News


Consiglio regionale: petizioni pozzi artesiani a presidente Iacop

16.12.2014
12:02
(ACON) Trieste, 16 dic - RCM - Due petizioni popolari per dire no all'articolo 50 del Piano regionale di tutela delle acque (PRTA), che prevede la strozzatura dei pozzi artesiani per una portata massima d'acqua di 0,1 litri al secondo: le hanno consegnate al presidente del Consiglio regionale Franco Iacop i primi firmatari, Paolo De Toni in rappresentanza di 10.329 sottoscrittori e Giampaolo Chendi per 938.

Il presidente Iacop ha garantito che la questione sarà posta quanto prima nuovamente all'attenzione della IV Commissione consiliare affinché sia organizzata una giornata di audizioni con i soggetti interessati.

La IV Commissione - ha ricordato il consigliere Cristian Sergo, tra i sottoscrittori dei due documenti - ha già affrontato il problema delle fontane a metà gennaio scorso, quando non si riuscì a non far inserire l'installazione di misuratori di portata, però ottenni che sulla cosa fossero ascoltati i sindaci. Nonostante questi si siano espressi negativamente, l'assessore Sara Vito, rispondendo a una interrogazione di Paride Cargnelutti, ha sostanzialmente riconfermato la posizione della Regione. Ecco che è nata l'idea della petizione e di una audizione in IV Commissione dei Comitati portatori di interessi, che però ancora non c'è stata.

In effetti - gli ha fatto eco lo stesso Cargnelutti - una strozzatura alla portata dei pozzi sarebbe un danno per i pozzi stessi. Non si tratta di essere contro il Piano delle acque, lavoro iniziato già la scorsa legislatura, ma di dire no all'articolo 50. Non c'è nessuno che faccia un uso sbagliato dell'acqua, invece si tratta di una ricchezza di cui si è sempre beneficiato.

Le istituzioni devono raccogliere la sfida di queste migliaia di cittadini - ha aggiunto Mauro Travanut, pure lui tra i sostenitori del no alla limitazione delle fontane a 0,1 litri al secondo - e tenere conto, nelle loro valutazioni, non solo di parametri meramente matematici, ma anche dei cambiamenti climatici, con le forti piogge che li caratterizzano, e della volontà dei cittadini.

E di forte piovosità, di ricarica delle falde, ma anche di inquinamento del suolo, tutti fattori di cui si deve tenere conto, ha parlato Paolo De Toni, che ha contestato le scelte della Regione in questi settori e ha fatto presente che la prima petizione in tal senso fu fatta 22 anni fa. Nel documento odierno si legge la richiesta di una moratoria di 10 anni delle decisioni da parte della Regione per verificare l'andamento di ricarica delle falde a fronte dei cambiamenti climatici e delle previsioni di aumento della piovosità; verificare le politiche di prevenzione dall'inquinamento del suolo e del sottosuolo al fine di preservare la qualità dell'acqua di falda; valutare l'utilizzo dell'acqua proveniente dai pozzi artesiani ai fini irrigui; valutare l'inserimento del flusso continuo dei pozzi artesiani in una strategia di fonti energetiche rinnovabili.

Giampaolo Chendi ha ricordato che il Comitato per la salvaguardia dei pozzi artesiani e delle falde acquifere della Bassa Friulana e del Sanvitese nacque nel 1992, quando la Regione volle realizzare reti acquedottistiche e chiudere progressivamente le fontane, per opere che sfioravano i 30 miliardi di lire. Nella petizione da lui presentata si legge non solo il no all'articolo 50 del PRTA, ma anche la richiesta di un'unità di sub-bacino della zona che sta al di sotto della linea delle risorgive; di proteggere dalla cementificazione e dagli sbancamenti il patrimonio di acqua della Bassa Friulana sino al mare; di tener conto della localizzazione delle risorse idriche in favore della loro destinazione anche derivanti da consuetudine.

(foto; immagini tv)