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V Comm: ddl riforma sistema Regione/Autonomie locali, dibattito

11.11.2014
18:48
(ACON) Trieste, 11 nov - RCM - Stabilito che sarà il disegno di legge n. 68 dell'assessore Paolo Panontin il testo base del dibattito generale prima e dell'esame poi, la V Commissione consiliare presieduta da Vincenzo Martines (Pd) ha iniziato a entrare nel merito del riordino del sistema Regione/Autonomie locali.

Primo a prendere la parola, Alessandro Colautti (NCD) ha sostenuto che affermare come prima cosa l'inutilità e i costi di alcuni enti - si veda le Province - è stata una partenza sbagliata. Invece positivo è aver inserito la gradualità. Si è, poi, rifatto ad alcuni dettami della legge n. 56/2014, meglio nota come legge Delrio, affermando di non essere un difensore delle Province, l'importanza dei sub-ambiti, la pianificazione urbana che è assolutamente necessaria.

Difficoltà oggettiva nel mettere assieme più enti, per Pietro Paviotti (Citt), ma la storia insegna che dove già si è fatto sistema nessuno tornerebbe indietro. Bene che si dia più forza ai sub-ambiti, bene ancora la gradualità. Invece il termine programmazione urbanistica è troppo timido - ha detto Paviotti - perché serve una prima pianificazione di area vasta/Piano struttura che sia un documento con pregnanza dal punto di vista giuridico.

Rodolfo Ziberna (FI) ha apprezzato la proroga dei termini e la gradualità delle funzioni, anche se andrebbe più marcata. Restano, però, le critiche perché si continua a non capire perché non si sono voluti concedere due mesi in più per gli approfondimenti. Il consigliere ha, poi, riportato una simulazione di aumento degli oneri a carico degli enti locali. E ha citato le aree in cui andrebbe, a suo dire, diviso il territorio.

Pianificazione a lungo termine, che porti allo sviluppo dei cittadini e del territorio, per Elena Bianchi (M5S), il cui Gruppo ritiene non si sia tenuto adeguatamente conto del vero obiettivo e dunque di quali siano il problema e le cause da rimuovere. Ecco perché contestano i tempi della riforma. La soluzione trovata è rigida perché si inserisce la figura di un ente esso stesso rigido, che ha la funzione aggregata di enti che già ci sono ed è un ulteriore ente intermedio.

Roberto Novelli (FI) ha detto che "forse rimpiangeremo le vecchie e care Province", ma ormai si è iniziato un cammino da parte di una Regione che vuole essere virtuosa, invece non darà le risposte sperate. Manca, per Novelli, il tema dei costi che andranno a gravare sulle prossime Unioni di Comuni. Dove possibile, non vanno passate alla Regione ulteriori funzioni, perché già se ne prenderà 61.

Perimetro e dimensioni, i concetti ripresi da Giulio Lauri (SEL), che ha definito conservative le definizioni date dal centrodestra, mentre c'è ragionevolezza nella scelta della maggioranza. Ha poi parlato di specificità che vanno riconosciute all'area di Trieste (una specificità dimensionale, una legata al numero degli abitanti, una legata alla presenza di una minoranza linguistica tutelata per legge).

Da ultimo, Diego Moretti (Pd) ha detto che gli stessi Comuni hanno chiesto alla Regione di farsi carico di una messa assieme di servizi e funzioni dove possano collaborare tra di loro. Si doveva puntare alle fusioni, invece in questi anni ne sono nate pochissime, le Unioni sono state 4, 25 i sub-ambiti comunali ma con limiti nei finanziamenti e la perdita di efficacia nel tempo. Ora si sta dando la giusta tempistica, anche di verifica, alla riforma e si va verso una nuova, corretta stagione per le autonomie locali.

La Commissione ha chiuso così i lavori della giornata, ma il dibattito generale sarà riaperto domani mattina con gli ultimi interventi. Poi si passerà all'articolato.

(foto; immagini tv)