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M5S: Frattolin, riforma EELL pista di atterraggio per mini Province

25.11.2014
14:52
(ACON) Trieste, 25 nov - COM/RCM - Articolato, l'intervento che Eleonora Frattolin, capogruppo di M5S in Consiglio regionale, ha tenuto in Aula intervenendo sulla riforma del sistema Regione/Autonomie locali.

Premettiamo subito che non intendiamo affermare che nulla debba esistere tra i due livelli regionale e comunale - ha spiegato la consigliera. Ogni forma di aggregazione, fusione o interconnessione capace di determinare sinergie, razionalizzazioni, efficientamenti o risparmi, purché nella salvaguardia dell'ottimale servizio fornito ai Cittadini, è per noi la benvenuta.

Siamo quindi favorevoli alla massimizzazione della coesione del sistema Regione-Autonomie locali come correttamente prefigurato nelle intenzioni dell'assessore Panontin e della Giunta. Ma - ha puntualizzato la Frattolin - ci siamo resi pienamente conto che la Regione non esisterebbe senza i Comuni che la costituiscono. Ebbene, come se nulla fosse, oggi si vuol pianificare e riordinare il territorio disciplinando le forme associative e i volumi delle stesse quando basterebbe incrociare una bella X sull'ente Provincia, trattenersi le funzioni regionali secondo il dettato statutario e costituzionale, trasferendo tutto il resto ai Comuni e demandando al loro buon senso e alla loro capacità di autodeterminarsi ogni successiva forma di aggregazione.

Per la Frattolin, se un'Unione è una scusa per non arrivare a una fusione, essa rappresenta un danno più che un ausilio all'armonico sviluppo delle territorio e della coesione sociale. E un danno sul danno - ha aggiunto - è il Piano di riordino che si vorrebbe attuare, poiché le Unioni territoriali vanno considerate come strumento a disposizione dei Comuni che intendano associarsi nell'esercizio di alcune funzioni e non come strumento discriminatorio a disposizione della Regione per imporsi con la scusa del poco tempo a disposizione.

In termini di trasferimenti di risorse, quindi, la Regione deve predisporre parametri centrati non solo sul costo, ma anche sulla qualità del servizio al cittadino. Parlare, perciò, di fasce più o meno utili al conseguimento dei trasferimenti ci pare quantomeno ambiguo. Non ci pare, inoltre, così difficile individuare dei parametri efficienti - ha detto. La buona pratica amministrativa dovrà pur esistere da qualche parte; e se esiste avrà pure dei connotati ben precisi che si possano parametrare con la nostra realtà in modo tale da stabilire dei punti cardine al di sotto dei quali nessun Comune dovrebbe impantanarsi. La Regione - ha suggerito la portavoce dei pentastellati - penalizzi o premi i singoli municipi scelti dalla gente e dalla storia, e non indirizzi (o sottragga) risorse verso enti intermedi che devono essere funzionali solo e unicamente ai Comuni, pena la loro trasformazioni in nuovi ricettacoli di potere e condizionamento politico nel giro di meno di un lustro. Abbiamo inoltre molte perplessità - ha rimarcato - riguardo ai tempi dettati dalla Giunta: non perché non ravvisiamo l'urgenza di razionalizzare la spesa pubblica e implementare i servizi al cittadino, ma perché vogliamo dati certi e inequivocabili su cosa si intenda per raggiungimento degli obiettivi. Il vero grande servizio che una riforma può fornire al cittadino è proprio questo: conoscere con esattezza quali siano i suoi diritti e sapere in ogni momento se vengono rispettati o meno dalla sua amministrazione locale.

Appare evidente il rischio di una corsa alla patrimonializzazione immobiliare delle Unioni, che ci sembra quantomeno pericolosa. Il punto vero è che l'Unione non deve patrimonializzarsi in alcun modo, ma solo gestire funzioni e strumenti. Per quanto riguarda le funzioni regionali da attribuire ai Comuni, il M5S pensa che una funzione deve essere trattenuta o ceduta dalla Regione ai Comuni senza porre come condizione che questi la esercitino in forma più o meno associata. Sembrerebbe quasi che la Regione debba andare necessariamente a rimpolpare un ente intermedio tra ambito regionale e ambito comunale, come se questo non fosse espressione dei Comuni, cioè della politica che viene dal basso. Inoltre, aggregazioni e fusioni sì, ma non perché le Province vengono eliminate, quanto perché i singoli Comuni, forti di una ritrovata consapevolezza che la Regione ha l'obbligo di assecondare, lo decidono. L'ordinamento delle forme associative, quindi, non dev'essere null'altro che questo. Quanto alle funzioni da destinare alle Unioni, la Regione pensi a gestire le sue - ha chiosato la Frattolin - e lasci (trasferendo le funzioni ai Comuni e non direttamente alle Unioni) che il territorio individui le proprie e ponga i propri quesiti a seconda della governance che deciderà di darsi.

In definitiva, il ddl Panontin ha tutta l'aria di essere una pista di atterraggio allestita in favore dell'insediamento delle nuove mini Province, le quali inizialmente avranno amministratori a titolo gratuito, ma (magari tra qualche anno e con nuovi indirizzi politici) temiamo possano tornare a essere "stipendifici" da modulare a seconda delle necessità.