma elettorale di Tondo e M5S, e sottolinea l'istanza diffusa nel Paese di una architettura istituzionale articolata su Regioni e Comuni. Oggi non individuiamo un riallocamento delle competenze e non facciamo la riforma degli enti locali che dipende dalla nostra capacità di realizzarla. Questo di cui si parla deve essere considerato un percorso provvisorio, una norma transitoria destinata a durare un anno e mezzo al massimo, che deve aiutarci ad arrivare a una riforma piena. I timori per la rappresentatività appaiono legittimi, ma sovradimensionati.

Riccardo Riccardi (Pdl) richiamando le posizioni espresse in audizione dalla presidente della Provincia di Trieste Bassa Poropat (favorevole a una modifica prima dello Statuto e poi a metter mano alle Province) si è pronunciato favorevolmente sulla legge voto sulla quale si possono trovare le convergenze, ma ha preso le distanze da un discorso spostato sulle competenze delle Province e ha analizzato la situazione specifica che si creerebbe in quella di Pordenone alle prossime elezioni, invitando a non accendere la miccia politica. Se lo scontro politico si accenderà non finirà più.

Superamento delle Province obiettivo politico del programma della presidente. Lo ha ribadito anche Diego Moretti (PD), convinto che la modifica in discussione sarà transitoria pur senza nascondere i rischi di incostituzionalità. Ma date le scadenze, il Consiglio regionale deve dare un segnale.

Un invito a soppesare il disegno di legge 29 è venuto da Giulio Lauri (SEL) che, esprimendo invece l'auspicio dell'approvazione della legge voto, ha indicato i punti di perplessità di SEL sul ddl, considerato non prioritario, e ha indicato soprattutto una distorsione nella rappresentanza territoriale e politica e anche per quanto riguarda la comunità slovena; nel percorso di ridisegno delle autonomie locali va gestita una transizione ma, così come delineato, non convince perchè in questo Paese nulla è più definitivo di quello che è transitorio.

Province elemento politico-culturale, per tenere insieme un territorio, ha detto Luca Ciriani (Pdl) che si è soffermato sull'approccio metodologico alla questione evidenziando la mancanza di unità di intenti nella maggioranza e gli aspetti specifici per la Provincia di Pordenone, che in pochi mesi ha e perso il carcere e l'ospedale e rischia di essere governata da maggioranze variabili. Perchè sostituire qualcosa che funziona quando il destino è il caos o l'immobilismo, ha aggiunto sottolineando l'esigenza di una adeguata rappresentatività territoriale e delle minoranze e ponendo quesiti specifici su poteri di Giunta e Consiglio all'interno dei nuovi organismi.

Pietro Paviotti , intervenendo come esponente dei Cittadini, ha evidenziato che se si vuole chiudere la questione si deve fare qualcosa anche rischiando. Va quindi individuato un periodo intermedio nel quale si inizia a svuotare le Province di competenze che poi vengono ridistribuite. Il provvedimento elettorale serve a trovare proprio la fase transitoria per affrontare in un percorso graduale questioni come strade, cultura, ambiente.

Infine l'assessore Panontin, rispondendo ai consiglieri, ha sottolineato che il processo di riforma è stato immaginato come composto da diverse tessere, dove i due provvedimenti in questione hanno valenza politica e sono parti del mosaico, e che l'obiettivo è mantenere la tempistica nel superamento delle Province. Un impegno, quello di fare la riforma, nei confronti dell'opinione pubblica. Il perno su cui si regge tutto è la legge voto, e la volontà delle forze politiche di dare al Parlamento un segnale forte come Regione speciale.

La legge elettorale di secondo grado è un passo di avvicinamento, una agevolazione a questo processo, non un salto nel buio. Panontin si è detto dispiaciuto del parere negativo del Consiglio delle autonomie locali, ma consapevole di cosa sia accaduto in quell'assise, ha infine fatto sapere che su costi e risparmi derivanti dalla chiusura delle Province si sta lavorando ad analisi più approfondite rispetto a valutazioni e ipotesi già formulate.

(immagini tv)

(segue)