M5S: Dal Zovo, no alle modifiche di legge per i cacciatori
(ACON) Trieste, 14 nov - COM/AB - Senza discussione in
Commissione, è stata inserita nel programma dei lavori della
prossima seduta del Consiglio regionale una proposta di legge in
materia venatoria firmata dalla consigliera Mara Piccin, che il
MoVimento 5 Stelle ritiene del tutto assurda e pretestuosa e
sulla quale la portavoce M5S in Consiglio regionale Ilaria Dal
Zovo preannuncia voto contrario.
"Questa proposta di legge è nata dopo una serie di controlli
effettuati sui libretti di caccia - spiega Dal Zovo. È del tutto
evidente, però, che i cacciatori sanno come si debbano segnare le
uscite in modo corretto per non incorrere in sanzioni, visto che
il tesserino regionale di caccia è in vigore dal lontano 1986 ed
è l'unico sistema di controllo sulla regolarità dell'attività
venatoria. Pertanto, se le violazioni sono state compiute, le
sanzioni devono essere pagate. Gli altri cittadini non hanno
certo qualcuno in Consiglio regionale che fa per loro un norma di
salvataggio - sottolinea la portavoce M5S. Chiunque commetta
un'infrazione, di qualunque genere essa sia, deve pagare per
l'errore fatto".
"Nel Friuli Venezia Giulia, ormai da anni, si è avviata invece
una originale strategia per eliminare il bracconaggio. Ricordiamo
che i dati su questo grave fenomeno ponevano purtroppo la nostra
regione ai vertici in Italia. Da una parte si rendono, infatti,
legali comportamenti altrove puniti con sanzioni amministrative o
penali. È il caso, a puro titolo di esempio, della caccia agli
anatidi un'ora dopo il tramonto, della possibilità di usare
ancora piombo nelle munizioni con la sola inutile prescrizione
della nichelatura superficiale, della possibilità di viaggiare
vicino a case e strade senza riporre l'arma nel fodero, della
caccia svolta da natanti e imbarcazioni, per la quale nel resto
d'Italia si incorre nell'arresto fino a tre mesi".
"Dall'altra parte - rivela Dal Zovo - si è proceduto alla
silenziosa e graduale soppressione delle residue possibilità di
vigilanza su caccia e bracconaggio: lo scarno personale delle
Province, gli ex guardiacaccia, assimilati dalla legge 9/2009
alla Polizia comunale, vengono mandati a fare posti di controllo
con l'autovelox e a portare gonfaloni, mentre il Corpo forestale
è stato decimato dai pensionamenti e spalmato in mille altre
attività burocratiche. Inoltre si è arenata la costituzione del
Corpo unico di vigilanza ambientale, previsto dalla legge 6/2008.
La vigilanza è scomoda - attacca Dal Zovo. Se chiudi le attività
di controllo, l'impressione da parte dell'opinione pubblica è che
il fenomeno del bracconaggio sia finito. E se per caso qualcuno
incappa ancora in uno dei rarissimi controlli, arriva in soccorso
certa politica pronta a modificare le norme. Tutto questo avviene
a scapito della fauna selvatica, definita dalla legge, è bene
rammentarlo, patrimonio indisponibile dello Stato. Ma in Italia,
e in particolare nel Friuli Venezia Giulia, i beni comuni sono
trattati ormai come res nullius".
"La Sardegna e la Valle d'Aosta hanno già istituito da tempo
strutture efficaci, che hanno dato ottimi risultati e possono
essere d'esempio. Una regione come il Friuli Venezia Giulia, che
negli anni passati ha dimostrato di essere all'avanguardia in
molti settori, ora sulla caccia si trova invece indietro, molto
indietro. Intanto i poteri forti continuano a muoversi in
sordina, tra le stanze del Palazzo, nel tentativo di averla
vinta".
"Speriamo che la Giunta Serracchiani non sia a favore di questa
norma, ma dalla parte della sicurezza dei cittadini, anche in
virtù degli ultimi episodi accaduti nel Pordenonese, e della
fauna selvatica, un patrimonio prezioso da tutelare. L'Esecutivo
regionale deve impegnarsi a far partire urgentemente il Corpo
unico di vigilanza ambientale previsto dalla legge. Una realtà -
conclude - promessa dalla politica e mai fatta partire. Per
volere di chissà chi".