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III Comm: assessore Telesca su farmaci cura maculopatia

28.04.2014
17:43
(ACON) Trieste, 28 apr - MPB - Audizione in III Commissione dell'assessore alla sanità Maria Sandra Telesca in merito alla situazione dell'erogazone dei farmaci per la cura della maculopatia, patologia che riguarda soprattutto pazienti anziani e che è fra le principali cause della perdità della capacità visiva in persone con più di 65 anni.

Telesca ha ricostruito i contorni della complessa vicenda relativa all'suo di due farmaci: l'Avastin inizialmente, e successivamente il Lucentis. Il primo, usato per malattie oncologiche del colon, si è rivelato efficace nel trattamento della maculopatia e per questo è stato a lungo utilizzato, pur al di fuori delle indicazioni approvate per il suo utilizzo (off-label). Impiego che si è protratto fino a quando è stato messo in commercio il secondo, finalizzato alla maculopatia e per questo scopo autorizzato, mentre l'Avastin è stato eliminato dall'elenco dei medicinali utilizzabili in off-label. La differenza tra i due farmaci, ritenuti equivalenti nei benefici e negli effetti collaterali, è il costo, anche dieci volte superiore per il Lucentis, anche se poi il prezzo del medicinale è stato rinegoziato nel 2012 prevedendo una significativa riduzione rispetto al passato.

L'assessore ha ricordato la sentenza della Corte europea e ha fatto il punto dei provvedimenti adottati a livello regionale e nazionale per consentire la prosecuzione dei trattamenti con Avastin, precisando la situazione in Friuli Venezia Giulia, dove nel corso del 2013 sono stati attivati tavoli con clinici e Aziende sanitarie per condividere dei percorsi operativi e avviare una sperimentazione clinica approvata dal Comitato etico secondo quanto previsto dalle buone pratiche per la sperimentazione clinica.

E se i clinici si sono fin da subito dimostrati poco propensi a farsi promotori di una sperimentazione, la Direzione a questo punto sta valutando la possibilità che centri in cui sono attive delle sperimentazioni cliniche possano coinvolgere, tramite il Comitato etico regionale, i clinici delle Aziende sanitarie disponibili a partecipare.

Tenuto conto delle lista d'attesa, sono state fornite indicazioni alle Aziende sanitarie per evitare che i pazienti siano costretti a sostenere i costi per la somministrazione del medicinale. È stato attivato un gruppo di lavoro per la definizione di un percorso diagnostico terapeutico in modo da condividere priorità, modalità di accesso, controllo e conclusione della terapia. Altro aspetto in fase di approfondimento è la revisione delle attuali modalità di finanziamento per l'erogazione di queste prestazioni, attualmente in capo totalmente all'Azienda erogante.

L'assessore ha anche fornito alcuni dati relativi ai pazienti trattati con Lucentis nel 2013, complessivamente 1536, e - in una suddivisione per Aziende - 382 a Trieste, 536 a Udine, 447 a Pordenone, 155 nell'Azienda sanitaria 2 e 16 nell'Azienda 5. In un confronto con le altre regioni c'è da evidenziare un tasso di trattamento di questa patologia sopra la media nazionale e delle regioni limitrofe, con una spesa doppia a quella nazionale (1400 euro contro 720 ogni 1000 abitanti) non legata all'uso di Avastin o Lucentis, ma al maggior trattamento di pazienti. Anche il dato di fuga extraregionale per il trattamento di questa patologia è molto basso: nel 2012 solo 25 pazienti su un totale di 1500, e il numero è riferito ai pazienti che accedono al servizio sanitario nazionale, non che accede privatamente.

Quanto a liste e tempi di attesa, i pazienti sono 60 a Trieste con un tempo medio di 75 giorni; 218 a Udine con 124 giorni; 54 a Pordenone dove è stata operata una distinzione: 1 mese di attesa per i pazienti monocoli, 11 mesi per pazienti con funzionalità conservata su un occhio. Nessun paziente in attesa all'Azienda 2 mentre per gli 8 dell'azienda 5 il tempo medio di attesa è di 30 giorni.

Dopo lo scoppio dello scandalo - ha commentato Telesca - tutte le Regioni hanno chiesto al ministro di intervenire e domani arriverà alla Camera il decreto per la sperimentazione. La vera soluzione sarebbe che l'Avastin venisse riconosciuto farmaco a tutti gli effetti e come assessori regionali alla sanità abbiamo dato mandato al collega dell'Emilia Romagna di chiedere che sulla base della letteratura scientifica l'Avastin sia riconosciuto farmaco finalizzato e quindi autorizzato.

Altro punto sui cui l'assessore Telesca ha insistito, anche rispondendo alle domande di chiarimento e approfondimento dei consiglieri, è di intervenire in una logica di rete e coordinamento fra Aziende e professionisti; oltre al tavolo di consenso clinico, infatti, è stata avviata una procedura per la messa in rete dei centri che fanno i trattamenti. Ma fondamentale - ha sottolineato - è anche seguire criteri di appropiratezza del trattamento che siano condivisi dai professionisti che operano, e su questo punto abbiamo richiamato l'attenzione.

(immagini tv)