CR: presidente Iacop commemora decennale Giorno del Ricordo (1)
(ACON) Trieste, 26 feb - AB - La seduta del Consiglio regionale
si è aperta con la commemorazione, da parte del presidente Franco
Iacop, del Giorno del Ricordo, istituito dieci anni fa da un voto
parlamentare a larghissima maggioranza che portò all'approvazione
della legge 30 marzo 2004 n. 92, un evento che Iacop ha definito
"l'approdo di una sofferta consapevolezza civile che si è venuta
consolidando nella percezione degli italiani".
"La consapevolezza - ha aggiunto - che un Paese democratico deve
sempre fare luce sugli aspetti, anche controversi, della propria
storia. Se vogliamo celebrare questa giornata nella pienezza dei
suoi significati, dobbiamo riconoscere che per lungo tempo
l'orribile capitolo delle foibe e dell'esodo dall'Istria, Fiume e
Dalmazia è stato nascosto al nostro Paese. Il Giorno del Ricordo
corrisponde all'esigenza di un riconoscimento umano e
istituzionale per troppo tempo mancato e che non ha nulla a che
vedere con il nazionalismo. La memoria che coltiviamo è anche
quella delle sofferenze inflitte alla Comunità slovena e croata
negli anni del fascismo, ma non possiamo dimenticare le
sofferenze, talvolta fino alla morte, inflitte a italiani immuni
da ogni colpa".
"Il giorno del ricordo presenta il significato di una memoria
ritrovata e condivisa, di rileggere un capitolo del passato
comune e condividere lo sforzo di analizzarlo e interpretarlo nel
decennio in cui le Repubbliche di Slovenia e di Croazia sono
parte di un'Europa nella quale nessuna identità può essere
sacrificata. Non è senza significato se nella legge istitutiva si
sia sottolineata l'importanza di rinnovare la memoria della
tragedia delle vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre
di 350.000 istriani, fiumani e dalmati e della più complessa
vicenda del confine orientale d'Italia. Il Giorno del Ricordo è
un'occasione per convertire la memoria di una immensa tragedia in
una riflessione su quanto le cose siano cambiate nel frattempo e
come gli sviluppi maturati lascino sperare in un futuro migliore,
improntato ai valori della pace, della cooperazione e
dell'accoglienza, privo di violenze e ingiustizie".
"Dobbiamo giustamente ricordare - così ancora Iacop - ciò che è
accaduto e non stancarci di condannare con tutto lo sdegno
possibile i crimini efferati e gli orrori della guerra, delle
persecuzioni, delle stragi e della pulizia etnica, consapevoli
che da allora sono cambiati non solo il confine orientale, con i
suoi vasti intrecci, in termini di contatti e scambi fra popoli e
differenti culture, valori e aspirazioni, ma tutta l'Europa, la
sua storia, l'attualità e ancor di più le prospettive del mondo
intero. Non si tratta di ridurre la portata di una pagina
tragica, ma di fare una riflessione, con la serenità e
l'oggettività che sono il vantaggio del tempo trascorso. La sfida
dei nostri tempi si gioca sulla nostra capacità di investire nel
futuro di noi stessi e dei nostri figli, memori di ciò che è
accaduto, ma protesi a realizzare un mondo diverso, dove l'odio
sia sostituito dal dialogo e dalla voglia di camminare insieme,
dettata non già da ragioni sentimentali, ma nel comune interesse
di contribuire a scrivere una nuova pagina di terre e popoli che
per secoli hanno dialogato e collaborato tra loro".
Il presidente Iacop ha quindi ripercorso quella fase storica, ne
ha messo in luce gli orrori delle foibe descrivendolo come
l'eccidio più grande e sconvolgente mai avvenuto nella storia
recente d'Italia e ha parlato di come gli esuli vissero il
duplice dramma di essere stati costretti ad abbandonare la
propria casa e di essere stati accolti con indifferenza da quella
stessa Italia nel cui abbraccio solidale avevano sperato.
"La storia degli ultimi 70 anni ha posto le premesse per ricucire
le lacerazioni con l'avanzare del processo di integrazione
europea anche nel quadrante orientale e in questo contesto la
nostra Regione può svolgere un ruolo importante e avere una
funzione determinante. Nel suo recente discorso sul Giorno del
Ricordo - ha evidenziato Iacop - anche il presidente del Senato
ha ricordato come la Slovenia e la Croazia siano entrate a fare
parte dell'Unione europea e come ciò abbia avuto un peso nel
superamento delle barriere ideologiche all'interno di un
contesto, quello dell'Unione, che è per sua natura fondato sul
rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e
reciproco scambio fra etnie, culture e lingue diverse. Grasso ha
riconosciuto come le nuove generazioni slovene, croate e italiane
si riconoscano in una comune appartenenza europea che arricchisce
le rispettive identità nazionali".
"Capire l'importanza del nuovo scenario che abbiamo davanti è un
primo passo necessario per costruire un futuro dove la violenza,
la discriminazione e l'odio siano solo un doloroso ricordo.
Significa uscire dallo stato di paralisi e di angoscia che deriva
dal fatto di fissare lo sguardo alla pagine più nera della nostra
storia recente - ha concluso Iacop - per concentrarci nella
scrittura di altre pagine, dove non si parla più di violenza,
odio e vendetta, ma di pace, di crescita, di sviluppo, di
cooperazione, con riferimento al comune cammino di popoli e di
individui fra loro diversi, che hanno diluito il loro essere
italiani, sloveni, croati nell'acquisizione graduale di una nuova
identità collettiva, quella che consentirà di chiamarli europei".
L'Aula ha osservato un minuto di raccoglimento, dopo il quale è
stato distribuito, su richiesta del consigliere Rodolfo Ziberna
(FI), il pieghevole "Confine orientale", breve sintesi storica a
completezza d'informaziopne, edito dall'Associazione nazionale
Venezia Giulia e Dalmazia.
(immagini tv)
(segue)