II e IV Comm: audizioni su nuovo rigassificatore a Monfalcone
(ACON) Trieste, 8 ott - RCM - Il mercato del gas viene
liberalizzato nel 2013 con il decreto Passera del Governo Monti -
del resto lo impone l'Europa - e molti imprenditori del Friuli
Venezia Giulia non se lo fanno dire due volte: a Monfalcone
creano la cordata Smart Gas per costruire un terminale di
stoccaggio, rigassificazione e distribuzione di gas naturale
liquido (GNL) di piccola taglia (due serbatoi per un totale di
170.000 metri cubi di GNL) da realizzare nel porto di Monfalcone
e nelle retrostanti aree industriali, in località Lisert,
attraverso un nuovo canale di accesso (lungo 7 chilometri e
profondo 13,5 metri) per metaniere lunghe 300 metri, una cassa di
colmata per il deposito di fanghi e detriti del drenaggio, oltre
ovviamente ai macchinari necessari per la trasformazione del gas
liquido in gas. L'impianto dovrebbe sorgere nella zona libera
della linea di costa prospiciente la foce del Timavo; sarà
alimentato da navi gasiere con capacità di 125.000 mc di GNL che
accederanno al molo tramite il nuovo canale, 22 all'anno in
tutto. La trasformazione non avverrà tramite l'utilizzo di acqua
marina, ma mediante acqua dolce in uscita dal vicino impianto
delle cartiere Burgo, che utilizzano l'acqua del Timavo. Perciò
non ci sarà clorazione dell'acqua del mare.
È quanto ha esposto Alessandro Vescovini, responsabile del
progetto di Smart Gas in attesa della VIA (Valutazione di impatto
ambientale) nazionale, ai consiglieri della II e della IV
Commissione consiliare, presiedute rispettivamente da Alessio
Gratton (Sel) e Vittorino Boem (Pd), che hanno organizzato una
mattinata di audizioni d'ascolto delle opinioni di amministratori
pubblici, aziende e associazioni coinvolte nella nascita
dell'impianto. Presenti gli assessori regionali Sara Vito e
Mariagrazia Santoro.
I fronti sono stati praticamente due: da una parte le ragioni
pratiche ed economiche dell'imprenditoria locale, supportata
anche dalle forze sindacali e amministrazioni come la Provincia e
il Comune di Gorizia, dall'altra i forti timori verso una
mancanza di adeguate garanzie di tutela nel tempo, di chi guarda
alla salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, come WWF,
Legambiente e i Comuni di Monfalcone e Duino Aurisina.
Abbiamo il più alto rapporto "consumo di gas a uso
industriale/fatturato industriale" - ha spiegato Vescovini ai
presenti - perché molte realtà manifatturiere utilizzano il gas
nei loro processi industriali. In regione sono già stati respinti
tre progetti di rigassificatori (on shore a Monfalcone e a Zaule,
off shore a Fossalon), ma si trattava di impianti di grandi
dimensioni e nessuno prevedeva una riduzione del costo del gas -
come avverrà con il nostro - se non del 10%, quantomeno dell'8%
per le imprese di trasformazione regionali. E non si dimentichi
che parliamo della salvaguardia di 15.000 posti di lavoro, tra
dipendenti diretti e indiretti. Il progetto sarà fatto con fondi
privati, non necessita di sovvenzioni pubbliche. Vogliamo poter
gestire il gas solo per le nostre industrie locali.
A seguire, come detto, le amministrazioni locali presenti si sono
divise nelle opinioni. Un sì convinto "a tutti i progetti che
portano sostegno economico alle nostre imprese e ai nostri
cittadini" è arrivato da Comune e Provincia di Gorizia, così come
ha detto sì la Compagnia portuale di Monfalcone, mentre la
Capitaneria di porto di Monfalcone ha esposto preoccupazioni per
la sicurezza della navigazione, delle operazioni portuali e delle
manovre da e per il terminale marino di rigassificazione.
Per il no deciso legato al futuro dell'ambiente come di altri
progetti che si stanno portando avanti nella zona dove dovrebbe
sorgere il rigassificatore, come la rinascita dell'area termale,
il Comune di Monfalcone con quello di Duino Aurisina. No anche
dalla Provincia di Trieste, che non ravvede la necessità di un
nuovo rigassificatore nelle acque costiere dell'Alto Adriatico,
né ritiene porterà una effettiva diminuzione del costo del gas,
conseguenza legata ad altri fattori.
Con le adeguate garanzie, i sindacati si sono detti in generale
favorevoli al progetto perché legato alla salvaguardia dei posti
di lavoro, ma non va dimenticato - hanno detto - di cercare
soluzioni al problema infrastrutturale, di sviluppo, del sistema
energetico regionale.
(foto; immagini tv)