M5S: Frattolin, riforma EELL pista di atterraggio per mini Province
(ACON) Trieste, 25 nov - COM/RCM - Articolato, l'intervento che
Eleonora Frattolin, capogruppo di M5S in Consiglio regionale, ha
tenuto in Aula intervenendo sulla riforma del sistema
Regione/Autonomie locali.
Premettiamo subito che non intendiamo affermare che nulla debba
esistere tra i due livelli regionale e comunale - ha spiegato la
consigliera. Ogni forma di aggregazione, fusione o
interconnessione capace di determinare sinergie,
razionalizzazioni, efficientamenti o risparmi, purché nella
salvaguardia dell'ottimale servizio fornito ai Cittadini, è per
noi la benvenuta.
Siamo quindi favorevoli alla massimizzazione della coesione del
sistema Regione-Autonomie locali come correttamente prefigurato
nelle intenzioni dell'assessore Panontin e della Giunta. Ma - ha
puntualizzato la Frattolin - ci siamo resi pienamente conto che
la Regione non esisterebbe senza i Comuni che la costituiscono.
Ebbene, come se nulla fosse, oggi si vuol pianificare e
riordinare il territorio disciplinando le forme associative e i
volumi delle stesse quando basterebbe incrociare una bella X
sull'ente Provincia, trattenersi le funzioni regionali secondo il
dettato statutario e costituzionale, trasferendo tutto il resto
ai Comuni e demandando al loro buon senso e alla loro capacità di
autodeterminarsi ogni successiva forma di aggregazione.
Per la Frattolin, se un'Unione è una scusa per non arrivare a una
fusione, essa rappresenta un danno più che un ausilio
all'armonico sviluppo delle territorio e della coesione sociale.
E un danno sul danno - ha aggiunto - è il Piano di riordino che
si vorrebbe attuare, poiché le Unioni territoriali vanno
considerate come strumento a disposizione dei Comuni che
intendano associarsi nell'esercizio di alcune funzioni e non come
strumento discriminatorio a disposizione della Regione per
imporsi con la scusa del poco tempo a disposizione.
In termini di trasferimenti di risorse, quindi, la Regione deve
predisporre parametri centrati non solo sul costo, ma anche sulla
qualità del servizio al cittadino. Parlare, perciò, di fasce più
o meno utili al conseguimento dei trasferimenti ci pare
quantomeno ambiguo. Non ci pare, inoltre, così difficile
individuare dei parametri efficienti - ha detto. La buona pratica
amministrativa dovrà pur esistere da qualche parte; e se esiste
avrà pure dei connotati ben precisi che si possano parametrare
con la nostra realtà in modo tale da stabilire dei punti cardine
al di sotto dei quali nessun Comune dovrebbe impantanarsi.
La Regione - ha suggerito la portavoce dei pentastellati -
penalizzi o premi i singoli municipi scelti dalla gente e dalla
storia, e non indirizzi (o sottragga) risorse verso enti
intermedi che devono essere funzionali solo e unicamente ai
Comuni, pena la loro trasformazioni in nuovi ricettacoli di
potere e condizionamento politico nel giro di meno di un lustro.
Abbiamo inoltre molte perplessità - ha rimarcato - riguardo ai
tempi dettati dalla Giunta: non perché non ravvisiamo l'urgenza
di razionalizzare la spesa pubblica e implementare i servizi al
cittadino, ma perché vogliamo dati certi e inequivocabili su cosa
si intenda per raggiungimento degli obiettivi. Il vero grande
servizio che una riforma può fornire al cittadino è proprio
questo: conoscere con esattezza quali siano i suoi diritti e
sapere in ogni momento se vengono rispettati o meno dalla sua
amministrazione locale.
Appare evidente il rischio di una corsa alla patrimonializzazione
immobiliare delle Unioni, che ci sembra quantomeno pericolosa. Il
punto vero è che l'Unione non deve patrimonializzarsi in alcun
modo, ma solo gestire funzioni e strumenti.
Per quanto riguarda le funzioni regionali da attribuire ai
Comuni, il M5S pensa che una funzione deve essere trattenuta o
ceduta dalla Regione ai Comuni senza porre come condizione che
questi la esercitino in forma più o meno associata. Sembrerebbe
quasi che la Regione debba andare necessariamente a rimpolpare un
ente intermedio tra ambito regionale e ambito comunale, come se
questo non fosse espressione dei Comuni, cioè della politica che
viene dal basso.
Inoltre, aggregazioni e fusioni sì, ma non perché le Province
vengono eliminate, quanto perché i singoli Comuni, forti di una
ritrovata consapevolezza che la Regione ha l'obbligo di
assecondare, lo decidono. L'ordinamento delle forme associative,
quindi, non dev'essere null'altro che questo. Quanto alle
funzioni da destinare alle Unioni, la Regione pensi a gestire le
sue - ha chiosato la Frattolin - e lasci (trasferendo le funzioni
ai Comuni e non direttamente alle Unioni) che il territorio
individui le proprie e ponga i propri quesiti a seconda della
governance che deciderà di darsi.
In definitiva, il ddl Panontin ha tutta l'aria di essere una
pista di atterraggio allestita in favore dell'insediamento delle
nuove mini Province, le quali inizialmente avranno amministratori
a titolo gratuito, ma (magari tra qualche anno e con nuovi
indirizzi politici) temiamo possano tornare a essere
"stipendifici" da modulare a seconda delle necessità.