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AR: Revelant, la sanità della montagna figlia di un Dio minore

03.10.2014
15:12
(ACON) Trieste, 3 ott - COM/AB -"La montagna non può sempre pagare per la miopia della politica. Se i moniti della storia, se le esperienze altrui non bastassero, forse la presidente Serracchiani dovrebbe spiegare perché i cittadini di Rauscedo, Romans o Castions di Strada possono avere almeno 3 ospedali raggiungibili in 15-20 minuti, mentre i cittadini di Gemona, del Gemonese e parte dell'Alto Friuli devono accontentarsi di una Casa della salute mettendo a rischio la propria salute. Perché su due terzi della superficie della nostra regione possono convivere 12 ospedali e nel restante terzo, per lo più montano e difficilmente raggiungibile, solo una struttura."

Il consigliere di Autonomia Responsabile, Roberto Revelant, è intervenuto in occasione della discussione sui presidi ospedalieri nell'ambito dell'esame in Aula della riforma sanitaria.

"Ci accusano di fare speculazione politica di stampo localistico, ma non possiamo accettare queste critiche da una sinistra che in occasione delle ultime elezioni comunali di Gemona del Friuli nel programma elettorale ha con forza sostenuto un ospedale, San Michele, di rete, con reparto di medicina, chirurgia programmata e pronto soccorso funzionale ed efficiente sulle 24 ore e dopo pochi mesi, a livello regionale, in quest'Aula, sta facendo del suo meglio per distruggerlo".

"Il Patto per la salute 2014-2016 ha previsto una norma specifica costruita per rispondere alle esigenze di salute dei comuni montani e noi, nell'innovativa Regione Friuli Venezia Giulia, non la applichiamo. Follia". "Nel '95 durante la discussione dell'ultima riforma sanitaria, ricorda il consigliere gemonese, si sosteneva che l'ospedale San Michele dovesse svolgere le funzioni di presidio ospedaliero per degenze specialistiche con un bacino d'utenza sovrazonale e regionale, ma solo a seguito di uno studio di fattibilità, mentre nel frattempo sarebbero stati garantiti pronto soccorso e degenze di medicina e chirurgia. All'epoca, il consigliere Saro aveva previsto che, in attesa dello studio di fattibilità, nessuna struttura specialistica sarebbe stata trasferita e lo schieramento di sinistra di allora aveva preannunciato la scomparsa dell'ospedale San Michele come ospedale di rete per acuti. Quello che sta succedendo ora in quest'Aula sembra un film già visto: l'innovativa riforma della sanità della Serracchiani, almeno per Gemona, altro non è che una copia, anche piuttosto brutta, della riforma Fasola e le paure manifestate dalla sinistra all'epoca sono le nostre stesse paure". "Le promesse del '95 non sono state mantenute, il pericolo anticipato dalla sinistra però si sta rivelando reale. Se non bastasse la storia a farci riflettere forse dovremmo guardare agli esiti delle altre realtà che per prime hanno sperimentato le Case della salute, continua il consigliere Revelant. Vogliamo ignorare le parole del presidente nazionale della Snami (Sindacato autonomo dei medici italiani) che ha parlato di flop annunciato delle "case" già fallite in altre nazioni, un sistema pensato da incompetenti della sanità? Facciamo finta di non sentire il monito della FIMMG e di Federfarma che, sulla base delle esperienze di Toscana ed Emilia Romagna, hanno espresso i loro dubbi su tale strutture?" "Riproporre nella nostra Regione, a Gemona, Cividale, Sacile e Maniago, un sistema che sta dimostrando di essere fallimentare già in altre realtà straniere e italiane sarebbe un grosso errore di cui potremmo pentirci".

"Inaccettabile oltre che offensiva per la nostra comunità - conclude Revelant - anche l'affermazione del capogruppo del PD Shaurli che segnalava che anche una parte dell'ospedale Maggiore di Trieste sarebbe stata riconvertita e anche quei cittadini dovrebbero pertanto essere tutelati. Peccato che Shaurli dimentichi di dire che la parte non riconvertita è quella legata al polo tecnologico inaugurata solo 3 mesi fa, costata 29 milioni di euro, nuova di zecca, dotata di pronto soccorso, emergenza e di una dotazione tecnologica di ultima generazione. A volte, a star zitti, si farebbe più bella figura".