NCD: Colautti, riforma sanitaria manca del coraggio del riformatore
(ACON) Trieste, 20 ago - COM/MPB - Il capogruppo del NCD in
Consiglio regionale Alessandro Colautti interviene sulla riforma
sanitaria alla vigilia dell'avvio dei lavori della Commissione
competente calendarizzati per la prossima settimana.
Colautti, citando alcuni dati di riferimento - 28,5% di ultra
sessantacinquenni 65 anni e 5,6% di ultra ottantacinquenni nella
popolazione totale, quindi 3 ultrasessantacinquenni ogni 2
persone sotto i vent'anni - ribadisce "la posizione responsabile
espressa in più sedi da parte del NCD sulla disponibilità a
concorrere alla riorganizzare dell'intero settore, a fronte della
modificata domanda di salute", "nonché legata a esigenze di
vincoli finanziari che impongono scelte forti per garantire
un'efficace governo della spesa", sottolinea che "la posizione
del NCD non è stata "ideologica" rispetto alla scelta di fondo
operata a favore dello strumento organizzativo volto a garantire
la tanto agognata continuità tra Ospedali e territorio, pur
sapendo che ciò comporta un profondo cambiamento "culturale" dei
vari portatori di interesse (ad esempio medici di base)".
"Tutto ciò premesso e pur consapevoli della complessità e
sensibilità (spesso strumentalmente sollecitata) del tema salute
- continua Colautti -, la sensazione che emerge dopo un anno e
mezzo di ascolto e annunci è che ancora prima di cominciare già
ci siano dei ripensamenti che dovremo capire da cosa determinati:
da fattori tecnici o da mediazione politica ex ante?".
"Un tanto si evince dalle dichiarazioni dell'assessore Telesca a
commento del testo depositato in Consiglio regionale e già
modificato su due punti non banali come lei vorrebbe far credere.
Il primo è il ripristino H24 del pronto soccorso di Cividale e
Gemona, il secondo l'inserimento del termine "ospedaliero" nei
Presidi per la salute".
"E' di tutta evidenza - argomenta il capogruppo NCD - che queste
due decisioni stanno a dimostrare un ripensamento o una
confusione di partenza da parte della maggioranza (positivo?)
perché è evidente, ad esempio, che il termine "ospedaliero"
impone la definizione di requisiti conseguenti che fa a pugni con
lo sbandierato principio della continuità delle cure e con il
riassetto funzionale della spesa, di fatto mantenendo lo status
quo.
"Una delle critiche poi mosse alla riforma Tondo era quella di
aver tenuto conto del contenitore (le ASL ridotte a tre) e non
dei contenuti (i bisogni di salute). Bene, strada facendo si sta
di fatto giungendo, dopo un giro largo, alla ridefinizione
organizzativa lasciando molto sulla carta la parte dei bisogni di
salute, operando invece scelte di cui non si vede l'utilità
raggiungendo il paradosso dell'Azienda Sanitaria n. 2 Isontina-
Bassa Friulana che avrà due differenti "HUB" (Ospedali di
riferimento) per i suoi due presidi integrati.
"Più razionale - prosegue Colautti - appare ancor oggi l'ipotesi
che vedeva la parte Isontina con Trieste e la Bassa Friulana con
Udine (la media di bacino in FVG è di 244.000 abitanti, in Emilia
Romagna 395.000, in Toscana 300.000), alla fine 3 Aziende. Va de
sé che se mancheranno le decisioni ci troveremo in situazioni
come quella dell'Ospedale di Udine dove la passività è dovuta
anche (non solo) a costi derivanti da servizi provenienti dal
territorio o svolti dall'ospedale a beneficio del territorio
(vedi l'attività di laboratorio). Da qui nasce una evidente
discrasia di spesa tra le strutture territoriali che risparmiano,
(forse a fronte di minori servizi erogati?), e gli ospedali.
"Speriamo per lo meno che nella redistribuzione delle risorse
allocate in assestamento di bilancio (56 milioni) si tenga conto
di questo.
"Manca, inoltre, per un giudizio più approfondito, la conoscenza
di documenti sinora solo enunciati riguardanti la definizione
degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e
dell'assistenza ospedaliera e l'impatto del disegno di legge con
il Patto per la Salute 2014-2016 approvato dal Ministro Lorenzin.
"Un serio riassetto del sistema sanitario regionale - conclude
Colautti - necessita del coraggio del riformatore, che è una via
di mezzo fra il perseguimento di obiettivi a lungo termine e la
realizzazione di altri a breve; la sensazione è che tutto venga
traguardato a lunghissimo termine in un'operazione che più che a
una riforma assomiglia al "gattopardo": ce lo possiamo
permettere?", è la chiosa del capogruppo NCD.