CR: Regione/EELL, relatore di maggioranza Paviotti (1)
(ACON) Trieste, 24 nov - RCM - Prima seduta d'Aula dedicata
all'approvazione del disegno di legge che dà il via al percorso
di riforma complessiva del sistema Regione/Autonomie locali del
Friuli Venezia Giulia, secondo un ordinamento che si vuole basato
su due livelli: Regione e Comuni.
Il presidente Franco Iacop ha dato la parola al primo relatore di
maggioranza, Pietro Paviotti dei Cittadini.
E in termini di percorso si è espresso proprio Paviotti
ricordando che il primo passo fu fatto in Aula con l'approvazione
unanime, il 30 gennaio 2014, della proposta di legge nazionale di
modifica dello Statuto regionale, ora in attesa di essere
esaminata dal Parlamento, con cui si espresse la volontà di
procedere alla soppressione delle Province.
In attesa del superamento delle Province, che a Statuto
modificato sarà sancito da un'apposita legge regionale, la
maggioranza di centrosinistra ha ritenuto che il necessario
rinnovo degli organi delle Amministrazioni provinciali in
scadenza dovesse avvenire con elezioni di secondo grado.
Conseguentemente, con la legge regionale 2/2014 è stata
introdotta la nuova disciplina delle elezioni provinciali che ha
determinato il rinnovo della Provincia di Pordenone.
Provvedimenti di "chiusura" della riforma della Autonomie locali
saranno la riforma della finanza locale e la riforma del comparto
unico del pubblico impiego regionale e locale.
L'obiettivo del ddl all'esame dell'Aula è di ottenere Enti più
adeguati - ha detto Paviotti -, senza dover procedere a fusioni
coatte, ma proponendo aggregazioni (Unioni) di Comuni in grado di
esercitare due funzioni principali: le politiche di
programmazione e pianificazione di area vasta, ovvero lo sviluppo
economico, turistico, ambientale, sociale e culturale;
l'organizzazione e la gestione dei servizi di prossimità da
rendere al cittadino tramite la gestione associata e gli uffici
unici, non solo per ottenere economie di scala, ma soprattutto
per offrire una qualità migliore.
Il ddl rimanda a un successivo atto giuntale la formulazione
della proposta sui perimetri delle Unioni. Tuttavia, il gruppo
dei Cittadini formulerà in Aula un ordine del giorno per
impegnare la Giunta a tenere in conto, prioritariamente, dei
perimetri degli attuali Ambiti socio-assistenziali
(sostanzialmente coincidenti con i Distretti sanitari) perché in
essi gli amministratori locali gestiscono in forma associata,
bene e da molti anni, un servizio importante come quello dei
servizi sociali.
Il provvedimento - così ancora Paviotti - prevede la possibilità
di chiedere delle deroghe. Soprattutto spicca il caso particolare
di Trieste e del suo territorio, con una sproporzione in termini
di abitanti tra la città e l'entroterra, oltre alla tutela
linguistica e culturale dei Comuni del Carso. Per questo si è
concordato sull'individuare modalità operative particolari e
diverse rispetto al restante territorio regionale.
L'obiettivo della riforma - ha poi ribadito - non si limita ai
risparmi bensì a un miglioramento dell'efficienza e
dell'efficacia dei servizi pubblici, oltre alla capacità, oggi
quasi assente, di fare "programmazione di area vasta".
Di seguito alcuni aspetti che, per Paviotti, caratterizzano la
riforma:
- prevedere personalità giuridica all'Unione;
- un'Assemblea dei sindaci snella e decisoria, che coinvolge in
modo importante i Consigli comunali sulle scelte di maggiore
rilevanza;
- libertà di formulazione degli Statuti, che stabiliranno metodi
e regole da applicare;
- possibilità di operare anche con Subambiti, ovvero la scelta di
poter meglio gestire servizi di prossimità su perimetri più
ridotti rispetto a quello dell'Unione;
- la gradualità della riforma secondo tempi di attuazione non
eccessivamente stringenti;
- la facoltà di introdurre un direttore;
- il sostegno a un processo di fusione;
- realizzazione della Centrale unica di committenza, obbligo di
legge con l'obiettivo di razionalizzare il numero di stazioni
appaltanti per l'acquisto di beni e servizi, rispetto alla
situazione attuale che vede gli Enti locali costretti a
rivolgersi a una centrale nazionale (CONSIP).
Da ultimo, Paviotti ha affrontato la questione del trasferimento
delle competenze provinciali ai Comuni e alla Regione, sostenendo
la necessità di arrivare con gradualità all'assetto definitivo,
vuoi perché la chiusura delle Provincie non è ancora operativa e
alcune funzioni devono necessariamente rimanere in capo a
quell'Ente, vuoi perché - ha chiosato - è comunque utile dare il
tempo alle Unioni di insediarsi e di irrobustirsi prima di
misurarsi con una pluralità di competenze. Per questo si è
proposta una pausa di riflessione.
(immagini tv)