III Comm:audizione organo indirizzo AOU S.Maria della Misericordia
(ACON) Trieste, 22 gen - ET - La III Commissione consiliare,
presidente Franco Rotelli (PD), ha ripreso l'audizione con
l'organo di indirizzo dell'Azienda ospedaliero universitaria
"Santa Maria della Misericordia di Udine", che si era in parte
già svolta la scorsa settimana.
Francesco Curcio, dopo aver segnalato l'efficacia dei corsi di
laurea in medicina e di quelli sanitari nell'ateneo udinese e di
come questi siano perfettamente funzionali e abbiano numeri più
che adeguati, ha esortato a tener conto dei parametri posti dal
ministero competente e delle possibili conseguenze di scelte
fatte senza adeguati approfondimenti, soprattutto sui parametri
dei rapporti fissati a livello nazionale tra quantità di studenti
e docenti. Entrando poi nel concreto della spesa sanitaria, ha
rilevato come da recentissimi studi quella italiana sia tra le
più basse nel mondo occidentale. "I tagli indiscriminati", ha
detto Curcio riferendosi all'AOU, "ci mettono a rischio di
demansionamento". Sottolineata anche la fondamentale continuità
terapeutica, da garantire sempre e comunque, e che i numeri di
professionisti sanitari forniti dalle scuole deputate in regione
sono congrui con le richieste del sistema. Gastone Collini ha
portato i numeri della quantità di posti letto persi
dall'ospedale udinese dal 1994 ad oggi, circa 600, sottolineando
che in questi anni l'ospedale ha già svolto una fondamentale
azione di riorganizzazione. Per Collini i risparmi saranno utili
e possibili solo con il completamento del nuovo ospedale. Carlo
Tasso è tornato sul fondamentale ruolo che Insiel manca di
svolgere fino in fondo nella partita dell'efficacia del sistema
sanitario regionale. "Mancanza e alternanza di governance, che
porta a immobilismo", ha detto. Infine Giuseppe Toffoli ha
ribadito che per visione imprenditoriale intende una strategia
che dia maggior peso a ricerca e sviluppo, segnalando anche che
per contenere la spesa farmaceutica bisogna puntare sui
medicinali generici e biosimilari, incentivandone l'utilizzo.
È poi stato il momento delle domande e osservazioni dei
consiglieri, per primo il presidente Rotelli che ha evidenziato
il forte coinvolgimento e la consapevolezza della Giunta sui temi
sollevati. La nuova legge dovrebbe dare risposte forti alla
richiesta di continuità terapeutica, in un'ottica di sistema,
anche nel campo della ricerca. Per Rotelli è anche opportuno
metter mano al protocollo Università-Regione, che nessuno ha
toccato negli anni precedenti.
Stefano Pustetto (SEL) ha contestato alcune affermazioni degli
auditi, in particolar modo sull'opportunità di mantenere alcuni
doppioni, inclusi quelli universitari. "Mantenere due atenei,
quanto ci costa? Per mantenerli dobbiamo rinunciare ad altri
servizi sul territorio?", si domanda il consigliere. Per Pustetto
grossa parte delle questioni sollevate sono precipuamente un
problema politico, dalle scelte sull'educazione, al problema
tecnologico e informatico, alle decisioni da prendere in materia
farmacologica.
Gino Gregoris (Citt) ha posto una domanda molto specifica,
chiedendo spiegazioni sul motivo che porta molta parte degli
infermieri presenti sul territorio a essere cittadini di altri
paesi. Il consigliere ha sottolineato come sulla questione dei
doppioni permangano perplessità.
Riccardo Riccardi (Pdl) ha voluto porre questioni precise agli
auditi. I tagli potrebbero portare a stabilire un tetto al numero
di ricoveri, a una riduzione dell'attività nel periodo estivo. Ma
che ricadute avranno queste scelte che comunque non basteranno a
mantenere in equilibrio il budget? "Che ricetta avete? Come
scongiurare il pericolo che l'ospedale di Udine diventi ospedale
di rete?", ha chiesto.
Walter Santarossa (AR) ha suggerito che Udine copi l'esperienza
di Pordenone e la formula degli ospedali riuniti. "I grandi
doppioni esistono anche tra Trieste e Udine e non solo nella
stessa azienda", ha detto Santarossa. Toccando anche il tema
Insiel, il consigliere ha esortato la Giunta a risolvere, tenendo
conto del parere dei tecnici.
In conclusione Francesco Curcio ha evidenziato che la carenza di
infermieri cittadini italiani è dovuta allo scarso interesse per
questa professioni tra gli stessi. Parlando dei rapporti tra
ospedali, ha trovato che la soluzione adottata in provincia di
Pordenone sia utile ai fini della continuità terapeutica. I tagli
sono possibili, ma piuttosto che tagliare dei doppioni (che di
fatto poi non sono sempre tali), conviene razionalizzare, con
senso della realtà della professione medica, specializzando le
strutture, esaltandone vocazione e specialità.
(immagini tv)