Pd-Ssk: Gabrovec, 13 centrali nucleari vicine ai confini italiani
(ACON) Trieste, 1 dic - COM/AB - Anche i cittadini del FVG, me
compreso - sottolinea il consigliere regionale Igor Gabrobec
(Pd-Ssk) - si sono aggiunti solo qualche anno fa al no quasi
corale all'utilizzo del nucleare sul suolo nazionale. E fin qui
ci siamo. La Germania e qualche altro Stato europeo a oggi
nuclearista sta ripensando le proprie scelte future. Ma se
guardiamo allo stato attuale dobbiamo prender atto che, oltre
alla centrale nucleare in Slovenia, ci sono in Europa 148
reattori attivi in 16 Paesi. A questi vanno aggiunti 8 in fase di
costruzione (2 ciascuno in Bulgaria, Romania e Slovacchia, una a
testa per Finlandia e Francia). La Francia conta su 59 reattori
in funzione, dai quali dipende il 75% dell'energia creata sul
proprio territorio. In altre parole, indispensabili, a
prescindere da cosa ne pensano tutti i vicini contrari.
Tornando a casa nostra - aggiunge Gabrovec - non possiamo porre
l'indice solo su Krsko. Sono infatti 13 le centrali che si
trovano a meno di 200 km dai confini italiani, tra le più vicine
anche la centrale di Goesgen, in Svizzera, che dista dal confine
meno di quella di Krsko. E poi c'è tutta la serie di quelle
Francesi. Quanto siamo coinvolti nella gestione, anche solo sotto
il profilo della sicurezza, in tutte queste centrali sulla porta
di casa? Nulla. Tutte le strutture sono naturalmente sottoposte
alla vigilanza dai rispettivi organismi nazionali e da quelli
internazionali preposti.
Per quel che ci riguarda, la Protezione civile ha elaborato un
Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze
radiologiche, messo a punto dal governo italiano per far fronte a
un eventuale incidente in uno dei 13 impianti nucleari vicini.
Per mettere a punto il Piano, gli esperti hanno ipotizzato un
incidente nucleare in una delle due centrali più vicine
all'Italia, a una distanza di circa 200 km: quella di Krsko in
Slovenia e quella di St. Alban in Francia. Lo scenario peggiore,
leggiamo, si realizzerebbe con la concomitanza di tre fattori: un
evento severo - dunque classificabile come livello 6/7 della
scala Ines dell'Aiea (quello in corso alla centrale di Fukushima
è considerato di livello 5) - condizioni meteorologiche
sfavorevoli, con venti che spingono la nube radioattiva
sull'Italia, rottura del guscio di contenimento in cemento armato
che avvolge il contenitore del combustile.
Dobbiamo allora stare tranquilli? Certamente no. Per ora
sembrerebbe rinviata al 2030 la decisione circa il raddoppio, e
Trieste tira un sospiro di sollievo. Ma, a prescindere da questo,
sarebbe più che auspicabile individuare un tavolo di
concertazione tra la nostra regione e la Slovenia su tutto il
capitolo energetico-strategico, per favorire un coinvolgimento
reciproco in tutte le scelte future.
Potremmo ad esempio - conclude Gabrovec - iniziare con
l'acquisizione di maggiori informazioni e in tal senso mi rendo
volentieri disponibile a organizzare una missione conoscitiva
della Commissione consiliare regionale competente in materia,
allargata a quanti tra i colleghi possano essere interessati dal
problema. Sarebbe un primo passo per ragionare in termini pratici
e con cognizione di causa, anziché cavalcare l'ignoranza e paure
latenti.