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Pres.Iacop a cerimonie 70°anniversario eccidio Malghe di Porzus

08.02.2015
16:00
(ACON)Faedis/Canebola, 8 feb - MPB - "Dopo tanti anni la verità sull'eccidio delle malghe di Porzus è acclarata, è consegnata alla storia come uno degli errori più tragici della lotta di liberazione. Essere qui a rappresentare l'Assemblea legislativa della nostra Regione, significa avere la consapevolezza civile di aver riletto e analizzato un capitolo del passato in una stagione storica che ci vede con Slovenia e Croazia parte di un'Europa senza confini. Da un grande ideale dobbiamo avere la forza di trovare ogni giorno le ragioni per costruire nuove speranze e prospettive alle giovani generazioni e al nostro Friuli".

Così il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop alle manifestazioni che l'Associazione partigiani Osoppo, insieme con la Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL), ha organizzato a Faedis e a Canabola per il 70°anniversario dell'eccidio delle Malghe di Porzus, ha portato la voce della Regione, rappresentata alle cerimonie anche dalla presidente della Giunta Debora Serracchiani.

Un appuntamento annuale realizzato con il sostegno della Regione, con il patrocinio della Provincia di Udine e del Comune di Faedis e al quale oggi erano presenti anche il vicepresidente del Consiglio regionale Paride Cargnelutti e i consiglieri Shaurli, Sibau e Riccardi e che ha visto susseguirsi gli interventi del sindaco di Faedis Claudio Zani, del vicepresidente dell'APO Roberto Volpetti, del presidente della Provincia Pietro Fontanini, del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi, del nipote del Comandante "Bolla" Tazio De Gregori che ha portato la sua testimonianza personale. Ed anche dell'arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato che ha celebrato la Messa di suffragio per i caduti nella Chiesa parrocchiale di Canebola: tutti accomunati dall'importanza di una memoria condivisa da tenere viva.

Uno sguardo sul futuro - quello di Iacop - a partire dalla ricostruzione storica degli eventi.

"Il ricordo del sacrificio dei combattenti della Osoppo si accompagna alla portata politica che quel tragico evento esercitò nei decenni successivi nella vita pubblica dell'Italia e della nostra Regione - ha sottolineato il Iacop ricordando che quanto accadde settant'anni fa a Porzus, nel quadro delle contrapposizioni che si registrarono nel confine orientale tra formazioni partigiane di orientamento diverso, non fu iniziativa di singoli ma parte di un piano, promosso dalle forze di liberazione Jugoslave che puntavano alla rivendicazione territoriale di ampie zone del Friuli e della Venezia Giulia".

"Nel gennaio - febbraio 1945 i partigiani della Osoppo e i garibaldini, dopo la positiva esperienza del comando unificato della zona libera del Friuli orientale, operavano come due entità separate, in completa indipendenza, non nascondendo le divergenze ideologiche, strategiche e quelle sul futuro assetto statuale. E' proprio nel contesto della "questione nazionale" e delle rivendicazioni territoriali avanzate non soltanto sulle zone abitate da popolazioni di lingua slovena, che maturò l'eccidio. La prima brigata Osoppo, dislocata nel Friuli Orientale, subì l'impatto dell'avvicinamento dei dirigenti nazionali del Partito comunista alle pressioni annessionistiche jugoslave, all'inquadramento operativo, nel novembre 1944, delle formazioni garibaldine della zona nel 9° Korpus e alla volontà di spostare i gruppi della Osoppo in Carnia. In quelle settimane si ruppe il filo storico della ragione, portando alla condanna a morte del piccolo gruppo osovano di Porzus che non accettava l'allontanamento dal Friuli orientale e sottolineava con la sua presenza il carattere pluralistico della lotta di liberazione.

"Oggi siamo qui per ricordare, condividendo una riflessione sui sentimenti e sugli ideali che animarono i volontari della libertà e che a Porzus vennero traditi, sancendo una spaccatura profonda nella resistenza friulana che ebbe conseguenze negative nei rapporti tra organizzazioni partigiane e per la trasmissione dell'alto valore morale della Resistenza alle generazioni della seconda metà del Novecento. Tuttavia le centinaia di partigiani che salirono sui monti sono stati un'espressione nitida della storia civile e della fibra morale rappresentata dalla Resistenza.

"Le formazioni Osoppo, che diedero un contributo fondamentale alla Resistenza, si definivano popolari, rivoluzionarie e democratiche. Erano portatrici di esigenze di libertà, di autonomia e di autogoverno, valori di riferimento della Osoppo e dentro i quali si ritornava alla necessità del pluralismo politico - ha aggiunto Iacop ricordando quanto dell'educazione politica degli osovani sia passata attraverso l'attività capillare del clero, dei cappellani militari come don Aldo Moretti, don Redento Bello, padre Generoso, don Ascanio De Luca.

"Questo momento storico impone a ognuno di noi di fare la propria parte con onestà e responsabilità, e in questo impegno la classe dirigente ha il dovere di dare l'esempio, affinché la distribuzione dei sacrifici necessari non risulti sbilanciata in modo intollerabile.

Iacop ha anche richiamato la dimensione di partecipazione popolare presente nella lotta di liberazione, culla di una visione politica da cui nacque l'idea di Europa come progetto di vita associata per popoli del continente che si stavano combattendo, per sottolineare l'importanza che i giovani si riavvicinino alla politica e si riaccenda la passione per la partecipazione alla gestione della cosa pubblica. "L'unione europea è l'ambito istituzionale imprescindibile entro cui difendere e costruire il futuro degli italiani - ha sottolineato - ma anche questo è un traguardo che non va dato per scontato e va difeso. Lo scenario infuocato di molte aree che possiamo considerare di guerra, prime fra tutte quelle della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente, ci ricorda che il bene della pace viene deturpato senza scrupoli dall'azione di vecchi e nuovi autoritarismi e di fanatismi religiosi variamente alimentati, che mettono in luce troppi crimini contro l'umanità.

"La libertà, la giustizia, la democrazia e la verità, sono la grande eredità che ci ha lasciato la Resistenza e l'impegno delle formazioni osovane perché siano esempi di coraggio e di impegno civile e morale divenuti patrimonio di tutti".