M5S: Sergo, acquedotto previsto, i sindaci della Bassa lo sanno
(ACON) Trieste, 29 apr - COM/RCM - "Non c'è peggior sordo di
chi non vuol sentire. Nell'ultima seduta del Consiglio regionale
abbiamo affrontato di nuovo la questione delle fontane,
opponendoci (da soli) al censimento dei pozzi artesiani che verrà
fatto fare al gestore del servizio, il Cafc, e non ai Comuni,
alla Regione o alle Uti così come da noi richiesto. Questi enti,
infatti, dovrebbero già essere in possesso delle denunce di
apertura pozzo fatte dai cittadini. Che senso ha, quindi,
coinvolgere il Cafc?"
Il portavoce del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale
Cristian Sergo interviene ancora una volta in difesa delle
fontane della Bassa friulana e del diritto al loro utilizzo
sancito da Regio Decreto.
In Aula ci hanno accusato di fare dietrologia e di mistificare la
realtà sull'acquedotto - attacca Sergo. Ci hanno detto di fare
attenzione con le parole, dato che la gente può essere indotta a
credere che si voglia fare pagare loro le bollette e che le cose
non stanno assolutamente in questi termini.
Non essendo, per fortuna, cantastorie di professione come molti
politici di questa regione, prima di parlare - ci tiene a
sottolineare il pentastellato - ci informiamo e ci documentiamo.
E infatti l'acquedotto era già previsto nel Piano d'Ambito, con
tanto di preventivo di spesa (circa 25 milioni di euro), così
come c'era la cartina che indicava il suo percorso. Infatti, dopo
la nostra denuncia e la dimostrazione di assoluta inutilità di un
acquedotto nella Bassa Friulana, il 27 marzo scorso - ricorda il
portavoce del M5S - il Cato ha dovuto fare marcia indietro
portando in assemblea la modifica del Piano d'Ambito votato solo
un anno prima da 136 sindaci della provincia di Udine.
Sergo allora si chiede dove fossero i sindaci della Bassa, "soci"
del Cato, un anno fa. Stavano per costruire l'acquedotto a loro
insaputa? I passaggi che porterebbero alla privatizzazione
dell'acqua - denuncia Sergo - sono fin troppo chiari: si parte
con il censimento da parte del Cafc (che così sa già a chi
spedire le bollette, come approvato nel recente ddl 82 con la
nostra unica opposizione); vorrebbero installare i misuratori di
portata (dicasi contatori) previsti dall'articolo 36 del Piano
tutela acque (proposta di imminente approvazione); propongono la
strozzatura dei pozzi (art.48 del Pta) in modo da non renderli
unica fonte di approvvigionamento dell'acqua; infine si voleva
costruire un acquedotto (che era già stato inserito nel Piano
d'Ambito) per supplire alla mancanza d'acqua (25 milioni di euro
che sarebbero stati pagati da tutti i clienti Cafc della
provincia di Udine). Tutto questo con la scusa che questi
cittadini stiano sprecando una risorsa preziosa come l'acqua,
mentre sono i primi a essere interessati che le falde non siano
prosciugate, ma soprattutto inquinate da altri agenti esterni.
Questa è la realtà dei fatti e non basteranno certo 24mila
letterine a cancellare le 11mila firme depositate in Regione -
aggiunge il consigliere del M5S. Se l'interesse è davvero
preservare l'acqua, allora si vada a intervenire laddove si può
davvero risparmiare la risorsa. Invece di prendersela sempre con
i cittadini, la Regione se la prenda con i più forti: industrie,
centrali idroelettriche, dighe, agricoltura per nulla sostenibile
sono le altre cause di impoverimento delle falde, ma nulla si
dice o si fa per contrastare questi fenomeni, anzi.
Nel ddl 82 appena votato sulla tutela acque si è concessa la
possibilità di attingere dalle acque superficiali fino a 50 litri
al secondo per le derivazioni, ma i pozzi domestici van strozzati
a 0,1 litri al secondo. Poi - conclude Sergo - lamentiamoci se a
valle non arriva l'acqua o se non si ricaricano le falde. Se il
Pd e i Cittadini per Serracchiani del consigliere Paviotti hanno
davvero l'intenzione di strozzare le fontane senza voler venire
incontro alle richieste dei comitati e dei cittadini, ma anche
dei loro stessi sindaci, perché non lo hanno scritto nel
Programma elettorale 2013?