Citt: Gregoris, no una sola Unione dei Comuni per il Pordenonese
(ACON) Trieste, 25 feb - COM/AB - L'ipotesi di una sola Unione
dei Comuni per il Pordenonese, al centro del dibattito politico e
istituzionale nella Destra Tagliamento, trova la netta
contrarietà dei Cittadini.
Il consigliere regionale Gino Gregoris, che coordina anche il
direttivo provinciale del movimento civico, formato da Annalisa
Boccalon (Azzano Decimo), Federica Brazzafolli (San Vito al
Tagliamento), Piero Colussi (Cordenons), Andrea Gaspardo
(Maniago), Gianni Segalla (Cordenons) e Bruno Tassan Chiaret
(Aviano), assieme a numerosi associati del territorio, si sono
schierati apertamente in difesa della legge di riordino del
sistema Regione-Autonomie locali "approvata in Regione dopo un
lungo lavoro di ascolto e di condivisione".
Ai civici non piace affatto l'ipotesi di mettere da parte la
proposta della Giunta regionale (cinque Unioni fra Comuni della
Provincia di Pordenone), sostituendola con un unico contenitore,
così come vorrebbero alcuni.
"Il punto di partenza per la perimetrazione delle nuove Unioni -
ha spiegato Gregoris - è e resta quello già individuato per la
gestione associata dei servizi sociali. Sono perimetri abbastanza
ampi per fare una buona programmazione, ma non tanto estesi da
allontanare i cittadini dai centri di decisione. In questo schema
si possono avanzare proposte di modifica, ma stravolgere
completamente il senso della riforma non è pensabile. Il
Consiglio regionale ha chiesto e ottenuto, con un ordine del
giorno accettato dalla Giunta, che quei perimetri fossero la
regola da seguire. Che a questa regola ci possano essere delle
eccezioni è la legge stessa a prevederlo, ma devono essere,
appunto, eccezioni".
I sindaci sono perfettamente consapevoli di dover arrivare a una
gestione dei loro territori in forma associata. La necessità di
programmare meglio le politiche di sviluppo economico, sociale,
urbanistico e culturale, offrendo servizi migliori ai cittadini,
rendono ineludibile un percorso di aggregazione.
"Stupisce - ha sottolineato Gino Gregoris - leggere tante
polemiche e tante idee diverse, quasi che un anno di un
importante e serio lavoro preparatorio fatto dall'assessore
Panontin (dei Cittadini) e da molti consiglieri regionali (che
hanno incontrato, discusso, spiegato, raccolto idee, migliorando
la proposta) sia stato un lavoro inutile. Non è così. Quella che
abbiamo approvato è un'ottima legge, che ha ottenuto il giudizio
favorevole di importanti costituzionalisti, il parere positivo
dell'ANCI, un largo consenso tra gli amministratori locali e il
voto ampiamente favorevole del Consiglio regionale".
"Sbaglia chi sceglie di fare battaglia politica (o meglio,
partitica) su questo tema. La partita politica, quella seria e
utile alla comunità, si è svolta nel 2014 ed è sfociata in un
voto favorevole. Atteniamoci a quel risultato perché è l'unico
che conta e perché è un buon risultato, utile alla nostra regione
e ai nostri cittadini. Ed è in errore anche chi pensa oggi solo
alla dimensione delle nuove Unioni immaginando che chi sarà più
grande avrà maggiore potere. Questa riforma non serve a
determinare rapporti di forza o una sorta di classifica tra
territori grandi e piccoli. Si tratta di una visione provinciale
e di retroguardia. Questa riforma punta a migliorare le capacità
degli Enti locali di fare programmazione e di dare servizi e la
dimensione delle Unioni comunali nasce invece da caratteristiche
di omogeneità storiche culturali e geografiche".
"Quanto al Pordenonese, nello specifico, cinque Unioni forti
possono diventare un elemento determinante per il rilancio del
territorio. È evidente come la provincia della Destra
Tagliamento, essendo da sempre vocata alla produzione e, in
particolare, al manifatturiero, stia vivendo una situazione di
grande difficoltà nella crisi recessiva di oggi. A livello
regionale è il territorio meno assistito da strumenti di economia
e finanza regionali e, in questo senso, è opportuno che la
Regione intervenga subito per un riequilibrio delle risorse
distribuite. Pordenone ha sempre avuto meno, ha sempre chiesto
meno degli altri e non è più tollerabile. L'Università, per
esempio, è un'istituzione alla quale non possiamo rinunciare:
bisogna avere il coraggio di andare verso l'Università del Friuli
Venezia Giulia, superando una volta per tutte il dualismo fra
Trieste e Udine, tutto a discapito degli altri territori
regionali. I Cittadini - ha concluso Gregoris - continueranno a
proporre e sostenere riforme capaci di cambiare il volto e la
mentalità di un territorio che fa parte di una regione moderna e
al passo con i tempi".