V Comm: sistema Regione/Autonomie locali, concluso dibattito (1)
(ACON) Trieste, 12 nov - MPB - Con gli ultimi interventi degli
iscritti al dibattito generale, che si era iniziato ieri, la V
Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Vincenzo
Martines (Pd), ha ripreso il lavoro sul ddl di riordino del
sistema Regione/Autonomie locali. Presente l'assessore Paolo
Panontin, il primo a parlare è stato Roberto Revelant (AR).
Sarebbe stato opportuno - ha detto Revelant - dare a questa
riforma tempi diversi, approfittando di riordinare le competenze.
Diversi gli ambiti non toccati, come ad esempio il turismo che
poteva figurare nelle funzioni delle unioni, secondo il
consigliere che ha chiesto l'analisi dei costi, una valutazione
del patrimonio immobiliare, la proiezione del dato relativo
all'andata in pensione del personale da qui a dieci anni.
Dopo la richiesta di Ziberna di sospendere il lavori della
Commissione per consentire all'assessore di seguire da vicino
l'impegno della Protezione civile in un momento di emergenza e
dopo le rassicurazioni di Panontin circa l'attività di una realtà
che si è strutturata nel tempo grazie all'attenzione di tutte le
Giunte che si sono susseguite, il presidente Martines ha ridato
seguito agli interventi programmati.
Luca Ciriani (Fratelli d'Italia/AN) ha spiegato la sua
contrarietà al provvedimento per motivi di natura politica e
tecnica e ha motivato le scelte alla base della sua proposta di
legge (la 71, abbinata al ddl). Se l'obiettivo è di spendere meno
essendo più efficienti, dopo la soppressione delle Province resta
il problema della loro eredità e di un potere di area vasta
insieme a quello dell'esistenza di comuni troppo piccoli. La mia
proposta parte dalla necessità di fare salva la loro peculiarità
e la capacità di essere efficienti e la strada delle convenzioni
è la migliore, visto che le unioni non hanno mai funzionato. Da
qui la domanda perché tanta fretta e perché è stato sposato il
modello delle federazioni, quando l'esperienza delle Comunità
montane è la peggiore. Aggredire Province e Comuni rischia di
essere un boomerang quando dalla sede legislativa si dovrà
passare al quotidiano, ha conlcuso Ciriani dichiarando di non
essere contro il cambiamento, ma sottolineando di aver cercato
con la sua proposta di fare una norma più snella.
Igor Gabrovec (Pd-Ssk), sottolineando la differenza tra la
riforma che avrebbe voluto e quella che si va ad approvare
("avrei immaginato una riforma che desse maggior spazio operativo
ai Comuni, secondo il modello Delrio"), ha lamentato soprattutto
"nonostante i miglioramenti portati in molti punti, la mancanza
di riferimenti alla specificità linguistica e alle minoranze", in
merito alle quali ha declinato puntualmente le varie situazioni
presenti nel ddl. Minoranze che non sono da intendersi come
privilegio, ma come una ricchezza e uno dei pochi motivi della
nostra specialità, ha concluso il consigliere.
Norma di peso storico per Claudio Violino (Misto) e che si
inserisce in un contesto di riforme costituzionali, in un Friuli
Venezia Giulia sospeso tra neocentralismo e rincorsa della
specialità; da qui la critica sul fatto che si potesse forzare di
più sui margini di specialità per dare risposte ai problemi
economici e alla crisi di democrazia, ragionando sul
dimensionamento, considerando concretamente il problema delle
minoranze linguistiche, valutando gli effettivi risparmi.
Roberto Dipiazza (AR) ha posto l'accento sui vincoli che agli
Enti locali derivano da comunelle e usi civici, ha indicato la
necessità in un prossimo futuro di una semplificazione degli enti
e ha sollecitato a valutare sia la governance che chi la esercita.
Infine l'assessore, chiudendo il dibattito e assicurando di aver
annotato i suggerimenti emersi dagli interventi dei consiglieri,
ha ricordato come la riforma delle Autonomie locali fosse un tema
condiviso a livello di principio, figurando in tutti i programmi
elettorali.
Tutti gli enti, Regione compresa, devono ridurre gli assetti. Un
percorso - ha scandito Panontin - da compiere attraverso più
provvedimenti di legge e, oltre a questa riforma ordinamentale,
ce ne sarà una sulla finanza locale che spero di rendere pubblica
a breve e una sulla riforma del comparto del personale.
Dopo oltre un centinaio di incontri sul territorio, crediamo che
il ddl superi le debolezze delle forme aggregative che
conoscevamo, trovando un punto di equilibrio tra volontarietà e
obbligatorietà, tra sussidiarietà e autodeterminazione dei
territori e adeguatezza.
La logica di questa legge è quella del mosaico, per alcuni
aspetti è una legge quadro, ma è anche un cantiere aperto.
Correttivi andranno fatti, importante è la condivisione
sull'impianto globale - ha sottolineato ancora l'assessore
annunciando emendamenti su temi della tutela della minoranza
slovena, mentre si cercherà di tener conto anche delle esigenze
evidenziate dalla minoranza friulana. E inoltre modifiche circa
la maggiore gradualità di attuazione e sull'armonizzazione dei
bilanci, e in tema di formazione per preparare una classe
amministrativa oltre che politica capace di gestire l'intera
partita. Non entra invece in questa norma il problema delle
comunelle e degli usi civici.
Circa il "neocentralismo regionale" - ha concluso Panontin - non
si può pensare che il superamento della Provincia non comporti un
ricollocamento delle funzioni. Vi fornirò una simulazione
dell'impatto economico della riforma rispetto a quello che al
momento è oggettivamente analizzabile: un lavoro che sto curando
con gli uffici. Nessuna resa, poi, sulla specialità, da difendere
sì attraverso le minoranze che hanno dato luogo alla specificità,
ma questa mera specificazione etnico-linguistica, troppo fragile,
sarà meglio difendibile se saremo innovativi e dimostreremo anche
di essere un sistema unico e integrato.
I lavori proseguono con l'esame dell'articolato.
(foto; immagini tv)
(segue)