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VI Comm: audizioni sindaci Isontino su Cie/Cara di Gradisca

05.09.2014
12:51
(ACON) Trieste, 5 set - RCM/ET/AB - Una richiesta di aiuto dal Comune di Gradisca, sul cui territorio sorgono Cie (Centro di identificazione ed espulsione) e Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), ma in verità una richiesta accorata da tutto l'Isontino, per non dire da tutta la provincia di Gorizia. È quanto ha raccolto la VI Commissione consiliare regionale presieduta da Franco Codega (Pd) e competente per il tema immigrazione.

La ristrutturazione del Cie è quasi conclusa e sebbene sia stato affermato dalle autorità che il Centro non sarà riaperto - ha fatto presente lo stesso Codega - i lavori eseguiti fanno intendere che la struttura sarà la medesima, o almeno di medesimo tipo. Il ministro Alfano si è detto favorevole ad applicare lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituito dagli enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata che vanno al di là della distribuzione di vitto e alloggio, accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo), ma le sue rassicurazioni non ci bastano, vogliamo chiarezza sul futuro della struttura di Gradisca.

Ecco che la denuncia del sindaco di Gradisca, Linda Tomasinsig, è chiara: l'edificio non è fatto per essere una struttura di accoglienza e non ha i requisiti minimi per esserlo. Inoltre, affiancare Cie e Cara significa rischiare attriti tra gli ospiti. Il Comune, a fine luglio scorso, ha accolto un ordine del giorno con cui adoperarsi in particolare presso la Prefettura affinché la chiusura del Cie sia definitiva e al contempo il Care non sia ampliato.

A questo problema - ha detto la Tomasinsig - si affianca la presenza, già da mesi, di alcuni stranieri che, in attesa di vedersi accolta la richiesta di asilo già presentata regolarmente, bivaccano lungo il greto del fiume Isonzo vivendo in una baraccopoli. Sono persone che vivono da noi, vanno tutelate. Lunedì ci sarà un tavolo in Prefettura a Gorizia e sarà sollecitata una soluzione, ma c'è bisogno del sostegno di tutti. Sono persone note alla Questura e vanno prese in carico da subito.

L'assessore provinciale per le politiche socio-assistenziali di Gorizia, Ilaria Cecot, si è detta in linea con il Comune di Gradisca e ne ha firmato l'odg. Da noi - ha aggiunto - non sono rispettati i dettami delle leggi sugli immigrati. Per gli stranieri che ora vivono lungo l'Isonzo abbiamo chiesto la collaborazione della Protezione civile perché abbiano almeno una tenda decente dove dormire, ma tale richiesta - non essendo di competenza della Provincia - deve essere avanzata dai soggetti competenti. Speriamo che la Regione non intervenga solo nella progettualità, ma anche nell'emergenza dell'immigrazione; è una questione regionale, non meramente goriziana e tantomeno solo isontina. Abbiamo caserme e ospedali chiusi che potrebbero accogliere queste persone; magari gli si può chiedere un affitto, nulla lo vieta. Se non interveniamo presto, la situazione diverrà ingestibile. Posto che non siamo per i Cara, ma poiché non li possiamo eliminare, almeno siano strutture adeguate all'accoglienza. Oggi quello di Gradisca non lo è.

Il sindaco di Sagrado, Elisabetta Pian, ha chiesto una legge regionale specifica. Ci sono altre Regioni che hanno adottato una filosofia diversa da quella sinora usata per l'accoglienza - ha fatto sapere - perché si tratta di strutture inadeguate. Noi sindaci lo abbiamo segnalato a tutti più volte: vanno contro i diritti delle persone. Vanno pensate soluzioni di accoglienza diverse: o il carcere, con le sue regole e strutture ben definite, o altro che comunque deve essere precisato cos'è. Cara significa, oggi, strutture senza servizi, non adeguata neppure al dopo-Cara perché non li aiuta a trovare né una casa né un lavoro, ma solo a vivere lungo un fiume. Inoltre l'assistenza sanitaria è precaria, i medici cambiano in continuazione e spesso mancano i fondi per i farmaci.



Tra le soluzioni suggerite dal sindaco, farli vivere temporaneamente in strutture alberghiere, cosa che porterebbe anche un vantaggio economico al territorio: a Sagrado - ha spiegato la Pian - è stato fatto con 35 euro a notte, e l'albergatore è stato ben felice della cosa. Mettere loro a disposizione un computer e un collegamento Internet con cui cercare un alloggio o un lavoro. Istituire corsi di formazione professionale: sempre a Sagrado, alcuni sono diventati aiuto-giardiniere e hanno trovato un'occupazione.

Per il sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, è necessario gestire i flussi d'immigrazione verso i diversi territori, tenendo conto delle specificità delle diverse zone. Monfalcone, infatti, è assolutamente peculiare in tal senso, visti i picchi di lavoro in alcuni periodo dell'anno, che richiamano importanti numeri di persone. Altran ritiene che vada tenuto conto anche dell'aumento della popolazione straniera che risiede a Monfalcone, aumentata dal 15,4% a oltre il 18%.

Affrontare il problema, sia con una norma regionale, che con previsioni nazionali e europee. È quanto chiede il sindaco di Staranzano, Riccardo Marchesan. Il CIE non è una soluzione rispettosa della dignità umana, mentre aumentare il CARA sarebbe insopportabile per il territorio che lo ospita. Richiesta maggiore chiarezza in merito.

Al termine, oltre a puntuali domande da parte dei consiglieri, l'opinione piuttosto diffusa che non si possa più parlare di urgenza, perché il problema è strutturale e che sia necessario trovare risposte diverse da quelle adottate finora a un'emergenza che è ormai diventata continua.

(immagini tv)