News


M5S: Ussai, riforma sanità senza studi su risparmi e costi

09.09.2014
09:42
(ACON) Trieste, 9 set - COM/AB - La riforma della sanità della Giunta Serracchiani, partita da presupposti condivisibili, è arrivata a un testo definitivo approssimativo e per molti versi campato in aria. Lo afferma Andrea Ussai, consigliere del Gruppo M5S in Consiglio regionale, che mette in evidenza come le imprecisioni e gli errori, denunciati per primi dai professionisti auditi in Commissione, siano il sintomo di una mancata condivisione e di un agire frettoloso, volto più al dimostrare che si sta facendo qualcosa che al farlo bene.

Ma la cosa più grave - a suo giudizio - non sono le dimenticanze nelle schede ospedaliere di qualche funzione o di qualche reparto, ma la totale assenza di uno studio suoi risparmi e sui costi che questa riforma comporterà nel breve e nel lungo periodo. Se uno dei principali motivi che impongono la necessità di predisporre la riforma sanitaria è di garantire la sostenibilità economica del sistema: come è possibile che di questo nel testo non si faccia alcun cenno? Ipocrita inoltre è l'uso continuo dello slogan "mettiamo il cittadino al centro" visto che ci si ricorda di lui solamente quando fa comodo. Stiamo ancora aspettando che l'assessore venga in Commissione, come previsto dalla legge regionale 7/2009, per poter discutere delle liste di attesa per le prestazione sanitarie, ma sono due anni che questa legge è disattesa e nella riforma non è previsto nessun provvedimento migliorativo a riguardo. Inoltre, la scelta del modello organizzativo che prevedere la fusione tra le aziende territoriali e quelle ospedaliere potrebbe, dopo aver risolto i problemi di illegittimità e previsti precisi paletti nella distribuzione delle risorse, portare a un miglioramento sia della continuità delle cure che dell'uso delle risorse, ma ci chiediamo perché sia mancato il coraggio di tagliare ulteriormente il numero delle Aziende per arrivare almeno a un rapporto rispetto al numero di abitanti che si avvicini alla media nazionale, che è di una Azienda sanitaria ogni 410.000 abitanti. Ma soprattutto perché si sono accorpati territori che non hanno niente in comune tra di loro? Evidentemente si è preferito una suddivisione delle Aziende che assomiglia più a una spartizione politica che a un'organizzazione che abbia a cuore i percorsi di salute del cittadino. Per risolvere e chiarire le innumerevoli criticità emerse dalle audizioni - conclude Ussai - credo che l'unica posizione di buon senso da parte di questa maggioranza dovrebbe essere quella mettersi in ascolto, evitare la fretta e dimostrare vera aperture a un dialogo che non sia solo di facciata. Potremo verificare questa disponibilità misurando i minuti che la Commissione vorrà dedicare al Comitato ristretto, che dovrebbe servire a giungere a un testo unificato.