AR:Santarossa,aflatossine nel latte,risolvere problema alla radice
(ACON) Trieste, 13 giu - COM/MPB - "Relativamente alla vicenda
Latterie Friulane, giusto individuare i responsabili e punire chi
sbagliando ha messo a rischio la salute delle persone, ma per
evitare in futuro che tali situazioni di rischio si ripresentino
è doveroso affrontare il problema alla radice attraverso le
conoscenze scientifiche che ora abbiamo a disposizione che ci
permettono di intervenire sull'alimentazione complessiva degli
animali che è la vera causa della presenza di aflatossine nel
latte".
A intervenire sulla questione Latterie Friulane, relativa alle
partite di latte immesse sul mercato con concentrazioni di
aflatossine superiori ai limiti di legge secondo i rilievi dei
Nas, è il consigliere regionale di Autonomia Responsabile, Valter
Santarossa.
"E' provato - continua Santarossa - che le biotecnologie di
ultima generazione sono resistenti allo sviluppo di microtossine
e agli attacchi fungini e che nel mais così trattato il rischio
delle aflatossine può essere ridotto addirittura di 10-15 volte.
È necessario, pertanto, prendere atto delle opportunità offerte
dalla scienza sulle biotecnologie e messe a disposizione del
mondo produttivo agricolo. Sarebbe inoltre opportuno
regolamentare sia la coltivazione che l'importazione dei mangimi:
potenziando i controlli si eviterebbe di immettere sul mercato
prodotti potenzialmente dannosi per l'uomo e gli animali. Molto
spesso, infatti, le aflatossine si formano per errori di
coltivazione dovuti a eccessivi stress delle piante, come le alte
temperature e umidità, la scarsità di acqua, l'attacco di insetti
e concimazioni inadeguate.
"Il mondo agricolo - precisa Santarossa - da tempo evidenzia
queste criticità e la Regione potrebbe anche intervenire
finanziando i consorzi di bonifica per la realizzazione di piani
di irrigazione con la tecnica di aspersione, in sostituzione di
quella più diffusa a scorrimento, che risolverebbe il problema
della carenza di acqua, e per la implementazione dei bacini
imbriferi a monte che garantirebbero maggiore disponibilità di
acqua in pianura".