IV Comm: audizione petizioni pozzi artesiani
(ACON) Trieste, 11 mar - RCM - La IV Commissione consiliare
presieduta da Vittorino Boem (Pd), presente l'assessore Sara
Vito, ha ascoltato i contenuti di due petizioni popolari
depositate in Consiglio regionale tre mesi fa e che intendono
dire no all'ex articolo 50 del Piano regionale di tutela delle
acque (Prta, oggi art. 48 dopo l'approvazione della delibera
giuntale n. 2641 del 30 dicembre 2014), che prevede la
strozzatura dei pozzi artesiani per una portata massima d'acqua
di 0,1 litri al secondo.
La prima petizione è stata presentata da Paolo De Toni in
rappresentanza di 10.329 sottoscrittori, la seconda da Giampaolo
Chendi per 938 cittadini. È da mesi che i primi firmatari
denunciano la forte piovosità, la ricarica delle falde e
l'inquinamento del suolo, tutti fattori di cui chiedono sia
tenuto conto.
De Toni, che da sempre contesta le scelte della Regione in questi
settori (la prima petizione in tal senso fu fatta 22 anni fa) ha
accusato il comportamento della Giunta approvando un progetto di
piano 15 giorni dopo la deposizione delle richieste di oltre
11.000 cittadini. Nella petizione si chiede una moratoria di 10
anni delle decisioni da parte della Regione per verificare
l'andamento di ricarica delle falde a fronte dei cambiamenti
climatici e delle previsioni di aumento della piovosità;
verificare le politiche di prevenzione dall'inquinamento del
suolo e del sottosuolo al fine di preservare la qualità
dell'acqua di falda; valutare l'utilizzo dell'acqua proveniente
dai pozzi artesiani ai fini irrigui; valutare l'inserimento del
flusso continuo dei pozzi artesiani in una strategia di fonti
energetiche rinnovabili.
Chendi aveva già avuto modo di ricordare che il Comitato per la
salvaguardia dei pozzi artesiani e delle falde acquifere della
Bassa Friulana e del Sanvitese nacque nel 1992, quando la Regione
volle realizzare reti acquedottistiche e chiudere
progressivamente le fontane, per opere che sfioravano i 30
miliardi di lire. Nella petizione da lui sostenuta si legge il no
all'attuale articolo 48 del progetto di piano, ma pure la
richiesta di un'unità di sub-bacino della zona che sta al di
sotto della linea delle risorgive; di proteggere dalla
cementificazione e dagli sbancamenti il patrimonio di acqua della
Bassa Friulana sino al mare; di tener conto della localizzazione
delle risorse idriche in favore della loro destinazione, e dunque
attivare un risparmio idrico in industria e in agricoltura,
settori dove si fa uso di acqua di falda in misura superiore
rispetto all'uso familiare.
Il geologo Aldevis Tibaldi ha, poi, illustrato numerosi dati
raccolti a sostegno dei sostenitori delle due petizioni e per
confutare il Prta della Regione, a suo dire approntato senza aver
ascoltato le persone più autorevoli e senza tener conto di
fattori fondamentali come quanto si va in profondità e quanto si
va verso il Veneto, ovvero di basarsi su dati inattendibili.
La discussione generale sulle due mozioni avverrà in altra data.
(immagini tv)