M5S: intervento Frattolin su Finanziaria
(ACON) Trieste, 16 dic - COM/AB - Eleonora Frattolin, portavoce
M5S in Consiglio regionale, nel suo intervento in dibattito
generale sulla Finanziaria ha puntato l'attenzione su i settori
più penalizzati: istruzione e formazione.
"Considerando che l'Italia si piazza ai primi posti in Europa per
tasso di analfabetismo di ritorno, per percentuale di neet e per
mancanza di alte qualificazioni professionali, riteniamo che la
direzione da prendere sia decisamente un'altra. Mi rendo conto
che parlare del perché occorra investire di più e meglio
sull'istruzione e sulla formazione sia come parlare del perché si
debba mantenere la destra o del perché non si debba passare col
rosso. Ma le affermazioni sulla convenienza dell'investimento in
formazione e la sua funzione strategica sono ripetute e condivise
dalla quasi totalità degli schieramenti politici e dall'opinione
pubblica con una veemenza inversamente proporzionale alla
sostanza dei comportamenti concreti.
La scuola italiana è in crisi, e non lo scopriamo certo oggi. Per
la quasi totalità dei ragazzi andare a scuola è sempre più
considerato un obbligo, una rottura di scatole, e sempre meno
un'opportunità che la società offre loro per emanciparsi come
individui e come cittadini. Sul versante insegnanti non voglio
cadere nel luogo comune di dire che, per la gran parte di loro,
l'insegnamento è considerato un ripiego, un porto statale sicuro
dove appoggiare in modo indolore il loro bagaglio culturale, come
quando si chiude un libro e lo si ripone nello scaffale contenti
di averlo finito più che di averlo capito, perché ciò vale solo
per un'esigua minoranza, come in ogni professione. Gli uni e gli
altri non fanno sistema scolastico, non si integrano a vicenda,
non interagiscono, e se lo fanno è solo perché, da una parte e
dall'altra, isolate individualità decidono di intrecciarsi e
generare confronto, ma non perché un meccanismo didattico preciso
ne favorisca l'incontro.
I tempi bui che stiamo attraversando dal punto di vista economico
non aiutano certo a migliorare la situazione: ormai vediamo
sempre più spesso ragazzi abbandonare la scuola a 15-16 anni,
come normalmente accadeva negli anni '60, per andare a cercarsi
un lavoro che sanno già di non trovare, andando così ad
alimentare una corsa alla manovalanza che non può essere la
risposta ai bisogni generali del Paese. Passa sempre più spesso
l'idea che la cultura non paga e che la si debba evitare come la
peste per il semplice fatto che un pittore edile o un carpentiere
guadagnano più di un laureato in giurisprudenza. Come può tutto
questo giovare al sistema Paese? Come possiamo pretendere di
sostenere ricerca e innovazione se accettiamo l'idea che la
scuola vada avanti per conto suo senza un'adeguata legislazione
che la protegga e la sorregga?
È pur vero che anche il vostro premier sembra aver intenzione di
metterci mano in maniera decisa con l'ennesima riforma: la Buona
Scuola in effetti parla di istruzione
si
distruzione della
scuola pubblica italiana direi.
Dobbiamo poi tener conto del fatto che le varie ricerche
riportano tutte il buon livello della nostra istruzione primaria,
nella comparazione internazionale. Mentre presentano vere e
proprie situazioni deteriorate nella secondaria, sia nella media
che, ancora di più, nella superiore, anche negli indirizzi
umanistici che si vorrebbe fossero i fiori all'occhiello della
cultura nazionale.
Altro dato da rilevare per quanto riguarda la nostra regione,
sempre correlato alla formazione, è l'indice di innovatività del
capitale umano che ci vede a livello internazionale al 244 posto
e tra le regioni italiane solo undicesimi.
Da questi dati appare chiaro che, come pubblici amministratori,
dobbiamo invertire la tendenza che fa della scuola uno dei
principali serbatoi dai quali attingere per coprire buchi di
spesa pubblica creati da altre parti, sia per disgrazia nostra
(sprechi nell'amministrazione pubblica) sia per disgrazia
ricevuta (parametri europei che ci obbligano a mungere in assenza
di mammelle).
Fare vera politica è tutt'altra cosa. Non vogliamo di certo
essere noi inesperti consiglieri del Movimento 5 Stelle a
insegnare qualcosa a chi vanta decenni di esperienza
amministrativa alle spalle, tuttavia fare vera politica dovrebbe
essere mettere in campo tutte le risorse non solo economiche, ma
anche di semplice autodeterminazione regionale, atte a rimuovere
tutti gli ostacoli che impediscono alla storica laboriosità e
all'ingegno del nostro territorio di diventare ciò che potrebbe
essere con estrema facilità. Ad esempio dando spazi di maggiore
flessibilità e risorse alla progettazione formativa da parte
delle istituzioni scolastiche, valorizzandone l'autonomia di
progettazione (il POF).
Fare vera politica dovrebbe essere battersi per acquistare
competenze fondamentali per il territorio come quelle
sull'istruzione, piuttosto che rinunciarvi a fronte di sconti
finanziari di non evidente e chiaro impatto sui cittadini, utili
magari a finanziare qualche nuova inutile grande opera. Ma
evidentemente noi 5 Stelle abbiamo un'idea utopistica di
politica, scevra dalle logiche di partito e tesa unicamente alla
ricerca della valorizzazione e dello sviluppo prima di tutto
sociale di un territorio.
Rimane il fatto che al momento nessun legislatore nazionale o
europeo ci ha ancora tolto la possibilità, come amministrazione
regionale, di incidere sostanzialmente sull'autonomia scolastica,
tramite appositi stanziamenti, sul piano dell'offerta formativa,
sui progetti speciali, sul diritto allo studio e sul sostegno
scolastico agli alunni disabili.
Non possiamo limitarci a mantenere gli investimenti degli anni
passati (quando va bene) giustificandoli con la grave situazione
finanziaria ma, come qualsiasi padre che ha a cuore il futuro dei
suoi figli, è proprio in periodi di scarse risorse che queste
vanno indirizzate soprattutto per garantire il diritto
all'istruzione, unico investimento moralmente accettabile in
carenza di risorse, al pari della sopravvivenza e delle cure
sanitarie.
Alla luce di tutto ciò, e in previsione della scure dell'Ue che
presto cadrà sul nostro Paese e che costringerà i nostri
fantasiosi amministratori ad attingere risorse sempre dalle
solite tasche (casa, scuola, sanità), non possiamo che invitare
il Consiglio regionale a fare una profonda riflessione sulle
priorità di investimento che vogliamo sostenere per il futuro
della nostra regione.
Si tratta sempre e solo di una questione di priorità".
AB