CR: ddl open data, relatore Paviotti e assessore Panontin (3)
(ACON) Trieste, 9 apr - MBP - Le Pubbliche amministrazioni
raccolgono, organizzano e gestiscono un'enorme quantità di dati
relativi ai loro compiti istituzionali, informazioni quasi tutte
con un valore intrinseco che va oltre l'assolvimento di tali
compiti; benchè la singola informazione abbia spesso un'utilità
limitata, è la raccolta organizzata e la combinazione di più
informazioni con fonti differenti che può generare un valore
aggiunto notevole.
Con il disegno di legge che detta disposizioni in materia di dati
aperti e loro utilizzo si punta a favorire una sempre maggiore
trasparenza e apertura della Pubblica amministrazione verso
l'esterno, offrendo a cittadini, imprese, mondo associativo la
possibilità di accedere alle informazioni in suo possesso e
quindi, in ultima analisi, di incidere sui processi decisionali.
Questo grande patrimonio di dati in possesso della PA deve essere
messo a disposizione di tutti in modo semplice, accessibile,
disaggregabile. E, se la diffusione e la liberalizzazione dei
dati della PA è sempre più attuale e realizzabile grazie alla
diffusione di Internet e delle nuove tecnologie, c'è anche un
rilevante aspetto politico da considerare che prescinde dal dato
tecnico che pure ha il merito di rendere l'idea concretamente
attuabile.
Il relatore Pietro Paviotti (Citt), illustrando all'Aula il
provvedimento che in I Commissione era stato approvato
all'unanimità (ma i Gruppi di centrodestra non avevano
partecipato al voto) ha indicato i tre fondamentali benefici che
ci si attende. E cioè, promuovere - grazie alla diffusione libera
e gratuita di un'enorme patrimonio di informazioni - lo sviluppo
economico del territorio; migliorare la partecipazione attiva e
consapevole dei cittadini alla vita politica e alle scelte
pubbliche; rendere sempre maggiormente trasparenti e tracciabili
i procedimenti amministrativi con lo scopo di poter controllare e
verificare l'adeguatezza degli stessi riducendo il rischio di
fenomeni corruttivi e migliorando la qualità dei servizi offerti.
Obiettivi - ha sottolineato Paviotti - che si conformano ai
dettami della Carta costituzionale, nella misura in cui
favoriscono una più piena attuazione dei principi di eguaglianza,
imparzialità, buon andamento e sussidiarietà orizzontale.
Il relatore ha anche puntualizzato che a essere disponibili non
saranno certamente i dati sensibili, ma che la differenza sta
nella facilitazione con cui i dati oggi già disponibili e quelli
che in futuro si deciderà di pubblicizzare vengono offerti
tramite i sistemi informatici e la loro utilizzabilità a vari
fini, anche di natura imprenditoriale, e quindi liberi da
brevetti.
Si tratta di obiettivi che ci siamo prefissati - ha infine
ricordato Paviotti - per rispondere anche noi alla proposta
lanciata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2009,
denominata Open Government Partnership (OGP), che vede oggi
partecipare oltre 60 Stati e alla quale l'Italia ha aderito nel
2011 inserendo questi obiettivi strategici nel solco di
provvedimenti già operativi, quali l'Agenda Digitale Italiana,
per quanto il nostro Paese, per la ben nota refrattarietà a
cogliere iniziative di innovazione, sia agli ultimi posti nella
classifica delle Nazioni che hanno saputo raggiungere, almeno in
parte, i risultati attesi dall'OGP.
Dopo gli interventi dei consiglieri nella discussione generale,
ha preso la parola l'assessore Paolo Panontin che, utilizzando la
tecnologia delle slite in Aula, autorizzata dalla presidenza, ha
puntualizzato alcuni aspetti del provvedimento in esame.
È un tema che riguarda l'innovazione e la trasparenza - ha
puntualizzato Panontin. I dati e le informazioni già prodotti e
che stazionano nella Pubblica amministrazione sono definiti un
patrimonio della collettività e se, opportunamente gestiti,
possono essere un volano di sviluppo economico e di innovazione
sociale: gli open data sono conoscibili in quanto pubblici, sono
disponibili in quanto a essi è associata una licenza che ne
consente il libero utilizzo, sono accessibili (in formato
tecnologico e provvisti di metadatazione) e hanno la
caratteristica della gratuità o della disponibilità a costi
marginali, e questo aspetto sarà tratatto nella parte del
disciplinare. Sono comunque esclusi i dati personali e sensibili
- ha ribadito l'assessore - e il codice già fissa i limiti. Le
informazioni, per il loro valore intrinseco e la loro ampiezza
hanno anche un grande valore economico.
La PA sta aprendo i propri cassetti e lo fa con grande difficoltà
e a beneficio di pochi - ha detto ancora Panontin ricordando le
tappe di questo processo a livello italiano. Vogliamo che ciò sia
a vantaggio di tutti: la raccolta dei dati è finanziata con le
tasse dei cittadini, per questo devono essere a loro
disposizione. E attraverso la collaborazione tra pubblico e
privato la filosofia dell'open governance apre a nuove idee e
nuovi prodotti. Con gli open data ospedali più efficenti, strade
più sicure, inquinamento sotto controllo, e molto altro. Siamo
confortati da studi e indagini economici. L'enorme potenziale è
rappresentato dal riuso e le buone pratiche di altri diventano
patrimonio anche nostro. Il ddl nasce dalla volontà di far sì che
i dati che abbiamo già prodotto siano un patrimonio collettivo e
che queste risorse siano capitalizzate dalla generalità dei
cittadini, in particolare dei giovani che potranno scoprire nuove
prospettive.
I lavori riprenderanno alle 14.30 con l'esame dell'articolato.
(immagini tv)
(segue)