FI: Ziberna e Marini su celebrazione decennale Giorno del Ricordo
(ACON) Trieste, 26 feb - COM/AB - Rodolfo Ziberna e Bruno
Marini, consiglieri regionali di Forza Italia, intervengono in
merito alla celebrazione del decennale del Giorno del Ricordo.
"Sono trascorsi dieci anni dall'approvazione della legge
istitutiva del Giorno del Ricordo e il Consiglio regionale lo ha
celebrato con una prolusione del suo presidente Franco Iacop.
Molti sono i passaggi dell'intervento che apprezziamo. Tra essi
il riconoscimento dell'italianità di quelle terre d'Istria, Fiume
e Dalmazia occupate dai partigiani jugoslavi. La componente
italiana, immune da colpe, è stata costretta ad abbandonare
affetti e proprietà davanti alla violenza delle truppe titine, le
quali hanno braccato gli italiani e condotti in processi farsa
prima di avviarli verso morte certa e crudele nelle foibe.
Fuggiti per salvare sé stessi e i propri cari, verso un futuro
incerto e precario, gli esuli furono accolti con indifferenza da
un'Italia che scelse di imporre loro l'oblio, determinato da
interessi di politica internazionale. Riconoscendo le colpe del
fascismo nel tentativo di snazionalizzazione della componete
slovena, ha marcato le gravi responsabilità delle truppe
comuniste.
Il presidente Iacop ha riconosciuto che la popolazione italiana,
ha subito un eccidio di immani proporzioni, che mai l'Italia
conobbe. Il Friuli Venezia Giulia, accogliendo quasi 100.000
esuli, oggi conta oltre il 20% della sua popolazione tra esuli di
prima, seconda o terza generazione. Ringraziamo pertanto il
presidente Iacop per il suo intervento, che abbiamo apprezzato.
Esprimiamo, invece, amarezza, per l'assenza di entrambi i
consiglieri della componente linguistica slovena, Ukmar e
Gabrovec, quest'ultimo addirittura vicepresidente del Consiglio
regionale; ciò a maggior ragione alla luce delle significative
azioni svolte dall'associazionismo degli esuli a Gorizia come a
Trieste, in collaborazione anche con la SKGZ. Speravamo che
nell'occasione si fosse levato più alto un monito volto a
sconfiggere quel mai sopito negazionismo e giustificazionismo,
ancora presente anche in istituzioni pubbliche che ospitano
pseudo storici che sostengono queste tesi.
Abbiamo sperato che l'intervento del presidente del Consiglio
contenesse ciò che da decenni gli esuli - e non solo loro -
stanno chiedendo a gran voce: che Lubiana, Zagabria, ma
soprattutto Belgrado aprano i loro archivi per svelare dove sono
stati sepolti i deportati che, soprattutto a guerra finita, sono
stati sottratti alle loro case per non farvi più ritorno, con
l'unica colpa di amare troppo l'Italia e rappresentare pertanto
un pericolo per la slavizzazione dei territori successivamente
ceduti e per quelle terre, come Trieste e Gorizia, che nel
disegno annessionistico del maresciallo Tito sarebbero diventate
parte integrante della Repubblica Federativa di Jugoslavia, come
del resto tutto il Friuli Venezia Giulia, sino al fiume
Tagliamento.
Chiediamo solo di sapere dove poggiare un fiore e dove
raccoglierci per una preghiera.
Oltre il 70% degli intervistati non conosce il dramma dell'esodo
e delle foibe e questo la dice lunga sulla necessità di
proseguire nello scrivere e diffondere la conoscenza di queste
pagine di storia, che non appartengono solo alle comunità del
confine orientale, bensì a tutto il Paese.
Ci auguriamo pro futuro che il presidente Iacop, vista anche la
sua riconosciuta esperienza in ambito internazionale, affronterà
l'argomento del GECT tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia
e, a breve, anche la Regione Istria, che potrà, se dotato di
adeguati contenuti, essere un volano di iniziative economiche e
culturali in un'Istria finalmente senza confini. Un'alternativa
potrebbe essere un nuovo GECT che coinvolga il Friuli Venezia
Giulia, la Slovenia e la Croazia. In questo contesto,
importantissimo potrà esservi l'apporto delle associazioni degli
esuli e delle comunità degli italiani oltre confine. Ecco la
ragione per cui formalizzeremo all'Ufficio di presidenza della V
Commissione la richiesta di invitare in audizione le principali
associazioni e istituzioni dell'esodo per consentire loro di
rappresentare le criticità".