VI Comm: audizioni sindaci Isontino su Cie/Cara di Gradisca
(ACON) Trieste, 5 set - RCM/ET/AB - Una richiesta di aiuto dal
Comune di Gradisca, sul cui territorio sorgono Cie (Centro di
identificazione ed espulsione) e Cara (Centro di accoglienza per
richiedenti asilo), ma in verità una richiesta accorata da tutto
l'Isontino, per non dire da tutta la provincia di Gorizia. È
quanto ha raccolto la VI Commissione consiliare regionale
presieduta da Franco Codega (Pd) e competente per il tema
immigrazione.
La ristrutturazione del Cie è quasi conclusa e sebbene sia stato
affermato dalle autorità che il Centro non sarà riaperto - ha
fatto presente lo stesso Codega - i lavori eseguiti fanno
intendere che la struttura sarà la medesima, o almeno di medesimo
tipo. Il ministro Alfano si è detto favorevole ad applicare lo
Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati, costituito dagli enti locali che, per la realizzazione
di progetti di accoglienza integrata che vanno al di là della
distribuzione di vitto e alloggio, accedono, nei limiti delle
risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i
servizi dell'asilo), ma le sue rassicurazioni non ci bastano,
vogliamo chiarezza sul futuro della struttura di Gradisca.
Ecco che la denuncia del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, è
chiara: l'edificio non è fatto per essere una struttura di
accoglienza e non ha i requisiti minimi per esserlo. Inoltre,
affiancare Cie e Cara significa rischiare attriti tra gli ospiti.
Il Comune, a fine luglio scorso, ha accolto un ordine del giorno
con cui adoperarsi in particolare presso la Prefettura affinché
la chiusura del Cie sia definitiva e al contempo il Care non sia
ampliato.
A questo problema - ha detto la Tomasinsig - si affianca la
presenza, già da mesi, di alcuni stranieri che, in attesa di
vedersi accolta la richiesta di asilo già presentata
regolarmente, bivaccano lungo il greto del fiume Isonzo vivendo
in una baraccopoli. Sono persone che vivono da noi, vanno
tutelate. Lunedì ci sarà un tavolo in Prefettura a Gorizia e sarà
sollecitata una soluzione, ma c'è bisogno del sostegno di tutti.
Sono persone note alla Questura e vanno prese in carico da subito.
L'assessore provinciale per le politiche socio-assistenziali di
Gorizia, Ilaria Cecot, si è detta in linea con il Comune di
Gradisca e ne ha firmato l'odg. Da noi - ha aggiunto - non sono
rispettati i dettami delle leggi sugli immigrati. Per gli
stranieri che ora vivono lungo l'Isonzo abbiamo chiesto la
collaborazione della Protezione civile perché abbiano almeno una
tenda decente dove dormire, ma tale richiesta - non essendo di competenza della Provincia - deve essere avanzata dai soggetti competenti. Speriamo che la Regione non intervenga solo
nella progettualità, ma anche nell'emergenza dell'immigrazione; è
una questione regionale, non meramente goriziana e tantomeno solo
isontina. Abbiamo caserme e ospedali chiusi che potrebbero
accogliere queste persone; magari gli si può chiedere un affitto,
nulla lo vieta. Se non interveniamo presto, la situazione diverrà
ingestibile. Posto che non siamo per i Cara, ma poiché non li
possiamo eliminare, almeno siano strutture adeguate
all'accoglienza. Oggi quello di Gradisca non lo è.
Il sindaco di Sagrado, Elisabetta Pian, ha chiesto una legge
regionale specifica. Ci sono altre Regioni che hanno adottato una
filosofia diversa da quella sinora usata per l'accoglienza - ha
fatto sapere - perché si tratta di strutture inadeguate. Noi
sindaci lo abbiamo segnalato a tutti più volte: vanno contro i
diritti delle persone. Vanno pensate soluzioni di accoglienza
diverse: o il carcere, con le sue regole e strutture ben
definite, o altro che comunque deve essere precisato cos'è. Cara
significa, oggi, strutture senza servizi, non adeguata neppure al
dopo-Cara perché non li aiuta a trovare né una casa né un lavoro,
ma solo a vivere lungo un fiume. Inoltre l'assistenza sanitaria è
precaria, i medici cambiano in continuazione e spesso mancano i
fondi per i farmaci.
Tra le soluzioni suggerite dal sindaco, farli vivere
temporaneamente in strutture alberghiere, cosa che porterebbe
anche un vantaggio economico al territorio: a Sagrado - ha
spiegato la Pian - è stato fatto con 35 euro a notte, e
l'albergatore è stato ben felice della cosa. Mettere loro a
disposizione un computer e un collegamento Internet con cui
cercare un alloggio o un lavoro. Istituire corsi di formazione
professionale: sempre a Sagrado, alcuni sono diventati
aiuto-giardiniere e hanno trovato un'occupazione.
Per il sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, è necessario gestire
i flussi d'immigrazione verso i diversi territori, tenendo conto
delle specificità delle diverse zone. Monfalcone, infatti, è
assolutamente peculiare in tal senso, visti i picchi di lavoro in
alcuni periodo dell'anno, che richiamano importanti numeri di
persone. Altran ritiene che vada tenuto conto anche dell'aumento
della popolazione straniera che risiede a Monfalcone, aumentata
dal 15,4% a oltre il 18%.
Affrontare il problema, sia con una norma regionale, che con
previsioni nazionali e europee. È quanto chiede il sindaco di
Staranzano, Riccardo Marchesan. Il CIE non è una soluzione
rispettosa della dignità umana, mentre aumentare il CARA sarebbe
insopportabile per il territorio che lo ospita. Richiesta
maggiore chiarezza in merito.
Al termine, oltre a puntuali domande da parte dei consiglieri,
l'opinione piuttosto diffusa che non si possa più parlare di
urgenza, perché il problema è strutturale e che sia necessario
trovare risposte diverse da quelle adottate finora a un'emergenza
che è ormai diventata continua.
(immagini tv)