V Comm: esame provvedimenti su superamento Province (1)
(ACON) Trieste, 16 gen - MPB - Con la discussione generale è
stato avviato in V Commissione del Consiglio regionale -
presieduta nell'occasione da Pietro Paviotti (Citt), presente
l'assessore Paolo Panontin - l'esame dei due provvedimenti di
iniziativa della Giunta riguardanti il futuro dell'ente
intermedio: la proposta di legge nazionale n. 1 che modifica lo
Statuto speciale della Regione cancellando le Province e il
disegno di legge n. 29 che, prevedendo in questa fase intermedia
intanto il declassamento delle Province a enti di secondo grado,
ne disciplina le nuove modalità di elezione.
A esordire Igor Gabrovec (PD-Ssk) per ribadire quanto già
espresso dalla Slovenska skupnost in merito alla questione
riguardante le Province, ovvero una contrarietà non tanto alla
riforma quanto al rischio che si tratti di un salto nel buio: per
i tempi che si dilateranno e perchè non è accettabile che un ente
in cui la minoranza slovena è rappresentata e conta su misure di
tutela venga abolito senza che si sappia come sarà sostitutito.
Ogni riforma dovrebbe iniziare dalla testa e non dalla coda;
sarebbe stato quindi più logico aspettare una modifica
costituzionale dello Statuto, ha aggiunto annunciando
l'astensione dal voto nei lavori della Commissione.
Tra Province e Comuni - ha quantificato Roberto Dipiazza (AR) -
pro capite c'è 1 milione e mezzo di debiti, il doppio della
Lombardia; davanti a una situazione così si dovrebbero eliminare
non solo le Province. Oggi ci presentiamo con una sorta di
pateracchio e vista la situazione economica dovremo davvero
prendere decisioni più serie e influenzare il Governo centrale.
Con il patto di stabilità chi si accollerà i debiti di strade e
scuole? A fine mandato non avremo fatto nulla, ma diremo che
abbiamo eliminato le Province.
D'accordo sul superamento delle Province Elena Bianchi (M5S) che,
evidenziando l'opportunità di alcune modifiche, ha sottolineato
che sarebbe stato meglio partire dalle questioni relative a
patrimonio, debiti e assegnazione delle funzioni; assurdo andare
a elezioni se si parla di superamento e comunque nessuna delle
iniziative prospettate è certa e attuabile, possono essere
impugnate. Nell'analisi dei rischi forse bisognerebbe considerare
quella che costa meno e il M5S è per l'ipotesi del
commissariamento.
Elio De Anna (GM/FI), ricordando l'architettura istituzionale
dello Stato con gli organismi equiordinati sulla base
dell'elezione diretta da parte del popolo, ovvero di una elezione
di primo grado, ha sottolineato che questo scombinamento è
possibile solo cambiando la Costituzione. E, scendendo nel
pratico, si è chiesto chi per esempio si accollerà, in un
organismo di II grado fatto da sindaci, i costi di un istituto di
valenza di area vasta, e ha invitato a considerare i tanti punti
di conflitto e di rischio di ricorsi prima di percorrere questa
strada.
Per Rodolfo Ziberna (Pdl), le idee dell'assessore non sono
cambiate nonostante i vari riti di democrazia, ma il buon senso
suggerirebbe di fermarci prima di trovarci in mezzo al guado, di
attendere il cambiamento della Costituzione. Perchè tutta questa
fretta? Se non verrà modificata la Costituzione questa legge sarà
cassata. Il consigliere si è inoltre chiesto se l'Amministrazione
regionale abbia fatto delle simulazioni riguardo costi e vantaggi
e se non ci sia un accanimento contro la Provincia di Pordenone.
