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Pd-Ssk: Gabrovec, 13 centrali nucleari vicine ai confini italiani

01.12.2014
15:43
(ACON) Trieste, 1 dic - COM/AB - Anche i cittadini del FVG, me compreso - sottolinea il consigliere regionale Igor Gabrobec (Pd-Ssk) - si sono aggiunti solo qualche anno fa al no quasi corale all'utilizzo del nucleare sul suolo nazionale. E fin qui ci siamo. La Germania e qualche altro Stato europeo a oggi nuclearista sta ripensando le proprie scelte future. Ma se guardiamo allo stato attuale dobbiamo prender atto che, oltre alla centrale nucleare in Slovenia, ci sono in Europa 148 reattori attivi in 16 Paesi. A questi vanno aggiunti 8 in fase di costruzione (2 ciascuno in Bulgaria, Romania e Slovacchia, una a testa per Finlandia e Francia). La Francia conta su 59 reattori in funzione, dai quali dipende il 75% dell'energia creata sul proprio territorio. In altre parole, indispensabili, a prescindere da cosa ne pensano tutti i vicini contrari.

Tornando a casa nostra - aggiunge Gabrovec - non possiamo porre l'indice solo su Krsko. Sono infatti 13 le centrali che si trovano a meno di 200 km dai confini italiani, tra le più vicine anche la centrale di Goesgen, in Svizzera, che dista dal confine meno di quella di Krsko. E poi c'è tutta la serie di quelle Francesi. Quanto siamo coinvolti nella gestione, anche solo sotto il profilo della sicurezza, in tutte queste centrali sulla porta di casa? Nulla. Tutte le strutture sono naturalmente sottoposte alla vigilanza dai rispettivi organismi nazionali e da quelli internazionali preposti.

Per quel che ci riguarda, la Protezione civile ha elaborato un Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche, messo a punto dal governo italiano per far fronte a un eventuale incidente in uno dei 13 impianti nucleari vicini. Per mettere a punto il Piano, gli esperti hanno ipotizzato un incidente nucleare in una delle due centrali più vicine all'Italia, a una distanza di circa 200 km: quella di Krsko in Slovenia e quella di St. Alban in Francia. Lo scenario peggiore, leggiamo, si realizzerebbe con la concomitanza di tre fattori: un evento severo - dunque classificabile come livello 6/7 della scala Ines dell'Aiea (quello in corso alla centrale di Fukushima è considerato di livello 5) - condizioni meteorologiche sfavorevoli, con venti che spingono la nube radioattiva sull'Italia, rottura del guscio di contenimento in cemento armato che avvolge il contenitore del combustile.

Dobbiamo allora stare tranquilli? Certamente no. Per ora sembrerebbe rinviata al 2030 la decisione circa il raddoppio, e Trieste tira un sospiro di sollievo. Ma, a prescindere da questo, sarebbe più che auspicabile individuare un tavolo di concertazione tra la nostra regione e la Slovenia su tutto il capitolo energetico-strategico, per favorire un coinvolgimento reciproco in tutte le scelte future.

Potremmo ad esempio - conclude Gabrovec - iniziare con l'acquisizione di maggiori informazioni e in tal senso mi rendo volentieri disponibile a organizzare una missione conoscitiva della Commissione consiliare regionale competente in materia, allargata a quanti tra i colleghi possano essere interessati dal problema. Sarebbe un primo passo per ragionare in termini pratici e con cognizione di causa, anziché cavalcare l'ignoranza e paure latenti.