Citt: migranti, tutte le Unioni dei Comuni facciano la loro parte
(ACON) Trieste, 4 giu - COM/AB - Il Gruppo consiliare regionale
dei Cittadini intende esprimere la propria valutazione sul
delicato tema dell'immigrazione nel tentativo di sgombrare il
campo da equivoci e strumentalizzazioni politiche molto in voga
in questo periodo. Quello delle migrazioni è grande fenomeno che
non può essere gestito da un singolo Stato e meno ancora da una
singola Regione. Hanno ragione, dunque, coloro i quali chiamano
in causa prima di tutto l'Europa, chiedendo un impegno corale
molto più forte per governare l'immigrazione e non, invece,
subirla come sta succedendo.
A questo proposito la V Commissione consiliare, proprio
mercoledì, ha esaminato e condiviso l'Agenda europea sulla
migrazione elaborata dalla Commissione europea e centrata su
quattro pilastri: disincentivare le migrazioni irregolari;
favorire politiche di cooperazione con i Paesi terzi per gestire
i flussi di richiedenti asilo; organizzare un sistema di asilo
coordinato a livello europeo; favorire le migrazioni regolari.
A nostro avviso, quando si parla di immigrazione è necessario
aver chiara la distinzione tra processi migratori diversi, spesso
confusi in un unico, indistinto fenomeno. Esiste la migrazione
regolare, di coloro i quali si sono trasferiti, hanno un lavoro,
pagano le tasse e devono avere riconosciuti i diritti di tutti
gli altri cittadini che, come loro, contribuiscono al
finanziamento dello Stato. Per questi migranti esistono programmi
di integrazione che facilitano il loro inserimento nel tessuto
sociale delle comunità ospitanti. Questi programmi sono utili
certamente ai migranti, ma principalmente alle comunità locali
perché nel favorire una positiva integrazione evitano situazioni
negative o conflittuali.
Esiste poi la migrazione clandestina o irregolare. Queste
situazioni vanno affrontate dalle forze dell'ordine sulla base
delle leggi nazionali. Possiamo discutere se una legge è più o
meno buona, ma la Regione non ha competenze in merito e dunque
questa situazione dovrebbe uscire dal nostro dibattito.
Inoltre, esistono i rifugiati e i richiedenti asilo (ovvero il
caso che maggiormente ci interessa in questo momento). Si tratta
di una categoria particolare, costituita da persone che fuggono
da situazioni di particolare difficoltà (guerre, dittature,
situazioni di gravissimo pericolo personale) e sono tutelate da
trattati internazionali riconosciuti anche dallo Stato italiano.
Ebbene, per queste persone lo Stato ha chiesto a tutte le Regioni
un impegno proporzionale alla popolazione residente che, in
Friuli Venezia Giulia, si traduce nell'impegno ad accogliere il
2,19% dei profughi, un numero limitato e ragionevole, ma che non
deve assolutamente essere superato.
Per ciò che riguarda il tema dei profughi, il problema della
nostra regione non è tanto nel numero dei richiedenti asilo,
quanto nella concentrazione eccessiva di rifugiati in alcune
città che, per la presenza di Questure o uffici particolari,
diventano meta preferenziale.
Hanno ragione i sindaci di Udine Furio Honsell e di Gorizia
Ettore Romoli nel chiedere un piano che preveda una graduale ed
equa distribuzione dei richiedenti asilo nelle Unioni
territoriali dei Comuni della Regione e, in questo senso,
appoggiamo con convinzione la proposta dell'assessore Torrenti.
Riteniamo, infatti, che ciascuna comunità possa assorbire un
numero proporzionale di migranti, adoperandosi tramite
l'Amministrazione comunale, il mondo del volontariato e delle
associazioni, in progetti capaci di trasformare un problema in
un'opportunità. Le esperienze dei sistemi di protezione dei
rifugiati (SPRAR) che da anni affrontano in questo modo il tema
in questione sono, da questo punto di vista, un prezioso e
positivo insegnamento.
Se sapremo affrontare correttamente questo problema, evitando
reazioni di carattere emotivo o, peggio, ideologico, potremo
intervenire e governare un processo certo difficile, ma che
richiede, come sempre, serietà, lungimiranza e coraggio.