Citt: Paviotti, consorzio Aussa Corno, guardare al futuro
(ACON) Trieste, 9 lug - COM/AB - La sempre più probabile messa
in liquidazione del Consorzio per lo sviluppo industriale Aussa
Corno (Ziac) offre la spunto per una riflessione che esca dal
solito coro del senno di poi intonato per salvare le apparenze,
ma non certo per risolvere la questione.
"Dopo quattro bilanci in perdita e un'esposizione per milioni di
euro con gli istituti di credito, portare i libri in tribunale
pare essere diventata purtroppo l'unica strada percorribile - ha
affermato il capogruppo dei Cittadini, Pietro Paviotti. Arrivati
a questo punto esistono evidentemente responsabilità precise che
avremo modo e tempo di chiarire. A prescindere da questa vicenda
che di certo non fa piacere a nessuno, quello che dobbiamo fare
subito, invece, è individuare quale futuro possa avere il tessuto
economico nel quale ha operato il Consorzio, uscendo da quella
logica campanilistica e di piccolo cabotaggio che ha portato al
fallimento e che oggi qualcuno vorrebbe perseverare".
"I Cittadini - ha sottolineato Paviotti, che il Consorzio lo
conosce bene per essere stato dieci anni sindaco di Cervignano -
hanno avanzato da tempo la proposta di costituire una nuova
realtà che sappia coniugare al meglio l'indubbia potenzialità
produttiva nel manifatturiero della provincia di Udine e del
Monfalconese e le buone infrastrutture per il trasporto della
Bassa friulana e dell'Isontino. Unire le forze tra consorzi
industriali, semplificando le strutture a servizio delle imprese
è, per altro, uno degli obiettivi della legge Rilancimprese
approvata di recente in Consiglio regionale".
"I tempi sono cambiati, non c'è più spazio per realtà che, a
causa delle loro dimensioni troppo ridotte, non sono in grado di
progettare strategie e operare investimenti capaci di attrarre
capitali e imprenditorialità. Una nuova forma consortile avrebbe
anche la possibilità di riassorbire il personale attualmente
impiegato presso l'Aussa Corno, che merita di essere
salvaguardato per non disperdere un patrimonio di professionalità
acquisita in questi anni. Il territorio della Bassa friulana ha
grandissime potenzialità, ma deve valorizzare le aree industriali
esistenti, mettere in rete i porti di San Giorgio di Nogaro e di
Monfalcone e l'interporto di Cervignano che, con lo scalo
ferroviario, potrebbe infine favorire uno spostamento del
traffico da gomma a rotaia".