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FI: Ziberna chiede abbattimento in deroga per i cinghiali

30.10.2014
12:06
(ACON) Trieste, 30 ott - COM/AB - Nel corso dell'ultimo anno avevo già rivolto diverse interrogazioni alla Giunta regionale per sensibilizzarla sul grave problema dei danni provocati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, che negli ultimi anni si è fatto particolarmente sentire a causa del rischio che corrono vigneti, culture, pascoli, ma anche autovetture e altri beni, cui si uniscono i rischi per l'incolumità delle persone. A sottolinearlo è Rodolfo Ziberna, vicecapogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, che aggiunge.

Lo strumento più efficace che si può adottare, insieme ad altri, per far fronte a questo fenomeno è l'abbattimento in deroga, che viene disposto dalle Province. Recentemente però è intervenuta la sentenza del TAR FVG nr. 259/2014 con cui si accoglie il ricorso della Lega per l'abolizione della caccia, sezione del Friuli Venezia Giulia, che ha ottenuto che i cacciatori non possano partecipare agli abbattimenti in deroga, ossia al di fuori della stagione venatoria, per la soppressione dei mammiferi. Per poter svolgere questa attività vi è pertanto la necessità di una previsione legislativa contenuta nel Piano faunistico regionale, in via di adozione da parte della Giunta.

Alla mia più recente interrogazione l'assessore Paolo Panontin ha risposto assicurando che il progetto del nuovo PFR è stato sottoposto all'esame del Comitato faunistico regionale, ricevendone parere favorevole lo scorso 6 ottobre. A breve - ha assicurato l'assessore - il Piano sarà sottoposto all'attenzione del Consiglio delle Autonomie locali per il parere e successivamente si procederà a completare la Valutazione ambientale strategica per poi avere l'approvazione definitiva in Giunta regionale. L'assessore Panontin ha riconosciuto quanto avevo asserito in merito alla non efficacia e all'inopportunità di adottare altre strumenti dissuasivi, quali le recinzioni metalliche elettrificate ed elettrosaldate o la sterilizzazione con pillole, pericolosa per l'uomo. Il problema ha ormai assunto proporzioni straordinarie, quindi servono misure straordinarie.

In questa fase di crisi economica gli agricoltori sono costretti ad accollarsi costi aggiuntivi per ripristinare le colture rese inutilizzabili dall'attività di scavo dei cinghiali. Tutte le contromosse sono risultate inefficaci. Come se non bastasse, tutti gli indennizzi sono andati esauriti: la Provincia non riesce ad aiutare tutti i coltivatori vittime di devastazioni. I danni subiti dal settore agricolo nella fascia che va da Gorizia al Collio a causa delle incursioni di cinghiali, ma anche di caprioli e cornacchie, hanno superato quota 250.000 euro lo scorso anno. Sull'ordine dei 70 milioni di euro (dati Eurispes), invece, sono i danni stimati in ambito nazionale provocati dalla fauna selvatica. Senza azioni decise il fenomeno continuerà nel suo pericoloso trend di crescita, derivato se non altro dalla grande fertilità e riproduttività del cinghiale, dalla sua capacità di adattamento in un habitat favorevole in termini climatici e di approvvigionamento di cibo, dalla sostanziale mancanza di nemici o elementi che possano fermarne la crescita. I dati (fonte Regione FVG delle ultime due annate venatorie 2011/12 e 2012/13) più recenti fanno emergere che sono stati abbattuti 5.800 cinghiali su 9.200 abbattimenti autorizzati, con ciò significando che a livello regionale sono rimasti in circolazione 3.400 cinghiali che si potevano e dovevano abbattere. Da segnalare anche la significativa riduzione del numero di cacciatori in regione, sull'ordine delle 1.300 unità, di cui 50 nel Collio e 21 nel Carso, luoghi oggetto di vere e proprie scorribande dei cinghiali. Anche a detto calo è imputabile il minor abbattimento di cinghiali. Va presa ad esempio la legislazione in materia nella vicina Slovenia, che viene considerata sotto molti aspetti maggiormente efficace nel perseguire l'obiettivo del contenimento della fauna degli ungulati perché assicura ampi periodi e orari di caccia e quindi un maggiore e più efficace controllo dell'esplosione demografica degli ungulati. L'unica strada da percorrere anche nel Friuli Venezia Giulia è quella di cacciare il cinghiale sempre, tutto l'anno, disciplinando questa caccia in modo diverso da quella attuale, simile a quella per il capriolo, che è una specie diversa. Rimane sul tappeto un'ulteriore mia proposta in ordine all'opportunità di non sprecare la carne dei capi abbattuti conferendola, laddove non usata dallo stesso cacciatore, preferibilmente a encomiabili associazioni non a fine di lucro, come la Croce Rossa, la Caritas, il Banco Alimentare, in grado di lavorarla, congelarla e distribuirla alle persone più bisognose, assicurando a dette associazioni adeguate risorse, che peraltro saranno largamente inferiori a quelle derivanti dai danni scongiurati.