Per Cristiano Shaurli (PD) c'è convergenza sull'idea di
superamento delle Province; il consigliere cita il programma
elettorale di Tondo e M5S, e sottolinea l'istanza diffusa nel
Paese di una architettura istituzionale articolata su Regioni e
Comuni. Oggi non individuiamo un riallocamento delle competenze e
non facciamo la riforma degli enti locali che dipende dalla
nostra capacità di realizzarla. Questo di cui si parla deve
essere considerato un percorso provvisorio, una norma transitoria
destinata a durare un anno e mezzo al massimo, che deve aiutarci
ad arrivare a una riforma piena. I timori per la
rappresentatività appaiono legittimi, ma sovradimensionati.
Riccardo Riccardi (Pdl) richiamando le posizioni espresse in
audizione dalla presidente della Provincia di Trieste Bassa
Poropat (favorevole a una modifica prima dello Statuto e poi a
metter mano alle Province) si è pronunciato favorevolmente sulla
legge voto sulla quale si possono trovare le convergenze, ma ha
preso le distanze da un discorso spostato sulle competenze delle
Province e ha analizzato la situazione specifica che si creerebbe
in quella di Pordenone alle prossime elezioni, invitando a non
accendere la miccia politica. Se lo scontro politico si
accenderà non finirà più.
Superamento delle Province obiettivo politico del programma della
presidente. Lo ha ribadito anche Diego Moretti (PD), convinto che
la modifica in discussione sarà transitoria pur senza nascondere
i rischi di incostituzionalità. Ma date le scadenze, il Consiglio
regionale deve dare un segnale.
Un invito a soppesare il disegno di legge 29 è venuto da Giulio
Lauri (SEL) che, esprimendo invece l'auspicio dell'approvazione
della legge voto, ha indicato i punti di perplessità di SEL sul
ddl, considerato non prioritario, e ha indicato soprattutto una
distorsione nella rappresentanza territoriale e politica e anche
per quanto riguarda la comunità slovena; nel percorso di
ridisegno delle autonomie locali va gestita una transizione ma,
così come delineato, non convince perchè in questo Paese nulla è
più definitivo di quello che è transitorio.
Province elemento politico-culturale, per tenere insieme un
territorio, ha detto Luca Ciriani (Pdl) che si è soffermato
sull'approccio metodologico alla questione evidenziando la
mancanza di unità di intenti nella maggioranza e gli aspetti
specifici per la Provincia di Pordenone, che in pochi mesi ha e
perso il carcere e l'ospedale e rischia di essere governata da
maggioranze variabili. Perchè sostituire qualcosa che funziona
quando il destino è il caos o l'immobilismo, ha aggiunto
sottolineando l'esigenza di una adeguata rappresentatività
territoriale e delle minoranze e ponendo quesiti specifici su
poteri di Giunta e Consiglio all'interno dei nuovi organismi.
Pietro Paviotti , intervenendo come esponente dei Cittadini, ha
evidenziato che se si vuole chiudere la questione si deve fare
qualcosa anche rischiando. Va quindi individuato un periodo
intermedio nel quale si inizia a svuotare le Province di
competenze che poi vengono ridistribuite. Il provvedimento
elettorale serve a trovare proprio la fase transitoria per
affrontare in un percorso graduale questioni come strade,
cultura, ambiente.
Infine l'assessore Panontin, rispondendo ai consiglieri, ha
sottolineato che il processo di riforma è stato immaginato come
composto da diverse tessere, dove i due provvedimenti in
questione hanno valenza politica e sono parti del mosaico, e che
l'obiettivo è mantenere la tempistica nel superamento delle
Province. Un impegno, quello di fare la riforma, nei confronti
dell'opinione pubblica. Il perno su cui si regge tutto è la legge
voto, e la volontà delle forze politiche di dare al Parlamento un
segnale forte come Regione speciale.
La legge elettorale di secondo grado è un passo di avvicinamento,
una agevolazione a questo processo, non un salto nel buio.
Panontin si è detto dispiaciuto del parere negativo del Consiglio
delle autonomie locali, ma consapevole di cosa sia accaduto in
quell'assise, ha infine fatto sapere che su costi e risparmi
derivanti dalla chiusura delle Province si sta lavorando ad
analisi più approfondite rispetto a valutazioni e ipotesi già
formulate.
(immagini tv)
(segue)