Consiglio regionale: petizioni pozzi artesiani a presidente Iacop
(ACON) Trieste, 16 dic - RCM - Due petizioni popolari per dire
no all'articolo 50 del Piano regionale di tutela delle acque
(PRTA), che prevede la strozzatura dei pozzi artesiani per una
portata massima d'acqua di 0,1 litri al secondo: le hanno
consegnate al presidente del Consiglio regionale Franco Iacop i
primi firmatari, Paolo De Toni in rappresentanza di 10.329
sottoscrittori e Giampaolo Chendi per 938.
Il presidente Iacop ha garantito che la questione sarà posta
quanto prima nuovamente all'attenzione della IV Commissione
consiliare affinché sia organizzata una giornata di audizioni con
i soggetti interessati.
La IV Commissione - ha ricordato il consigliere Cristian Sergo,
tra i sottoscrittori dei due documenti - ha già affrontato il
problema delle fontane a metà gennaio scorso, quando non si
riuscì a non far inserire l'installazione di misuratori di
portata, però ottenni che sulla cosa fossero ascoltati i sindaci.
Nonostante questi si siano espressi negativamente, l'assessore
Sara Vito, rispondendo a una interrogazione di Paride
Cargnelutti, ha sostanzialmente riconfermato la posizione della
Regione. Ecco che è nata l'idea della petizione e di una
audizione in IV Commissione dei Comitati portatori di interessi,
che però ancora non c'è stata.
In effetti - gli ha fatto eco lo stesso Cargnelutti - una
strozzatura alla portata dei pozzi sarebbe un danno per i pozzi
stessi. Non si tratta di essere contro il Piano delle acque,
lavoro iniziato già la scorsa legislatura, ma di dire no
all'articolo 50. Non c'è nessuno che faccia un uso sbagliato
dell'acqua, invece si tratta di una ricchezza di cui si è sempre
beneficiato.
Le istituzioni devono raccogliere la sfida di queste migliaia di
cittadini - ha aggiunto Mauro Travanut, pure lui tra i
sostenitori del no alla limitazione delle fontane a 0,1 litri al
secondo - e tenere conto, nelle loro valutazioni, non solo di
parametri meramente matematici, ma anche dei cambiamenti
climatici, con le forti piogge che li caratterizzano, e della
volontà dei cittadini.
E di forte piovosità, di ricarica delle falde, ma anche di
inquinamento del suolo, tutti fattori di cui si deve tenere
conto, ha parlato Paolo De Toni, che ha contestato le scelte
della Regione in questi settori e ha fatto presente che la prima
petizione in tal senso fu fatta 22 anni fa. Nel documento odierno
si legge la richiesta di una moratoria di 10 anni delle decisioni
da parte della Regione per verificare l'andamento di ricarica
delle falde a fronte dei cambiamenti climatici e delle previsioni
di aumento della piovosità; verificare le politiche di
prevenzione dall'inquinamento del suolo e del sottosuolo al fine
di preservare la qualità dell'acqua di falda; valutare l'utilizzo
dell'acqua proveniente dai pozzi artesiani ai fini irrigui;
valutare l'inserimento del flusso continuo dei pozzi artesiani in
una strategia di fonti energetiche rinnovabili.
Giampaolo Chendi ha ricordato che il Comitato per la salvaguardia
dei pozzi artesiani e delle falde acquifere della Bassa Friulana
e del Sanvitese nacque nel 1992, quando la Regione volle
realizzare reti acquedottistiche e chiudere progressivamente le
fontane, per opere che sfioravano i 30 miliardi di lire. Nella
petizione da lui presentata si legge non solo il no all'articolo
50 del PRTA, ma anche la richiesta di un'unità di sub-bacino
della zona che sta al di sotto della linea delle risorgive; di
proteggere dalla cementificazione e dagli sbancamenti il
patrimonio di acqua della Bassa Friulana sino al mare; di tener
conto della localizzazione delle risorse idriche in favore della
loro destinazione anche derivanti da consuetudine.
(foto; immagini tv)