III Comm: assessore Telesca su farmaci cura maculopatia
(ACON) Trieste, 28 apr - MPB - Audizione in III Commissione
dell'assessore alla sanità Maria Sandra Telesca in merito alla
situazione dell'erogazone dei farmaci per la cura della
maculopatia, patologia che riguarda soprattutto pazienti anziani
e che è fra le principali cause della perdità della capacità
visiva in persone con più di 65 anni.
Telesca ha ricostruito i contorni della complessa vicenda
relativa all'suo di due farmaci: l'Avastin inizialmente, e
successivamente il Lucentis. Il primo, usato per malattie
oncologiche del colon, si è rivelato efficace nel trattamento
della maculopatia e per questo è stato a lungo utilizzato, pur al
di fuori delle indicazioni approvate per il suo utilizzo
(off-label). Impiego che si è protratto fino a quando è stato
messo in commercio il secondo, finalizzato alla maculopatia e per
questo scopo autorizzato, mentre l'Avastin è stato eliminato
dall'elenco dei medicinali utilizzabili in off-label. La
differenza tra i due farmaci, ritenuti equivalenti nei benefici e
negli effetti collaterali, è il costo, anche dieci volte
superiore per il Lucentis, anche se poi il prezzo del medicinale
è stato rinegoziato nel 2012 prevedendo una significativa
riduzione rispetto al passato.
L'assessore ha ricordato la sentenza della Corte europea e ha
fatto il punto dei provvedimenti adottati a livello regionale e
nazionale per consentire la prosecuzione dei trattamenti con
Avastin, precisando la situazione in Friuli Venezia Giulia, dove
nel corso del 2013 sono stati attivati tavoli con clinici e
Aziende sanitarie per condividere dei percorsi operativi e
avviare una sperimentazione clinica approvata dal Comitato etico
secondo quanto previsto dalle buone pratiche per la
sperimentazione clinica.
E se i clinici si sono fin da subito dimostrati poco propensi a
farsi promotori di una sperimentazione, la Direzione a questo
punto sta valutando la possibilità che centri in cui sono attive
delle sperimentazioni cliniche possano coinvolgere, tramite il
Comitato etico regionale, i clinici delle Aziende sanitarie
disponibili a partecipare.
Tenuto conto delle lista d'attesa, sono state fornite indicazioni
alle Aziende sanitarie per evitare che i pazienti siano costretti
a sostenere i costi per la somministrazione del medicinale. È
stato attivato un gruppo di lavoro per la definizione di un
percorso diagnostico terapeutico in modo da condividere
priorità, modalità di accesso, controllo e conclusione della
terapia. Altro aspetto in fase di approfondimento è la revisione
delle attuali modalità di finanziamento per l'erogazione di
queste prestazioni, attualmente in capo totalmente all'Azienda
erogante.
L'assessore ha anche fornito alcuni dati relativi ai pazienti
trattati con Lucentis nel 2013, complessivamente 1536, e - in una
suddivisione per Aziende - 382 a Trieste, 536 a Udine, 447 a
Pordenone, 155 nell'Azienda sanitaria 2 e 16 nell'Azienda 5.
In un confronto con le altre regioni c'è da evidenziare un tasso
di trattamento di questa patologia sopra la media nazionale e
delle regioni limitrofe, con una spesa doppia a quella nazionale
(1400 euro contro 720 ogni 1000 abitanti) non legata all'uso di
Avastin o Lucentis, ma al maggior trattamento di pazienti. Anche
il dato di fuga extraregionale per il trattamento di questa
patologia è molto basso: nel 2012 solo 25 pazienti su un totale
di 1500, e il numero è riferito ai pazienti che accedono al
servizio sanitario nazionale, non che accede privatamente.
Quanto a liste e tempi di attesa, i pazienti sono 60 a Trieste
con un tempo medio di 75 giorni; 218 a Udine con 124 giorni; 54 a
Pordenone dove è stata operata una distinzione: 1 mese di attesa
per i pazienti monocoli, 11 mesi per pazienti con funzionalità
conservata su un occhio. Nessun paziente in attesa all'Azienda 2
mentre per gli 8 dell'azienda 5 il tempo medio di attesa è di 30
giorni.
Dopo lo scoppio dello scandalo - ha commentato Telesca - tutte le
Regioni hanno chiesto al ministro di intervenire e domani
arriverà alla Camera il decreto per la sperimentazione. La vera
soluzione sarebbe che l'Avastin venisse riconosciuto farmaco a
tutti gli effetti e come assessori regionali alla sanità abbiamo
dato mandato al collega dell'Emilia Romagna di chiedere che sulla
base della letteratura scientifica l'Avastin sia riconosciuto
farmaco finalizzato e quindi autorizzato.
Altro punto sui cui l'assessore Telesca ha insistito, anche
rispondendo alle domande di chiarimento e approfondimento dei
consiglieri, è di intervenire in una logica di rete e
coordinamento fra Aziende e professionisti; oltre al tavolo di
consenso clinico, infatti, è stata avviata una procedura per la
messa in rete dei centri che fanno i trattamenti. Ma fondamentale
- ha sottolineato - è anche seguire criteri di appropiratezza del
trattamento che siano condivisi dai professionisti che operano, e
su questo punto abbiamo richiamato l'attenzione.
(immagini tv)