CR: mozione punto nascita di Latisana, il dibattito (3)
(ACON) Trieste, 27 mag - RCM - La questione è non economica, ma
di sicurezza perché questa manca se non ci sono almeno 500 parti
all'anno - ha riassunto Pietro Paviotti (Citt) il problema dei
punti nascita non solo di Latisana o di Palmanova, ma di tutto il
territorio regionale. Perciò nella mozione l'argomento è mal
posto.
Non si deve tagliare un punto a scapito dell'altro - questo il
pensiero di Mauro Travanut (Pd). Sarebbe una baruffa miserrima,
non si può decidere solo sulla base di aridi numeri. Resta che la
Bassa non può perdere un ottimo esempio di sanità, ma neppure
Palmanova.
Parlando a titolo personale, Stefano Pustetto (SEL) ha contestato
i dati della sicurezza basati sul numero delle nascite:
l'esperienza del personale può arrivare dal farla a rotazione in
altri centri. Resta il discorso territoriale: Palmanova è
centrica, Latisana effettivamente è periferica, ma ha presenze
turistiche che hanno le loro esigenze. Se ne parli in Commissione
consiliare.
Totale incertezza della vicenda - così l'ha tacciata Riccardo
Riccardi (FI). La delibera della Giunta n. 2.673 del 2014 parla
di un solo punto nascita, tra Latisana e Palmanova, invece la
nuova mozione del centrosinistra cerca di far passare una
soluzione diversa, ma è una bugia. Anche lui si è detto d'accordo
per entrambi i punti nascita.
Non può essere una battaglia tra Latisana e Palmanova - ha detto
Rodolfo Ziberna (FI). Devono restare aperti tutti e due, come
doveva restare aperto quello di Gorizia. L'esperienza può essere
fatta altrove, se è solo una questione di numeri.
A Gorizia, i dati affermavano che non stavamo mettendo in
sicurezza utenti e operatori - gli ha risposto Silvana Cremaschi
(Pd), che ha parlato di stare attenti a ragionare per scatole
chiuse e non per collegamenti viari e preferenze personali. La
decisione che si prenderà deve essere veramente condivisa e
mettere gli operatori, tutti, in grado di lavorare in sicurezza.
Alessandro Colautti (NCD) ha richiesto di andare in Commissione
consiliare per un aggiornamento e un approfondimento della
questione, con contestuale ritiro delle due mozioni. Alla sua
richiesta, si è unito il collega di gruppo Paride Cargnelutti.
Roberto Barillari (Misto), che ha aggiunto la propria firma alla
mozione della maggioranza, ha tacciato per confutabili tutti i
punti della mozione di Ussai. Non è questo il modo di affrontare
questi temi, è giusto andare in Commissione a parlarne, dove ci
sono i consiglieri più esperti per parlare di sanità. Vanno
stabilite delle regole ferme e decidere sulla base di esse.
Ci chiedete di ritirare la mozione perché non è il modo di porre
la questione. Ma perché, il modo giusto è una delibera di Giunta?
Ci chiedete ancora tempo per valutare le decisioni, ma allora
sino a oggi cosa avete valutato? - queste alcune delle domande
poste da Cristian Sergo (M5S). Abbiamo fatto la mozione proprio
perché è arrivato il tempo di indicare le ragioni di una
decisione a scapito di un'altra. Volete tempo solo per arrivare
alle prossime elezioni a bocce ferme. Non stiamo chiedendo la
chiusura di Palmanova, ma che non si chiuda Latisana.
Avete votato una riforma, avete il dovere di applicarla - ha
sostenuto Renzo Tondo (AR). La mozione sostitutiva quella del M5S
è ridicola. O tornate indietro e ritirate la delibera n. 2.673, o
prendete una decisione e fate la vostra scelta tra Latisana e
Palmanova. È assurdo andare in Commissione solo per parlare
ancora e fare la commedia delle parti. Per me ci sono maggiori
ragioni per mantenere il punto nascita di Latisana.
È una delibera che sta nel solco del Patto Stato/Regioni
ereditato dal centrodestra - gli ha ribattuto Giulio Lauri (SEL).
Fuorviante anche la mozione di Ussai. Quella di cui si discute è
una scelta che spetta alla Giunta, secondo linee guida che ci
vengono anche dal Governo, ha elementi tecnici e numerici, tiene
conto anche di aspetti politici. Ciò detto, la sede migliore per
discutere è la Commissione.
Il potenziamento della prevenzione, invece, la base per agire per
Franco Codega (Pd), ovviamente secondo una gradualità necessaria.
A suo dire, non sta al Consiglio decidere quale sia il soggetto
tecnico e scientifico più adeguato, ma alla Giunta. Al
legislatore compete solo stabilire le linee guida.
Così tanti i suggerimenti sentiti, da essere contraddittori, per
Gino Gregoris (Citt) che ha augurato alla Giunta di lavorare in
autonomia e senza pressioni fuorvianti. La scelta deve avvenire
all'interno del quadro generale delle linee guida.
Non era possibile non partire che dalla delibera del 2014 - ha
spiegato Diego Moretti (Pd). È una scelta però complessa, che
richiede tempo, un tempo che deve essere "congruo", anche se
questo termine può non piacere. La Giunta si prenderà la
responsabilità delle proprie scelte, non può essere il Consiglio
a decidere chi chiude e chi no.
Si può parlare di tutto, ma ruoli e responsabilità non si possono
cambiare in Aula, sono della Giunta - gli ha fatto eco
l'assessore Maria Sandra Telesca. Si parla dei punti nascita a
prescindere dalla riforma sanitaria perché si parte dalle
comunità scientifiche che rivendicano la necessità che il Sistema
sanitario garantisca sicurezza ai pazienti, ma anche agli
operatori. Da lì sono nate le linee guida anche sui punti
nascita. Devo ricordare che è stata la Giunta Tondo a prendere
evidenza di quelle considerazioni, uscite sulla base di una
Commissione tecnica voluta allora. Tutte le Regioni si stanno
confrontando con la sicurezza dei punti nascita, perché la
responsabilità va a cascata e arriva sino alla Giunta.
Ho sentito il bisogno di rifare una valutazione - ha aggiunto la
Telesca - alla luce dei cambiamenti che abbiamo già fatto e che
stanno per essere fatti in questi giorni, con un approfondimento
che abbiamo chiesto anche ai professionisti del settore. Al di là
di dove si tiene aperto e dove no un punto nascita, il problema è
anche di emergenza e urgenza. Ma ho bisogno di avere il quadro
completo. Il tempo non sarà lunghissimo, ma quello necessario per
rispettare le esigenze di sicurezza.
(immagini tv)
(segue)