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Citt: migranti, tutte le Unioni dei Comuni facciano la loro parte

04.06.2015
16:13
(ACON) Trieste, 4 giu - COM/AB - Il Gruppo consiliare regionale dei Cittadini intende esprimere la propria valutazione sul delicato tema dell'immigrazione nel tentativo di sgombrare il campo da equivoci e strumentalizzazioni politiche molto in voga in questo periodo. Quello delle migrazioni è grande fenomeno che non può essere gestito da un singolo Stato e meno ancora da una singola Regione. Hanno ragione, dunque, coloro i quali chiamano in causa prima di tutto l'Europa, chiedendo un impegno corale molto più forte per governare l'immigrazione e non, invece, subirla come sta succedendo.

A questo proposito la V Commissione consiliare, proprio mercoledì, ha esaminato e condiviso l'Agenda europea sulla migrazione elaborata dalla Commissione europea e centrata su quattro pilastri: disincentivare le migrazioni irregolari; favorire politiche di cooperazione con i Paesi terzi per gestire i flussi di richiedenti asilo; organizzare un sistema di asilo coordinato a livello europeo; favorire le migrazioni regolari.

A nostro avviso, quando si parla di immigrazione è necessario aver chiara la distinzione tra processi migratori diversi, spesso confusi in un unico, indistinto fenomeno. Esiste la migrazione regolare, di coloro i quali si sono trasferiti, hanno un lavoro, pagano le tasse e devono avere riconosciuti i diritti di tutti gli altri cittadini che, come loro, contribuiscono al finanziamento dello Stato. Per questi migranti esistono programmi di integrazione che facilitano il loro inserimento nel tessuto sociale delle comunità ospitanti. Questi programmi sono utili certamente ai migranti, ma principalmente alle comunità locali perché nel favorire una positiva integrazione evitano situazioni negative o conflittuali.

Esiste poi la migrazione clandestina o irregolare. Queste situazioni vanno affrontate dalle forze dell'ordine sulla base delle leggi nazionali. Possiamo discutere se una legge è più o meno buona, ma la Regione non ha competenze in merito e dunque questa situazione dovrebbe uscire dal nostro dibattito.

Inoltre, esistono i rifugiati e i richiedenti asilo (ovvero il caso che maggiormente ci interessa in questo momento). Si tratta di una categoria particolare, costituita da persone che fuggono da situazioni di particolare difficoltà (guerre, dittature, situazioni di gravissimo pericolo personale) e sono tutelate da trattati internazionali riconosciuti anche dallo Stato italiano. Ebbene, per queste persone lo Stato ha chiesto a tutte le Regioni un impegno proporzionale alla popolazione residente che, in Friuli Venezia Giulia, si traduce nell'impegno ad accogliere il 2,19% dei profughi, un numero limitato e ragionevole, ma che non deve assolutamente essere superato.

Per ciò che riguarda il tema dei profughi, il problema della nostra regione non è tanto nel numero dei richiedenti asilo, quanto nella concentrazione eccessiva di rifugiati in alcune città che, per la presenza di Questure o uffici particolari, diventano meta preferenziale.

Hanno ragione i sindaci di Udine Furio Honsell e di Gorizia Ettore Romoli nel chiedere un piano che preveda una graduale ed equa distribuzione dei richiedenti asilo nelle Unioni territoriali dei Comuni della Regione e, in questo senso, appoggiamo con convinzione la proposta dell'assessore Torrenti. Riteniamo, infatti, che ciascuna comunità possa assorbire un numero proporzionale di migranti, adoperandosi tramite l'Amministrazione comunale, il mondo del volontariato e delle associazioni, in progetti capaci di trasformare un problema in un'opportunità. Le esperienze dei sistemi di protezione dei rifugiati (SPRAR) che da anni affrontano in questo modo il tema in questione sono, da questo punto di vista, un prezioso e positivo insegnamento.

Se sapremo affrontare correttamente questo problema, evitando reazioni di carattere emotivo o, peggio, ideologico, potremo intervenire e governare un processo certo difficile, ma che richiede, come sempre, serietà, lungimiranza e coraggio.