M5S: Ussai, riforma sanità senza studi su risparmi e costi
(ACON) Trieste, 9 set - COM/AB - La riforma della sanità della
Giunta Serracchiani, partita da presupposti condivisibili, è
arrivata a un testo definitivo approssimativo e per molti versi
campato in aria.
Lo afferma Andrea Ussai, consigliere del Gruppo M5S in Consiglio
regionale, che mette in evidenza come le imprecisioni e gli
errori, denunciati per primi dai professionisti auditi in
Commissione, siano il sintomo di una mancata condivisione e di un
agire frettoloso, volto più al dimostrare che si sta facendo
qualcosa che al farlo bene.
Ma la cosa più grave - a suo giudizio - non sono le dimenticanze
nelle schede ospedaliere di qualche funzione o di qualche
reparto, ma la totale assenza di uno studio suoi risparmi e sui
costi che questa riforma comporterà nel breve e nel lungo periodo.
Se uno dei principali motivi che impongono la necessità di
predisporre la riforma sanitaria è di garantire la sostenibilità
economica del sistema: come è possibile che di questo nel testo
non si faccia alcun cenno? Ipocrita inoltre è l'uso continuo
dello slogan "mettiamo il cittadino al centro" visto che ci si
ricorda di lui solamente quando fa comodo.
Stiamo ancora aspettando che l'assessore venga in Commissione,
come previsto dalla legge regionale 7/2009, per poter discutere
delle liste di attesa per le prestazione sanitarie, ma sono due
anni che questa legge è disattesa e nella riforma non è previsto
nessun provvedimento migliorativo a riguardo.
Inoltre, la scelta del modello organizzativo che prevedere la
fusione tra le aziende territoriali e quelle ospedaliere
potrebbe, dopo aver risolto i problemi di illegittimità e
previsti precisi paletti nella distribuzione delle risorse,
portare a un miglioramento sia della continuità delle cure che
dell'uso delle risorse, ma ci chiediamo perché sia mancato il
coraggio di tagliare ulteriormente il numero delle Aziende per
arrivare almeno a un rapporto rispetto al numero di abitanti che
si avvicini alla media nazionale, che è di una Azienda sanitaria
ogni 410.000 abitanti. Ma soprattutto perché si sono accorpati
territori che non hanno niente in comune tra di loro?
Evidentemente si è preferito una suddivisione delle Aziende che
assomiglia più a una spartizione politica che a un'organizzazione
che abbia a cuore i percorsi di salute del cittadino.
Per risolvere e chiarire le innumerevoli criticità emerse dalle
audizioni - conclude Ussai - credo che l'unica posizione di buon
senso da parte di questa maggioranza dovrebbe essere quella
mettersi in ascolto, evitare la fretta e dimostrare vera aperture
a un dialogo che non sia solo di facciata. Potremo verificare
questa disponibilità misurando i minuti che la Commissione vorrà
dedicare al Comitato ristretto, che dovrebbe servire a giungere a
un testo unificato.