LN: la Regione si chiami Friuli e Trieste
(ACON) Trieste, 8 set - COM/AB - "Friuli Venezia Giulia? Nome
obsoleto, antistorico e mortificante. Meglio Friuli e Trieste:
entità distinte, di pari dignità, e complementari in una Regione
che intende rafforzare il proprio ruolo geopolitico, economico,
culturale e logistico in ambito europeo".
Così Claudio Violino, Mara Piccin e Barbara Zilli, consiglieri
regionali della Lega Nord, motivano la presentazione di una
mozione, che sarà discussa in Consiglio regionale, che vuole
impegnare la Giunta regionale ad "attivarsi presso il Governo
centrale per scongiurare ogni ipotesi di indebolimento
dell'autonomia della Regione Friuli-Venezia Giulia, che anzi deve
essere rilanciata e valorizzata nelle sue peculiarità, a partire
dalla dicitura".
I consiglieri del Carroccio sollecitano inoltre l'Esecutivo
Serracchiani a "sensibilizzare lo Stato centrale affinché, per
correttezza legislativa e per rispetto dell'articolo 6 della
Costituzione stessa, il termine Friuli venga affiancato dalla sua
traduzione Friûl, in analogia a quanto hanno fatto Südtirol e
Valle d'Aoste".
Spiegano ancora i consiglieri: "Con la modifica costituzionale
del 2001, il nome della nostra Regione all'articolo 116 è stato
modificato, passando da Friuli-Venezia Giulia a Friuli Venezia
Giulia, con l'eliminazione del trattino. La cancellazione del
trattino nella dicitura Friuli-Venezia Giulia non è solo un
pasticcio legislativo, ma un maldestro intervento ideologico che
dilania l'identità linguistica di popoli distinti e diversi.
L'aggravante è costituita dal fatto che Roma, mentre polverizzava
la storia del Friuli e di Trieste, concedeva significative
aperture culturali e linguistiche a Trentino-Alto Adige, divenuto
Trentino-Alto Adige/Südtirol, e Valle d'Aosta, divenuta Valle
d'Aosta/Valle d'Aoste). Perché Friuli e Trieste vengono
discriminati?".
Ancora i consiglieri: "Riteniamo opportuno e doveroso che lo
Stato sani questa ferita, e non commetta ulteriori soprusi nei
confronti dell'identità culturale, della storia e delle
peculiarità linguistiche del popolo friulano e delle altre
minoranze linguistiche ed etniche del territorio".
La mozione invita a "riflettere sul concetto di Venezia Giulia,
indissolubilmente legato alla volontà espansiva dell'Italia
nell'area balcanica. Il superamento di una propaganda dal vago
sapore revanscista, che intende perpetuare diciture ormai
obsolete e antistoriche, rappresenterebbe un significativo passo
in avanti culturale per i cittadini del territorio, e
costituirebbe un emblematico segnale distensivo e conciliante nei
rapporti che legano la nostra Regione agli Stati confinanti.
Trieste ha rivestito, nel corso dei secoli, un ruolo strategico
dal punto di vista geopolitico, come ponte tra l'area
mediterranea e quella danubiana, e pare ingeneroso e illogico
occultarne il prestigio con espedienti linguistici discutibili.
Il porto di Trieste ha vissuto una lunga e felice stagione di
floridi scambi commerciali ed emporiali, prima che lo Stato
italiano somministrasse, evidentemente in modo involontario,
abbondanti dosi di cloroformio alla città, passata in pochi
decenni da dinamico fulcro dell'Adriatico a placida sede di
uffici pubblici e occupazione legata al terziario. L'Italia ha
prima sterilizzato il potenziale produttivo di Trieste, e poi
l'ha fatta sparire anche lessicalmente. È questo il trattamento
che Trieste merita? E perché nessuno fiata se alla minoranza
linguistica friulana Roma mette il silenziatore?"
Chiudono i tre firmatari della mozione: "Questa non è una
battaglia di retroguardia. Esigiamo che Roma riconosca i valori e
le preziosità di Friuli e di Trieste, diversi e complementari,
preziosi ma ghettizzati (dall'Italia)".