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III Comm:audizione organo indirizzo AOU S.Maria della Misericordia

22.01.2014
18:41
(ACON) Trieste, 22 gen - ET - La III Commissione consiliare, presidente Franco Rotelli (PD), ha ripreso l'audizione con l'organo di indirizzo dell'Azienda ospedaliero universitaria "Santa Maria della Misericordia di Udine", che si era in parte già svolta la scorsa settimana.

Francesco Curcio, dopo aver segnalato l'efficacia dei corsi di laurea in medicina e di quelli sanitari nell'ateneo udinese e di come questi siano perfettamente funzionali e abbiano numeri più che adeguati, ha esortato a tener conto dei parametri posti dal ministero competente e delle possibili conseguenze di scelte fatte senza adeguati approfondimenti, soprattutto sui parametri dei rapporti fissati a livello nazionale tra quantità di studenti e docenti. Entrando poi nel concreto della spesa sanitaria, ha rilevato come da recentissimi studi quella italiana sia tra le più basse nel mondo occidentale. "I tagli indiscriminati", ha detto Curcio riferendosi all'AOU, "ci mettono a rischio di demansionamento". Sottolineata anche la fondamentale continuità terapeutica, da garantire sempre e comunque, e che i numeri di professionisti sanitari forniti dalle scuole deputate in regione sono congrui con le richieste del sistema. Gastone Collini ha portato i numeri della quantità di posti letto persi dall'ospedale udinese dal 1994 ad oggi, circa 600, sottolineando che in questi anni l'ospedale ha già svolto una fondamentale azione di riorganizzazione. Per Collini i risparmi saranno utili e possibili solo con il completamento del nuovo ospedale. Carlo Tasso è tornato sul fondamentale ruolo che Insiel manca di svolgere fino in fondo nella partita dell'efficacia del sistema sanitario regionale. "Mancanza e alternanza di governance, che porta a immobilismo", ha detto. Infine Giuseppe Toffoli ha ribadito che per visione imprenditoriale intende una strategia che dia maggior peso a ricerca e sviluppo, segnalando anche che per contenere la spesa farmaceutica bisogna puntare sui medicinali generici e biosimilari, incentivandone l'utilizzo.

È poi stato il momento delle domande e osservazioni dei consiglieri, per primo il presidente Rotelli che ha evidenziato il forte coinvolgimento e la consapevolezza della Giunta sui temi sollevati. La nuova legge dovrebbe dare risposte forti alla richiesta di continuità terapeutica, in un'ottica di sistema, anche nel campo della ricerca. Per Rotelli è anche opportuno metter mano al protocollo Università-Regione, che nessuno ha toccato negli anni precedenti.

Stefano Pustetto (SEL) ha contestato alcune affermazioni degli auditi, in particolar modo sull'opportunità di mantenere alcuni doppioni, inclusi quelli universitari. "Mantenere due atenei, quanto ci costa? Per mantenerli dobbiamo rinunciare ad altri servizi sul territorio?", si domanda il consigliere. Per Pustetto grossa parte delle questioni sollevate sono precipuamente un problema politico, dalle scelte sull'educazione, al problema tecnologico e informatico, alle decisioni da prendere in materia farmacologica.

Gino Gregoris (Citt) ha posto una domanda molto specifica, chiedendo spiegazioni sul motivo che porta molta parte degli infermieri presenti sul territorio a essere cittadini di altri paesi. Il consigliere ha sottolineato come sulla questione dei doppioni permangano perplessità.

Riccardo Riccardi (Pdl) ha voluto porre questioni precise agli auditi. I tagli potrebbero portare a stabilire un tetto al numero di ricoveri, a una riduzione dell'attività nel periodo estivo. Ma che ricadute avranno queste scelte che comunque non basteranno a mantenere in equilibrio il budget? "Che ricetta avete? Come scongiurare il pericolo che l'ospedale di Udine diventi ospedale di rete?", ha chiesto.

Walter Santarossa (AR) ha suggerito che Udine copi l'esperienza di Pordenone e la formula degli ospedali riuniti. "I grandi doppioni esistono anche tra Trieste e Udine e non solo nella stessa azienda", ha detto Santarossa. Toccando anche il tema Insiel, il consigliere ha esortato la Giunta a risolvere, tenendo conto del parere dei tecnici.

In conclusione Francesco Curcio ha evidenziato che la carenza di infermieri cittadini italiani è dovuta allo scarso interesse per questa professioni tra gli stessi. Parlando dei rapporti tra ospedali, ha trovato che la soluzione adottata in provincia di Pordenone sia utile ai fini della continuità terapeutica. I tagli sono possibili, ma piuttosto che tagliare dei doppioni (che di fatto poi non sono sempre tali), conviene razionalizzare, con senso della realtà della professione medica, specializzando le strutture, esaltandone vocazione e specialità.

(immagini tv)