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CR: ddl open data, relatore Paviotti e assessore Panontin (3)

09.04.2014
14:09
(ACON) Trieste, 9 apr - MBP - Le Pubbliche amministrazioni raccolgono, organizzano e gestiscono un'enorme quantità di dati relativi ai loro compiti istituzionali, informazioni quasi tutte con un valore intrinseco che va oltre l'assolvimento di tali compiti; benchè la singola informazione abbia spesso un'utilità limitata, è la raccolta organizzata e la combinazione di più informazioni con fonti differenti che può generare un valore aggiunto notevole.

Con il disegno di legge che detta disposizioni in materia di dati aperti e loro utilizzo si punta a favorire una sempre maggiore trasparenza e apertura della Pubblica amministrazione verso l'esterno, offrendo a cittadini, imprese, mondo associativo la possibilità di accedere alle informazioni in suo possesso e quindi, in ultima analisi, di incidere sui processi decisionali. Questo grande patrimonio di dati in possesso della PA deve essere messo a disposizione di tutti in modo semplice, accessibile, disaggregabile. E, se la diffusione e la liberalizzazione dei dati della PA è sempre più attuale e realizzabile grazie alla diffusione di Internet e delle nuove tecnologie, c'è anche un rilevante aspetto politico da considerare che prescinde dal dato tecnico che pure ha il merito di rendere l'idea concretamente attuabile.

Il relatore Pietro Paviotti (Citt), illustrando all'Aula il provvedimento che in I Commissione era stato approvato all'unanimità (ma i Gruppi di centrodestra non avevano partecipato al voto) ha indicato i tre fondamentali benefici che ci si attende. E cioè, promuovere - grazie alla diffusione libera e gratuita di un'enorme patrimonio di informazioni - lo sviluppo economico del territorio; migliorare la partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita politica e alle scelte pubbliche; rendere sempre maggiormente trasparenti e tracciabili i procedimenti amministrativi con lo scopo di poter controllare e verificare l'adeguatezza degli stessi riducendo il rischio di fenomeni corruttivi e migliorando la qualità dei servizi offerti. Obiettivi - ha sottolineato Paviotti - che si conformano ai dettami della Carta costituzionale, nella misura in cui favoriscono una più piena attuazione dei principi di eguaglianza, imparzialità, buon andamento e sussidiarietà orizzontale.

Il relatore ha anche puntualizzato che a essere disponibili non saranno certamente i dati sensibili, ma che la differenza sta nella facilitazione con cui i dati oggi già disponibili e quelli che in futuro si deciderà di pubblicizzare vengono offerti tramite i sistemi informatici e la loro utilizzabilità a vari fini, anche di natura imprenditoriale, e quindi liberi da brevetti.

Si tratta di obiettivi che ci siamo prefissati - ha infine ricordato Paviotti - per rispondere anche noi alla proposta lanciata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2009, denominata Open Government Partnership (OGP), che vede oggi partecipare oltre 60 Stati e alla quale l'Italia ha aderito nel 2011 inserendo questi obiettivi strategici nel solco di provvedimenti già operativi, quali l'Agenda Digitale Italiana, per quanto il nostro Paese, per la ben nota refrattarietà a cogliere iniziative di innovazione, sia agli ultimi posti nella classifica delle Nazioni che hanno saputo raggiungere, almeno in parte, i risultati attesi dall'OGP.

Dopo gli interventi dei consiglieri nella discussione generale, ha preso la parola l'assessore Paolo Panontin che, utilizzando la tecnologia delle slite in Aula, autorizzata dalla presidenza, ha puntualizzato alcuni aspetti del provvedimento in esame.

È un tema che riguarda l'innovazione e la trasparenza - ha puntualizzato Panontin. I dati e le informazioni già prodotti e che stazionano nella Pubblica amministrazione sono definiti un patrimonio della collettività e se, opportunamente gestiti, possono essere un volano di sviluppo economico e di innovazione sociale: gli open data sono conoscibili in quanto pubblici, sono disponibili in quanto a essi è associata una licenza che ne consente il libero utilizzo, sono accessibili (in formato tecnologico e provvisti di metadatazione) e hanno la caratteristica della gratuità o della disponibilità a costi marginali, e questo aspetto sarà tratatto nella parte del disciplinare. Sono comunque esclusi i dati personali e sensibili - ha ribadito l'assessore - e il codice già fissa i limiti. Le informazioni, per il loro valore intrinseco e la loro ampiezza hanno anche un grande valore economico.

La PA sta aprendo i propri cassetti e lo fa con grande difficoltà e a beneficio di pochi - ha detto ancora Panontin ricordando le tappe di questo processo a livello italiano. Vogliamo che ciò sia a vantaggio di tutti: la raccolta dei dati è finanziata con le tasse dei cittadini, per questo devono essere a loro disposizione. E attraverso la collaborazione tra pubblico e privato la filosofia dell'open governance apre a nuove idee e nuovi prodotti. Con gli open data ospedali più efficenti, strade più sicure, inquinamento sotto controllo, e molto altro. Siamo confortati da studi e indagini economici. L'enorme potenziale è rappresentato dal riuso e le buone pratiche di altri diventano patrimonio anche nostro. Il ddl nasce dalla volontà di far sì che i dati che abbiamo già prodotto siano un patrimonio collettivo e che queste risorse siano capitalizzate dalla generalità dei cittadini, in particolare dei giovani che potranno scoprire nuove prospettive.

I lavori riprenderanno alle 14.30 con l'esame dell'articolato.

(immagini tv)

(segue)