AR: Revelant, va rivista la riforma degli enti locali
(ACON) Trieste, 16 feb - COM/AB - "Ora che sindaci e
amministratori comunali toccano con mano la riforma degli enti
locali, vengono al pettine tutti i nodi che avevamo
preventivamente segnalato alla maggioranza."
A intervenire è il consigliere regionale di Autonomia
Responsabile, Roberto Revelant, che in più occasioni ha
denunciato l'inadeguatezza della riforma e la mancanza di una
valutazione puntuale sulle ricadute economiche della stessa.
"Dopo la drammatica perimetrazione delle aziende sanitarie non ci
si poteva aspettare una proposta migliore sui confini delle UTI,
se non che la prima è stata imposta mentre la seconda viene
proposta dalla Giunta, e peggio ancora è accaduto con la
riorganizzazione dei consorzi industriali dove le opzioni scritte
in legge sono multiple. Se il buon giorno si vede dal mattino,
con il primo atto legato ai perimetri, ne vedremo delle belle
sulle funzioni attribuite alle UTI, alla Regione e ciò che resta
delle Provincie, ma la Giunta Serracchiani è sorda alle nostre
proposte, arroccandosi nel pensiero unico".
"Sindaci e amministratori amici della Giunta Serracchiani alzino
la testa e difendano le proprie comunità non lasciando soli i
colleghi sindaci solo perché provenienti da un'altra area
politica. Il problema - continua Revelant - è comune e non
politico, generato dall'inadeguatezza di riforme che vengono
avanti più per necessità di calendarizzazione che nel merito dei
contenuti".
"La proposta Panontin, soprattutto per l'Alto Friuli-Collinare è
lontana da un'adeguata soluzione che dia una risposta
all'omogeneità territoriale e alle problematiche a esse connesse,
e più volte avevo evidenziato la necessità di rendere più
elastica la riforma per questi territori molto ampi sebbene con
una popolazione limitata. Le leggi si fanno ma possono essere
anche cambiate, e non credo sia un dramma farlo anche stavolta,
prima che le ricadute negative diventino diffuse, devastanti e
irrecuperabili".
"La Giunta prenda atto delle richieste che vengono dai territori,
dalla Val Canale-Canal del Ferro al Gemonese, senza guardare alle
vecchie Comunità montane o collinari. I servizi si possono
riorganizzare perché legati all'amministrazione, ciò che non si
può invece cancellare è il tessuto sociale, culturale ed
economico, gli aspetti ambientali e paesaggistici, i collegamenti
e i trasporti, l'istruzione, il commercio e i sistemi produttivi.
Questa è la storia per esempio del mandamento del gemonese che
unisce le comunità di Gemona a Osoppo e Buia."
"Il legame tecnico nell'erogazione di servizi che colloca Osoppo
e Buja all'interno della Comunità collinare si possa
tranquillamente riorganizzare in un momento di grandi cambiamenti
come questo in una nuova UTI del gemonese e che auspicabilmente
potrebbe diventare, come proposto dal sindaco Urbani, un tutt'uno
con la collinare e il tarcentino, dove quest'ultimo potrebbe
anche valutare una scissione superando anche i limiti delle
aziende sanitarie, perché nulla vieta eventualmente di apportare
correttivi anche a quelli considerata la recente entrata in
vigore".
"L'invito - conclude Revelant - va pertanto soprattutto alle
amministrazioni di Buia e Osoppo, ma anche a Magnano in Riviera e
Tarcento, a riflettere sull'opportunità o meno di aderire a UTI
che vedrebbero le loro comunità poste ai margini di un'area che
si sta spostando sempre più a sud da una parte verso Codroipo e
dall'altra verso Udine, dove è inutile negarlo, avrebbero un peso
inferiore rispetto a un'unione pedemontana."