CR: bocciata mozione deleghe assessore Torrenti (8)
(ACON) Trieste, 28 ott - RCM - Chiedo scusa a Gianni Torrenti
se abbiano utilizzato la sua storia perché è un uomo che si è
guadagnato l'apprezzamento non solo della maggioranza, ma anche
del centrodestra. Però è una mozione emblematica di troppe storie
come la sua, perché non è solo relativa a Gianni Torrenti, ma è
un pezzo di storia degli ultimi 20 anni, entra nel rapporto tra
la politica e la magistratura, un rapporto malato.
Ha iniziato così il suo intervento, Riccardo Riccardi (FI), in
merito alla mozione - poi respinta dalla maggioranza dell'Aula -
che lo vede primo firmatario sulla restituzione delle deleghe
all'assessore regionale Gianni Torrenti. Con lui, Renzo Tondo e
Roberto Dipiazza (AR), Alessandro Colautti (NCD), Luca Ciriani
(FdI/AN).
Ecco che nel documento si legge che la presidente della Regione,
Debora Serracchiani, già in occasione delle elezioni per il
Consiglio regionale aveva imposto ai candidati del PD un passo
indietro se raggiunti da un avviso di garanzia, ma nonostante
questo diktat, i consiglieri che hanno ricevuto un avviso di
garanzia non si sono mai dimessi e non sono mai incappati in
alcun provvedimento da parte del Pd o della Serracchiani stessa.
La mozione rammenta, poi, che la presidente Serracchiani insieme
al presidente Renzi sostenne l'opportunità che l'allora ministra
della Giustizia del Governo Letta, Annamaria Cancellieri, si
dimettesse senza neppure essere stata raggiunta da un avviso di
garanzia né tantomeno da un rinvio a giudizio. Non solo, perché
in occasione dello scandalo sul MOSE, in merito alla posizione
del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, sempre la Serracchiani,
nella sua veste di vicesegretario nazionale del Pd, ha
direttamente provveduto a dimissionarlo. Diversamente, ha chiesto
al presidente dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, di ripensare
alle proprie dimissioni, rassegnate a seguito di una condanna in
appello. A seguire, la mozione rammenta altri esempi di
comportamenti non sempre chiari da parte di esponenti politici e
di governo.
I firmatari chiedono, allora, alla presidente della Regione di
chiarire una volta per tutte la sua posizione in merito al
principio di presunzione d'innocenza fino alla condanna in terzo
grado, caposaldo costituzionale di una vera cultura garantista da
opporre con forza a ogni strumentale giustizialismo;
successivamente, a procedere, con coerenza e assumendosene la
responsabilità politica, all'adozione di ogni conseguente atto
relativo alla conferma o alla definitiva revoca e sostituzione
dell'assessore Torrenti dalla Giunta.
L'assessore Torrenti non può fare l'assessore "per parti", o lo
fa o non lo fa - ha chiosato Riccardi. Noi restiamo dalla parte
dei garantisti, ma vorremmo sapere se il garantismo è una linea
oppure, alla fine, in qualche modo ne vieni comunque fuori.
Da parte sua, la presidente Serracchiani ha rimandato al mittente
diverse vicende che hanno riguardato esponenti del centrodestra e
ha giustificato ogni sua scelta parlando di sensibilità politica.
Qui oggi - ha dunque affermato - si è fatta troppa giurisprudenza
e troppo poca politica, che invece compete a quest'Aula. La
sensibilità politica è altro rispetto ai giudizi dei magistrati.
Nella vicenda dell'assessore Torrenti ho agito proprio sulla base
della mia sensibilità politica e di quella dei componenti della
mia Giunta, con cui ho parlato a lungo e ho deciso solo dopo
averne discusso con loro. La sospensione dell'assessore, decisa
in un primo decreto, ha riguardato solo il periodo in cui la
Giunta non si riuniva. Il fatto che lo riguarda è precedente al
periodo dell'appartenenza alla mia Giunta. Con il secondo
decreto, abbiamo sciolto le cause di conflitto di interesse che
lo avrebbero investito come assessore alla Cultura (oggi
l'assessore Torrenti è in carica quale referente per i Beni
culturali, mentre la presidente Serracchiani stessa è referente
temporale per le Attività culturali).
La mia sensibilità politica è coerente con tutte le scelte prese
in passato e con quelle che saranno prese in futuro - ha concluso
la presidente. Non si tratta di presunzione di non colpevolezza,
ma di pura sensibilità politica.
A seguire, l'Aula ha bocciato la mozione con 24 no dei gruppi di
centrosinistra più il voto della presidente e dell'assessore Sara
Vito, 15 sì espressione di tutti i gruppi del centrodestra,
nessuna astensione.
(segue)